È fissata per il 17 ottobre 2019 l’udienza per l’esame dello stato passivo in relazione al fallimento di Macchine sistemi automatizzati S.r.l. – MSA, il nuovo nome di Kern Italia. Il tribunale di Arezzo ha pronunciato la sentenza di fallimento lo scorso 22 maggio e ha autorizzato, a distanza di una settimana, l’esercizio provvisorio per un periodo di due mesi limitatamente al ramo aziendale di Sansepolcro. Già scattate le mobilitazioni sindacali per il futuro dei dipendenti dell’azienda, ad oggi circa 26 (della trentina in organico, qualcuno ha già presentato le dimissioni). Il termine per la domanda di ammissione al passivo è il 17 settembre.

Kern Italia S.r.l., nata nel giugno 2013 dalla fusione tra Kern S.r.l. e Kern Sistemi S.r.l., era specializzata nella produzione, progettazione, assistenza e manutenzione di macchine imbustatrici, plastificazione card, altre soluzioni per il trattamento dei documenti e la relativa automazione dei processi. Kern Italia S.r.l., interamente di proprietà della svizzera Kern AG amministrata da Ulrich Kern, aveva sede legale ad Assago – in provincia di Milano – e sedi operative ad Assago e Sansepolcro. Il cambio di denominazione a Macchine sistemi automatizzati S.r.l. – MSA (la partita iva di questa azienda è la stessa di Kern Italia) risale al 17 aprile 2019, poco più di un mese prima della dichiarazione di fallimento, per gestire il quale è stato nominato curatore fallimentare l’avvocato romano Luca Gratteri.

Una situazione di crisi, quella di Kern Italia, che perdurava da tempo. Stando al bilancio 2017 (l’ultimo disponibile) era già stato fatto un tentativo di risanare l’azienda, quando il totale patrimonio netto ammontava, in negativo, a -3.622.081 euro (era -9.176.734 € nel 2016) e il fatturato, per quanto in crescita rispetto all’anno precedente (dai 5,6 milioni del 1026 ai circa 11 milioni del 2017), risultava insufficiente rispetto alle esigenze economico finanziarie dell’azienda. L’azienda aveva cercato un accordo di ristrutturazione, ma Kern Italia non poté far fronte ai pagamenti nei termini previsti, e dovette procedere con un secondo piano di rientro d’accordo con gli istituti di credito Banca Intesa e Mediocredito italiano. Venne firmata anche una lettera di patronage (documento rilasciato da un soggetto, detto patron, contenente dichiarazioni intese a garantire la solvibilità di un terzo in occasione di un’operazione di finanziamento), da parte della società controllante Kern AG.

Nel 2017 i principali fornitori e gli stipendi dei dipendenti sono stati dichiarati pagati, ma dopo un incontro con il ministero del Lavoro nel mese di gennaio venne sottoscritto un accordo per il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per riorganizzazione aziendale della durata di due anni per i 35 dipendenti dell’azienda, di cui 16 presso la sede di Assago e 19 in quella di Sansepolcro. Nello stesso anno vennero esternalizzate alcune fasi produttive a basso valore aggiunto, ma non servì a risollevare le sorti di Kern Italia: l’assemblea straordinaria del 18 luglio 2017 prese atto che le perdite subite dalla Società ammontavano complessivamente a 13.974.733 euro.

Nelle scorse settimane i dipendenti dello stabilimento di Sansepolcro hanno esposto, sulla facciata dell’edificio, uno striscione con la scritta “Stipendi in ritardo, licenziamenti in arrivo. Puntuali come un orologio svizzero, questa è Kern”. «Spero a breve in una convocazione dal Ministero», afferma Alessandro Tracchi, segretario della Fiom Cgil di Arezzo, che ha partecipato al presidio davanti alla sede aretina e che aggiunge come i dipendenti dello stabilimento di Sansepolcro siano senza stipendio da marzo: «Ci siamo attivati sia in Lombardia che in Toscana per attivare gli ammortizzatori sociali per cessazione o per continuità aziendale», continua Tracchi, che afferma come in un primo momento, prima dell’autorizzazione dell’esercizio provvisorio, ci fosse stata l’ipotesi di mantenere attivo (con 8 o 9 dipendenti per ciascuna delle due sedi) il ramo d’azienda dedicato all’assistenza, per occuparsi della manutenzione del parco installato. Una possibilità, conclude Tracchi, non approfondita perché è stata scartata l’ipotesi della costituzione di una new company con affitto del ramo di azienda.

di Giulia Virzì e Stefano Portolani

foto di Teletruria