«Dite di non apprezzare la nostra tattica “aggressiva”, ma non ci scuseremo. Abbiamo in programma di rivolgerci direttamente ai vostri azionisti per spingere il vostro cda a fare la cosa giusta e perseguire questa interessante opportunità». È con queste parole che John Visentin, ceo di Xerox Holdings Corporation (nella foto), lancia la preannunciata (o meglio, minacciata) offerta di pubblico acquisto su HP. Nessun accenno alle tempistiche sui mercati. La presa di posizione è arrivata lo scorso 26 novembre, a distanza di due giorni dal secondo secco rifiuto da parte di Enrique Lores e Chip Bergh, rispettivamente ceo e presidente del consiglio d’amministrazione di HP, all’offerta di acquisizione del valore di oltre 33 miliardi di dollari avanzata da Xerox (ed è per questo motivo che l’Opa si definisce ostile). In quest’ultima lettera di rifiuto, HP aveva definito “aggressiva” la strategia di Xerox, imputando questo atteggiamento alla volontà di “forzare una potenziale combinazione in termini opportunistici e senza fornire informazioni adeguate”. Queste parole erano la risposta all’ultimatum lanciato da Xerox, che aveva minacciato un’Opa ostile nel caso in cui da parte di HP non si fosse riconsiderata la possibilità di una trattativa amichevole.

È perentorio il tono usato da Visentin nella lettera indirizzata ai vertici dell’azienda: «Il vostro rifiuto di procedere a una reciproca due diligence con Xerox sfida la logica», esordisce il ceo di Xerox che prosegue poi sottolineando i vantaggi per gli azionisti di entrambe le società («Il mercato comprende chiaramente la logica industriale di questa transazione. Le azioni HP e Xerox sono aumentate rispettivamente del 9,5% e del 6,6% dalla data in cui la nostra proposta è stata resa pubblica per la prima volta», scrive Visentin) e come l’acquisizione porterebbe alla creazione di un player leader del settore. «Tuttavia, anziché impegnarsi con noi in tre settimane di due diligence (l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative all’oggetto di una trattativa, per valutare la convenienza di un affare e di identificarne i rischi e i problemi connessi, ndr), HP continua a offuscare e rilasciare dichiarazioni fuorvianti», prosegue Visentin, rispondendo ai dubbi avanzati da HP e motivo alla base del “no” alla fusione. Sottolinea come all’inizio dell’anno Xerox abbia annunciato un piano strategico triennale basato sull’ottimizzazione delle operazioni, sull’aumento dei ricavi, sul rilancio dell’innovazione e sulla focalizzazione sul flusso di cassa e sui rendimenti in conto capitale: «Durante i primi nove mesi del 2019, abbiamo aumentato anche gli investimenti nell’innovazione e nel nostro core business, motivo per cui le nostre azioni sono aumentate del 96% da inizio anno», continua Visentin che torna poi sulla questione Fuji Xerox, rispondendo al sospetto che l’uscita di Xerox dalla joint venture con Fujifilm l’abbia privata di una strategia e della possibilità di sviluppo a livello tecnologico: «Non vi è alcun “buco nel portafoglio di Xerox” a seguito di tali transazioni: solo una quantità significativamente maggiore di denaro per sostenere la crescita e una maggiore flessibilità nei nostri termini di approvvigionamento», scrive il ceo di Xerox.

 

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