Era nell’aria, come il virus, ed è successo. Così come sta accadendo anche in altri settori industriali, anche nel comparto delle aziende grafiche non potevano non scatenarsi forti timori tra i lavoratori per le condizioni di lavoro ritenute non sufficienti a garantire il rischio di contagio. E così si segnala il primo sciopero da coronavirus. È quello che è stato proclamato dalle Rsu per la giornata di giovedì 12 marzo alla Elcograf (ex Eurogravure) di Treviglio. Lo sciopero ha in gran parte bloccato la produzione ieri nello stabilimento di Treviglio dove lavorano circa 150 dipendenti più un centinaio di somministrati per le linee di confezione. Ma la tensione, sempre all’interno del gruppo Elcograf (Pozzoni) ha coinvolto anche l’impianto ex Niiag di Bergamo con circa 350 dipendenti.

Quella di ieri è stata una giornata particolarmente tesa sia a Treviglio, dove lo sciopero è stato esteso alla maggior parte dei lavoratori ma anche a Bergamo (provincia lombarda tra le più colpite dall’aumento dei casi di infezione da coronavirus) è cresciuta la tensione sebbene l’astensione dal lavoro abbia riguardato solo una piccola parte di manodopera e la produzione non sia stata sospesa completamente.

Oggi a Treviglio l’attività è ripresa regolarmente, mentre a Bergamo si è in attesa di un incontro nel pomeriggio tra l’azienda e le rappresentanze sindacali. Ad alimentare le paure dei lavoratori erano state voci diffuse sulla presenza a Treviglio di lavoratori positivi al virus. Voci però non confermate sebbene qualche dipendente sia rimasto a casa con febbre e tosse. «A oggi – fa sapere l’azienda – non ci è stato formalmente comunicato dalle autorità preposte alcun caso di dipendente affetto da coronavirus, né ci sono stati imposti protocolli sanitari particolari». Un altro fronte di contrasto tra lavoratori e azienda è scoppiato per le produzioni in corso che non sarebbero così urgenti da legittimare il giro macchine. Tra queste, avevano segnalato i dipendenti, quelle di agende del 2021, stampa che riguarda l’ex Niiag.

Ai timori e alle rivendicazioni dei lavoratori e dei rappresentanti delle Rsu, l’azienda ha risposto promuovendo un proprio Codice di comportamento interno che, oltre ad attuare quanto previsto dai decreti governativi – e in attesa di capire come evolverà la situazione dato che proprio oggi è in corso un vertice a Roma tra governo, Confindustria e sindacati –, ha implementato le misure volte a garantire la sicurezza per la salute dei lavoratori. Quindi, oltre al rigoroso rispetto nei reparti e negli uffici della distanza interpersonale di almeno un metro tra un lavoratore e l’altro che, di per sé, non rende obbligatoria la dotazione di mascherine, un incremento degli interventi di pulizia oltre a programmi di disinfettazione dei locali e la fornitura di spray disinfettanti. In più l’azienda – che in questa fase, come succede a molte altre aziende, denuncia le difficoltà ad acquistare, anche a prezzi maggiorati, disinfettanti e mascherine e a trovare società specializzate nelle attività di disinfezione – ha proceduto a calendarizzare in tutti gli uffici ferie, congedi e permessi finalizzati a ridurre all’indispensabile il personale fisicamente presente e implementato lo smart working per gli impiegati commerciali, tecnici e amministrativi con circa 40 unità interessate, oltre ad ulteriori richieste in corso di avanzamento.

Quanto alla polemica su commesse non così urgenti, in Elcograf fanno sapere che la stessa è impegnata a rispettare i contratti sottoscritti con i propri clienti e che non possono essere unilateralmente non rispettate le scadenze di consegna previste. Ciò nonostante si è dichiarata disponibile a rivedere la pianificazione delle attività nell’ottica di limitare il più possibile la presenza contemporanea di lavoratori nei reparti produttivi.

Foto da vesuviolive.it

di Achille Perego

 

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