Crisi per il settore delle banconote, e non solo in Italia: l’azienda di stampa inglese De La Rue, con sede a Basingstoke e specializzata nella stampa di banconote, francobolli, passaporti ed altri valori, rischia il fallimento. Ad affermarlo è la stessa azienda, che martedì 26 novembre attraverso un comunicato del suo amministratore delegato Clive Vacher (designato a guida dell’azienda lo scorso ottobre), ha affermato di vedere un futuro incerto, se la strategia di riconversione dell’azienda non dovesse andare a buon fine. Le azioni di De La Rue, quotata alla borsa di Londra, sono precipitate oltre il 22% martedì dopo l’annuncio e il gruppo ha sospeso il dividendo perché ha avuto risultati semestrali negativi, con un forte aumento dell’indebitamento netto. Fondata nel 1821, lo stampatore De La Rue è famoso in Italia per aver stampato la prima serie definitiva di francobolli del Regno d’Italia (nota appunto come “De La Rue”) con l’effigie di Vittorio Emanuele II contornata da un ovale recante la dicitura Poste Italiane, emessa dal 1º dicembre 1863 e che ebbe validità fino al 31 dicembre 1889.
De La Rue stampa banconote per diversi istituti monetari: Banca centrale europea, Bank of England, Central Bank of Bahrain, Banco de Guatemala, Central Bank of Iraq, Central Bank of Kenya, Monetary Authority of Singapore, Central Bank of Sri Lanka e molte altre banche mondiali: sono circa 140 in tutto e impiega oltre 2.500 persone nel mondo. Clive Vacher, ceo di De La Rue, racconta di difficoltà nella qualità e nella velocità di esecuzione per le dimissioni e nuovi ingressi che si sono verificati negli ultimi mesi nel board dell’azienda (De La Rue ha un nuovo presidente, un nuovo amministratore delegato e un nuovo direttore finanziario): «Il nuovo Consiglio di amministrazione sta lavorando per stabilizzare il team di gestione, ma riteniamo che richiederà del tempo», afferma Vacher che poi aggiunge: «Allo stesso tempo, abbiamo visto cambiamenti significativi dall’inizio dell’anno nel mercato delle valute, inclusa la pressione sui prezzi a causa della riduzione della domanda di fuoriuscita (il riferimento è al crescente utilizzo delle carte elettroniche per i pagamenti che incide negativamente sull’uso del contante, ndr). Ciò ha avuto un impatto significativo sui volumi e sulla redditività nel primo semestre 2019/20 e ci vorrà del tempo anche perché il mercato valutario si normalizzi. In risposta – prosegue l’amministratore delegato di De La Rue – stiamo rivedendo la nostra base di costi e apporteremo i cambiamenti strutturali che rafforzeranno ulteriormente la nostra competitività in un mercato sfidante. Tra oggi e la fine del primo trimestre del 2020 completeremo una revisione completa del business e progetteremo un piano di turnaround completo per l’azienda. Nel frattempo, abbiamo già identificato e iniziato ad attuare le azioni urgenti necessarie per stabilizzare il business e consentirci di completare la revisione. Con una forte enfasi sul controllo dei costi e sulla gestione della liquidità, unita alla focalizzazione sull’innovazione e all’inversione del calo dei ricavi, diventeremo un’azienda più snella, più efficiente e guideremo il valore per gli azionisti», conclude Vacher.
Come riporta il quotidiano Avvenire, il gruppo ha avuto due anni difficili legati ad avvenimenti globali, come il fallimento della banca centrale venezuelana che ha provocato all’azienda un danno da 18 milioni di sterline; a luglio scorso inoltre è stata coinvolta in un’indagine per sospetta corruzione nel Sud Sudan, che è ancora in corso.
Nella foto in alto, lo stabilimento di Security Printing Ltd a Debden, Regno Unito. È di proprietà di De La Rue e stampa banconote per la Bank of England.
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