La produzione, pur con il calo delle commesse (in particolare quelle dall’estero e i volantoni della Gdo) non si è mai fermata, senza ricorrere quindi alla cassa integrazione (come hanno fatto molte altre aziende grafiche) e semmai utilizzando le ferie arretrate. Ma nella stagione dell’emergenza Coronavirus, in Rotolito hanno anche deciso di diversificare ulteriormente la produzione anche nei settori “nuovi” nati propri per le richieste di sicurezza prodotte dal distanziamento anti-virus. Così, nel reparto packaging realizzato all’interno di Nava Press, fanno sapere in Rotolito, è cominciata la stampa personalizzata delle classiche barriere di plexiglass utilizzate sia nelle aziende, sia negli uffici, in negozi (quelli rimasti aperti) e supermercati.

Un’ attività che ha riscontrato subito un notevole numero di ordini ai quali, nel gruppo guidato da Paolo Bandecchi, si fatica a far corrispondere la produzione per la carenza della materia prima plastica. Una carenza per cui, grazie anche alla presenza in Cina (Shanghai) Rotolito sta cercando di porre rimedio. La diversificazione nelle barriere anti-virus di plexiglass – oltre che rispondere a una nuova e forte richiesta del mercato – ha permesso a Rotolito di compensare (anche se in parte) il calo d’attività registrato in Nava Press per la fermata a causa dell’epidemia del settore della moda. Così come il venir meno delle campagne promozionali dei supermercati si è riflessa sulle commesse dei volantoni della Gdo la cui riduzione e/o sospensione ha colpito particolarmente la Inprint di Baranzate nel cui stabilimento girano quattro rotative ed è un’azienda commercialmente molto orientata alla stampa di questo prodotto.

Pur registrando il calo di ordini che ha colpito anche il settore grafico, è proseguita invece al completo la produzione di Rotolito negli stabilimenti di Pioltello e Cernusco così come è rimasta in piena attività la legatoria di Capriate. Un’attività che non si è mai interrotta sia grazie alla disponibilità dei lavoratori (compresi quelli dell’area bergamasca più colpita dall’epidemia) sia per le misure di sicurezza (mascherine, gel, distanziamento e smart working per circa il 90% degli impiegati) messe subito in atto dall’azienda.

Misure di sicurezza adottate anche alla Elcograf del gruppo Pozzoni. L’azienda, come già riportato da Stampamedia, ha fatto sapere di avere applicato tutte le norme previste dai Dpcm usciti e il protocollo condiviso ma di averle anticipate con un proprio codice di condotta interno, imponendo regole precise tra le quali il rigoroso rispetto della distanza interpersonale, possibile nella stragrande maggioranza delle posizioni lavorative, e fornendo idonee mascherine. Oltre alle sanificazioni dei reparti Elcograf spiega anche di avere applicato fin da subito lavoro agile e riduzione di turni e impianti attivi per diminuire al minimo le presenze contemporanee. Fra i circa 300 dipendenti dell’ex Niiag di Bergamo si è ricorso a rotazione, ma con numeri a ora limitati e quasi sempre con personale che rientrerebbe nel piano di circa 250-300 prepensionamenti, alla cassa integrazione che era già stata richiesta (come per gli impianti di Verona, Treviglio, Melzo e Madone, oltre a quella biennale a Borgaro Torinese per la ex Canale) già dal 10 febbraio e non collegate all’epidemia ma proprio alla ristrutturazione del gruppo guidato da Mario Pozzoni.

Nell’ambito di questa ristrutturazione è stata fermata l’attività nello stabilimento di Cinisello Balsamo, ex Grafiche Pizzi, dove ormai erano rimasti una trentina di dipendenti (alcuni trasferiti e altri prepensionabili) e dal quale, in vista della scadenza del contratto d’affitto dell’immobile a marzo 2021, è previsto lo spostamento delle due rotative Lithoman a 72 pagine a Bergamo.

 

Di Achille Perego

 

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