Assografici, che in Italia rappresenta l’industria grafica e quella cartotecnica, della trasformazione della carta e del cartone e dell’imballaggio flessibile, rilancia anche in Italia l’allarme sollevato a livello europeo da Intergraf in merito alla situazione fortemente critica che coinvolge la filiera a livello globale. Assografici, oltre a farsi portavoce trasversalmente ai comparti dell’industria grafica italiana, evidenzia che urgono interventi governativi utili e mirati a contenere i rincari energetici e il loro effetti sul prezzo della carta e a riequilibrare il mercato di questa preziosa materia prima.

Di seguito la nota divulgata da Intergraf a livello europeo.

Stampa editoriale e commerciale, la più colpita

Il settore della stampa editoriale e commerciale, già caratterizzato da una crisi strutturale ma capace di dare segnali di assestamento e tenuta (-2,4% la produzione nel 2018 e +1% nel 2019), è stato fortemente colpito dalla pandemia (-21,3% nel 2020) e stava ora lentamente riprendendosi (+7,9% nei primi 9 mesi 2021): ripresa ora a rischio a causa della congiuntura internazionale e ai noti rincari di energia e materie prime. In particolare, i processi di stampa con rotative (fortemente energivori) non sono più sostenibili e sono a forte rischio fermata e i rincari sui prezzi della carta, difficilmente trasferibili a valle (su editori e grande distribuzione), erodono ogni marginalità dell’attività. Ad aggravare ulteriormente questo scenario, la scarsissima disponibilità di materia prima, in particolare della carta ad uso grafico di prevalente provenienza estera da pochi fornitori rimasti, impedisce di programmare le produzioni, mette a rischio il rispetto degli impegni contrattuali e frena ogni percorso di ripresa. Per il settore, circa 14 mila imprese e oltre 76 mila addetti impiegati, è una situazione estremamente problematica, ma il rischio a breve di non poter più disporre di giornali, libri e tanti prodotti cartacei di uso quotidiano dovrebbe preoccupare ogni cittadino e spingere il Governo a provvedimenti mirati: da una possibile azione, anche internazionale, per rimuovere alcuni colli di bottiglia che stanno ulteriormente rallentando la produzione di carta, a un riconoscimento generalizzato del credito d’imposta sulla carta, non solo agli editori di giornali, ma anche quelli di riviste professionali e di libri, in particolare quelli scolastici.

Soffre anche il mercato di cartotecnica e packaging

Sul fronte della cartotecnica e della produzione di imballaggi in carta, cartone e flessibile la situazione non è migliore. Parliamo, fortunatamente per l’Italia, di settori in crescita (si pensi al cartone ondulato e allo sviluppo dell’e-commerce) e che stanno accompagnando la ripresa economica (+12,7% la produzione nei primi 9 mesi 2021) e la transizione green del Paese, anche grazie alle specificità e alle qualità dei nostri imballaggi (la fonte naturale e controllata della carta, la sua biodegradabilità e la sua riciclabilità; la leggerezza e il ruolo degli imballaggi flessibili nella conservazione degli alimenti). Anche in questi settori, però, oltre alle difficoltà nel riversare a valle gli incrementi dei costi energetici e delle materie prime, con un inevitabile pesante effetto sull’economicità dell’attività, è la difficoltà di reperimento della carta e delle altre materie prime a preoccupare. Sono diversi gli ondulatori che hanno già bloccato o rallentato l’attività per mancanza di carta per la produzione di cartone ondulato, gli etichettifici fermi per mancanza di supporti autoadesivi, i produttori di astucci pieghevoli e packaging che devono rinunciare o rinviare commesse. Nuovamente, non si sta solo parlando solo delle sorti di oltre 3 mila imprese e di 60 mila addetti, o di un settore che vale 7,7 miliardi di euro e che ha un saldo attivo della bilancia commerciale di 1,9 miliardi di euro, ma anche della possibilità di movimentare le merci e della loro disponibilità sugli scaffali dei supermercati, delle farmacie e dei negozi in generale. Se il settore della carta, come dimostrato in piena pandemia, è riconosciuto come strategico ed essenziale per il Paese, allora deve essere fatto oggetto di provvedimenti mirati per salvaguardarlo da un potenziale fermo produttivo, molto pericoloso.