Sono forse gli ultimi colpi di una crisi che ha decisamente ridimensionato il settore della stampa italiana, e che feriscono ancora più duramente quando ad andarsene sono aziende storiche, con ben 117 anni di vita. L’ultima pessima notizia viene dal Veneto, e precisamente da Ponzano, in provincia di Treviso, dove ha dichiarato fallimento la Grafiche Vianello, indebolita da anni difficili e poi stroncata da una lunga agonia, resa ancor più dolorosa dalle speranze deluse.

Fondata nel 1899, una vicenda imprenditoriale che ne aveva fatto una protagonista dell’editoria anche fuori dall’Italia, Grafiche Vianello era nota soprattutto per le curatissime edizioni dedicate al territorio. La fine è certificata da poche righe di un verbale e dall’affidamento dell’incarico di curatore ad Andrea Possamai, che il 21 giugno dovrà presentare l’analisi dello stato passivo. Ma la crisi dell’azienda non è stata una sorpresa: da mesi la situazione era compromessa, tanto che i 14 collaboratori, ormai senza lavoro, attendono quasi un anno di salari arretrati.

Un paio di mesi fa, ormai praticamente con i libri in tribunale, per un breve periodo si era sparsa la voce di una trattativa che avrebbe potuto evitare il tracollo. Si era fatto avanti un potenziale compratore, il cui nome era rimasto riservato, che avrebbe potuto salvare Grafiche Vianello in attesa di tempi migliori o se non altro salvaguardare il brand e l’occupazione. Ma nonostante gli incontri fra i vertici aziendali (il titolare Gianni Buscaini e l’ad Andrea Montagnani), i sindacati e i possibili compratori, non si è riusciti a evitare il fallimento né a garantire il lavoro.

Stampamedia è in grado di ricostruire le drammatiche vicende delle ultime settimane. Con un colpo di scena che riguarda proprio i partner con i quali la trattativa avviata si è poi arenata: si trattava di Poligrafica Industriale, la dinamica società della famiglia Fiorenza di Napoli che l’anno scorso aveva preso parte a un’analoga operazione, il salvataggio di Arbe Guatteri di Modena. In quel caso l’esito era stato decisamente positivo: il fallimento era stato evitato, e l’affiancamento alla precedente proprietà (la famiglia Calloni) ha consentito di passare da un passivo di quasi 2 milioni a un confortante utile nell’esercizio successivo.

Un obiettivo che con Grafiche Vianello non è stato possibile raggiungere, nonostante i Fiorenza fossero fortemente motivati dalle possibilità commerciali offerte dall’acquisizione di un efficace avamposto nel mercato del Nordest ricco di potenzialità. Il tentativo di chiudere la procedura di fallimento con una soluzione “in bonis” non si è concretizzato per il mancato coinvolgimento della proprietà: il passivo maturato era evidentemente tale che i titolari non hanno considerato percorribile né l’ipotesi di un’iniezione di liquidità né altre strade.

Già nel 2011 Vianello era già a un passo dal fallimento, ma aveva retto ricollocando altrove una cospicua parte dell’organico. La situazione non è però migliorata, anzi: colpa della crisi e quindi del calo di vendite, ma si indicano anche gli oneri dovuti all’acquisto di una macchina di stampa dalle elevate prestazioni ma che non è mai stata ammortizzata. Non è stata una crisi di idee, perché il catalogo era ricco di progetti, ma ancora una volta il mancato raggiungimento di una dimensione competitiva e di una buona solidità finanziaria. Un peccato comunque anche per Poligrafica Industriale, che avrebbe beneficiato di una ulteriore espansione come logico sviluppo del progetto emiliano nato con Arbe Guatteri.

L’esordio dell’attività delle Grafiche Vianello è documentato fin dall’inizio del Novecento dalla pubblicazione di giornali, volumi e stampati commerciali. Fondata da Giovanni Vianello, fu poi sviluppata da Antonio Vianello e dal genero Paolo Buscaini. Ancora agli esordi e in piena crescita, la stamperia aveva attraversato due guerre, sempre salvaguardando la qualità di stampa anche grazie alle costanti innovazioni tecniche, fino a costruirsi una solida reputazione in Italia e oltre nella produzione di cataloghi e di libri fotografici e di architettura, fino alla crisi irreversibile.