Pincus Jaspert era un gigante, un uomo ben piazzato certo, ma anche un gigante del giornalismo, che non aveva mai il timore di fare domande imbarazzanti e affrontare questioni delicate ma nel contempo era sempre pronto a fare da portavoce di tutti noi giornalisti specializzati quando si trattava di ringraziare ufficialmente qualche fornitore per l’eccellente organizzazione di un evento.

 

“Pincus era un grande professionista, un uomo che conosceva ogni risvolto delle tecnologie di stampa e le sapeva raccontare in modo comprensibile a tutti. Si muoveva con agilità e competenza nei cinque continenti e dovunque conosceva le persone che contano. Era anche una persona della quale ti potevi fidare ciecamente: se gli chiedevi di mantenere riservata una informazione eri certo che l’avrebbe fatto”, così lo ricorda Giorgio Gianoli.

Figlio di genitori ebrei, era nato il 21 marzo 1926 a Francoforte, in Germania, dove trascorse i primi otto anni della sua vita. A causa delle leggi razziali promulgate dal nazionalsocialismo la famiglia fu costretta ad abbandonare la Germania. Pincus frequentò le scuole in ben sei Paesi diversi e questo gli diede modo di imparare e parlare fluentemente i principali idiomi.

Da adulto visse in Francia, Giappone, Svizzera, USA e, soprattutto, Gran Bretagna.

Londra fu eletta a sua seconda patria ed è proprio in questa città che si è spento dopo una lunga malattia.

 

Nel 2011 Jaspert pubblicò la sua autobiografia dal titolo “Think or swim. Dancing the Conga with Molotov and other reminiscences”. L’ironia era senza dubbio una delle sue doti caratteristiche. L’autobiografia è stata l’ultima di una serie di pubblicazioni, la maggior parti delle quali dedicate al settore delle arti grafiche.

 

Ci mancherai caro Pincus e di te ricorderemo la professionalità – hai insegnato tanto a tutti noi – la simpatia, l’eleganza molto “British” e, non ultimo, l’immancabile papillon che indossavi sempre con estrema disinvoltura.