Sono giorni decisivi per il futuro della Cerutti di Casale Monferrato, l’azienda che ha scritto gran parte delle pagine di storia legate alla stampa rotocalco nel mondo. Una stampa, però, che di fronte alla crisi della carta, con il crollo delle tirature di riviste, periodici e cataloghi – quelli che da sempre rappresentavano il core business del rotocalco nella competizione con il rotooffset – ha vissuto negli ultimi anni una grande difficoltà, sia sul fronte di nuove installazioni sia su quello della manutenzione di impianti che non girano più come una volta. Una crisi acuita dalla pandemia e che rischia di far saltare i progetti di rilancio della Cerutti.

Il 2021 doveva essere l’anno in cui celebrare i cento anni di vita di un nome diventato leader nel mondo per le macchine da stampa ma potrebbe essere l’anno nel quale superare la prova più difficile. In questi giorni infatti si potrà capire se la newco Gruppo Cerutti, nata nel novembre del 2020 dal fallimento della Officine Meccaniche Cerutti di Casale e della Cerutti Packaging Equipment di Vercelli avrà un futuro o fallirà. Nel secondo caso, secondo l’allarme lanciato dai sindacati e il timore dei dipendenti che da tempo sono in stato di agitazione con manifestazioni e presidi per richiamare l’attenzione delle istituzioni e della politica sulla vertenza Cerutti, saranno circa 290 i lavoratori, gli attuali 130 circa più gli esuberi del 2020, a non avere più ammortizzatori sociali.

La partita, come scriveva il quotidiano La Stampa nei giorni scorsi è in mano ai curatori fallimentari. Che tra l’altro avrebbero bloccato la produzione e la lavorazione di una macchina per imballaggi praticamente finita e attesa dal compratore Oltreoceano. Lontani i tempi in cui il gruppo Cerutti era diventato leader nel mondo per la costruzione di rotative per rotocalchi e giornali, arrivando a un fatturato di 260 milioni con oltre mille dipendenti. E la diversificazione nella produzione di impianti per l’imballaggio e per la stampa di banconote in polimeri, il riassetto del gruppo con la nascita della newco e la concentrazione dell’attività nello storico quartier generale di Casale non sembrano aver dato gli effetti sperati.

Così, dopo l’avvio della cassa integrazione straordinaria per i circa 150 dipendenti dell’impianto vercellese, l’azienda avrebbe annunciato nelle scorse settimane la richiesta di cassa a zero ore e il blocco della produzione fino al 31 marzo anche per lo stabilimento di Casale Monferrato, finito nella newco del rilancio, dove da settimane è in corso un presidio dei lavoratori e l’attività è ridotta al minimo, dai ricambi all’amministrazione.

Considerate le perdite economiche del gruppo, il Tribunale avrebbe avviato nei giorni scorsi l’iter di messa in liquidazione della società se non arriveranno offerte da parte di nuovi investitori. Ingressi – tra cui quelli ventilati di gruppi messicani e canadesi – che facevano parte del piano strategico di rilancio della nuova società ma che finora, a causa anche dell’emergenza Covid, non si sarebbero ancora realizzati.

E così sul futuro dell’azienda – che avrebbe comunque anche secondo i sindacati, un mercato dove operare con profitto, grazie anche alla svolta impressa l’anno scorso con la nascita della newco Gruppo Cerutti per continuare a produrre macchine rotocalco, accoppiatrici, taglierine, laccatrici non solo per quotidiani e riviste ma anche per il packaging, converting e il security – non mancherebbero ombre. E dopo l’intervento delle istituzioni locali, il caso Cerutti è finito anche a Roma, dal Parlamento ai ministri dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando, sperando che il Governo, in sintonia con la Regione Piemonte, intervenga per consentire all’azienda di superare questo difficile momento.

di Achille Perego