Il mercato dei produttori e distributori di macchine, sistemi e prodotti per l’industria grafica italiana, per quanto fra alti e bassi, regge alla pressione e ai mutamenti dei consumi e della stampa. È quanto emerge dai risultati sull’andamento del mercato pubblicati dall’Osservatorio Argi, l’organo di rilevazione dell’Associazione che dal 1983 raggruppa produttori e distributori di macchine, sistemi e prodotti per l’industria grafica, che ha raccolto i dati nel corso del primo semestre del 2020. Hanno fatto parte del panel tutte le aziende associate Argi e alcune aziende esterne (rilevanti nel mercato per i vari comparti analizzati), entrate a far parte dell’associazione dopo la rilevazione, per un totale di 34 società. Ciascuna di queste imprese ha contribuito al consolidato finale fornendo i dati relativi al 2019 della propria attività.

In questa rilevazione, rispetto alle passate edizioni, ci sono state delle novità come ad esempio un maggiore dettaglio della rilevazione (inedito il valore delle pagine stampate nella stampa digitale) o la raccolta dei dati relativi al giro d’affari di tutti gli associati, e non solo dei fornitori di macchine da stampa. I dati raccolti sono stati poi discussi da un gruppo di lavoro che ha provveduto a commentare i risultati in alcuni video. In Argi è in corso la raccolta dei dati relativi al primo semestre 2020.

Secondo quanto emerge dall’analisi, l’associazione rappresenta aziende che nel 2019 – in totale, in Italia – hanno fatturato 538 milioni di euro. Un valore, questo, superiore di circa il 2 per cento rispetto all’anno precedente (+1,9%) e che ha portato Antonio Maiorano, presidente di Argi e sales director professional printing Konica Minolta, a definire il 2019 come “un anno positivo” dal punto di vista del fatturato per le aziende associate. Un dato meno positivo è invece quello che riguarda il numero di lavoratori nelle aziende grafiche associate: nel 2019 erano 787 gli addetti nel mercato dell’industria grafica, in calo del 2,4% rispetto agli 806 della rilevazione precedente.

Le lastre e la prestampa

«In Argi abbiamo sottolineato molte volte quanto sia importante avere il dato sul mercato italiano delle lastre perché questo fornisce una chiara indicazione dell’andamento totale della stampa offset», spiega Francesco Vatri, consigliere Argi e responsabile della filiale italiana Agfa, deputato a illustrare i dati relativi proprio al settore della prestampa. «Per la prima volta i numeri a nostra disposizione comprendono non solo i dati delle case madri ma anche i dati di importazione dal mercato cinese grazie al contributo diretto dei principali importatori italiani: questo ci ha permesso di eliminare le stime di importazione», aggiunge Vatri. La quota di mercato delle importazioni rappresenta il circa il 17% del totale 2019, un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. I dati comprendono tutte le tipologie di lastre offset vendute nel 2019, con un distinguo fra le due principali categorie di sorgente energetica utilizzata per l’esposizione: le lastre convenzionali CtCP UV (16% dei volumi di vendita nel 2019) e le lastre digitali termiche (84%). Nel complesso il mercato delle lastre è sceso di 475 mila metri quadri, pari a -2,4%: una tendenza visibile in tutti i mercati europei, afferma Vatri, ma che in realtà non attesta esattamente quanta carta stampata è stata prodotta quanto invece una stima sul numero di avviamenti fatti: «Quello che non sappiamo è la dimensione delle tirature, però sappiamo che le tirature medie sono scese e di conseguenza è facile ipotizzare che il totale della produzione della stampa offset sia scesa di una percentuale superiore al 2,4% fatto registrare dalle lastre», aggiunge Vatri, che comunque ritiene che il business delle lastre offset mostri una resilienza tale da porre comunque l’Italia come uno dei paesi più importanti a livello europeo per la produzione di stampa offset.

Stampa offset

«Abbiamo suddiviso il mercato delle macchine offset in due categorie che ci sono sembrate significative: le macchine offset – macchine che utilizzano una tecnologia tradizionale di stampa -, e macchine offset che utilizzano tecnologie UV, HUV o UV LED, che hanno cioè un sistema di essiccazione specifico», spiega Massimiliano Veronesi, vicepresidente Argi e amministratore delegato di Komori Italia, nell’illustrare i dati Argi relativi ai gruppi stampa e verniciatori venduti, consegnati e fatturati nel mercato italiano nell’anno fiscale 2019. C’è stato un incremento pari all’1,9% nel numero di gruppi stampa venduti: «Guardando ai formati delle macchine tradizionali, abbiamo avuto un 11% di aumento nel formato medio e una crescita nel grande formato del 46%. Molte di queste configurazioni erano senza verniciatore: vuol dire che erano macchine destinate al mercato editoriale», spiega Veronesi, che aggiunge come invece ci sia stata una leggera diminuzione nelle vendite di tecnologia UV e UV LED: 149 gruppi stampa contro i 164 venduti nel 2018 per un fatturato di quasi 43 milioni di euro rispetto ai 44.350 mila dell’anno precedente. Per quel che riguarda la tecnologia tradizionale, sono stati venduti 180 gruppi stampa nel 2019, 21 in più rispetto al 2018 per un fatturato di 52 milioni e mezzo di euro rispetto ai 37.697 mila dell’anno prima. Il fatturato globale dei gruppi stampa e verniciatori venduti nel 2019, secondo i dati Argi, si attesta così a quasi 95 milioni e mezzo di euro, a cui si aggiunge il fatturato derivante dai servizi (pezzi di ricambio e contratti di manutenzione, service nel grafico) pari a 22.660 mila euro nel 2019.

Stampa digitale

A più livelli i risultati sulla stampa digitale elaborati dall’Osservatorio Argi. È stata fatta una differenziazione fra macchine da stampa monocromatiche, macchine colore a foglio, macchine da stampa a colore a bobina e infine macchine digitali per etichette. «C’è una spaccatura fra i fatturati delle vendite di tecnologia (not recurring, non ricorrenti) e i fatturati derivanti da ciò che segue la vendita della macchina, come servizi e consumabili (recurring)», spiega Giorgio Bavuso, consigliere Argi e responsabile commercial printing di Ricoh Italia. «C’è un trend di decrescita nei fatturati hardware e un buon trend di crescita nel mondo del recurring: vuol dire che c’è più manutenzione, si fanno più click, si consumano più inchiostri… e questo è un segnale positivo. Se facciamo la somma dei due comparti, la decrescita delle macchine è più forte della crescita del resto ed è per questo che il dato finale è poco sotto la parità (-0,5%)», dice Bavuso.

La versione integrale di questo articolo su il Poligrafico 199