Più di 240 aziende, 73 mila tonnellate di biopolimeri prodotti e un fatturato complessivo di 545 milioni di euro. Sono i numeri, riferiti al 2017, dell’industria italiana delle bioplastiche compostabili. Assobioplastiche, l’associazione che la rappresenta, nel suo rapporto annuale la descrive come un’industria giovane ad alto tasso di innovazione, nata per rispondere ai grandi problemi ambientali e ai mutamenti climatici.

Il report, realizzato da Plastic Consult – società indipendente che dal 1979 svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche -, è stato presentato a Roma alla fine di dicembre. Delle 242 aziende del settore, la maggior parte è costituita da operatori di prima trasformazione (153), seguiti da operatori di seconda trasformazione (65). Ci sono poi produttori di chimica e intermedi di base (5) e produttori e distributori di granuli (19). Sono quasi 2500 gli addetti impiegati. Delle oltre 70 mila tonnellate di polimeri lavorati, il 68% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 13% ai sacchi per la raccolta della frazione organica e il restante 19% suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona. Per la prima volta dall’introduzione della legge 28/2012, con 49.500 tonnellate, il volume degli shopper compostabili monouso immessi sul mercato ha superato quello dei sacchetti illegali in plastica tradizionale, sceso a 42.500 tonnellate dalle 45 mila del 2016. Un dato, questo, molto significativo e che «riflette gli effetti delle efficaci azioni di repressione avviate da Polizia locale di Milano, Napoli e Torino, Carabinieri e Guardia di Finanza – ha commentato Marco Versari, presidente di Assobioplastiche – Siamo certi che la prosecuzione di tali azioni su tutto il territorio nazionale contribuirà al sostegno dell’economia sana di cui questo Paese ha assoluto bisogno».

Relativamente al 2018, le previsioni di sviluppo della produzione di manufatti compostabili vedono una crescita complessiva intorno al 15%. Attesi buoni sviluppi per il film agricolo, anche sui mercati internazionali, e nel settore dell’imballaggio alimentare grazie alla crescente diffusione della pratica delle raccolte differenziate in Europa; positivo anche il comparto dei sacchi per il primo imballo alimentare (ultraleggeri), per il quale i produttori italiani si confermano punto di riferimento per le forniture in tutta Europa; bene anche le applicazioni monouso per la ristorazione, che risultano soggette all’esito ancora incerto della direttiva UE sulla SUP. Si registra invece una riduzione della domanda di sacchi per la raccolta dell’umido spesso sostituiti con gli shopper e/o con i sacchetti ultraleggeri.

«I modelli di interconnessione tra bioplastiche e sistemi di raccolta differenziata della frazione organica sviluppati in Italia si stanno dimostrando vincenti. Ci auguriamo che consumatori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni possano sostenere con sempre più consapevolezza e forza, anche in Europa, il percorso di innovazione, crescita economico-occupazionale e tutela ambientale rappresentato dalla filiera dei manufatti biodegradabili e compostabili», ha concluso Versari.