L’annuale incontro di WAN-IFRA Italia, appuntamento utilissimo per fare il punto sulla situazione dei giornali quotidiani in Italia e nel mondo, che si è tenuto la scorsa settimana a Firenze, è a nostro avviso anche estremamente interessante per cercare di capire dova va la comunicazione stampata in senso lato. Pubblichiamo quindi un ampio resoconto di quanto è stato detto nei due giorni di convegno attingendo al report pubblicato sul sito di ASIG, l’associazione degli stampatori italiani di giornali che ha co-organizzato l’evento – www.ediland.it. La storia dell’editoria è una storia di innovazioni di processo e di prodotto, ha sottolineato Giulio dalla Chiesa, presidente ASIG, nella relazione introduttiva al convegno. Negli ultimi anni è stato investito circa 1 miliardo di euro per 80 rotative di ultima generazione. Ora è però necessario ottimizzare, trovare soluzioni alla sovraesposizione produttiva e aprire a mercati nuovi. Dalla Chiesa ha sottolineato come il cambiamento di tecnologia in Italia e il passaggio al full-color è stato uno degli esempi più avanzati in Europa con una diminuzione del personale e una forte riqualificazione di quello impiegato nei nuovi impianti. Nel suo intervento, il direttore generale Fieg Fabrizio Carotti ha sottolineato come alla severa crisi degli ultimi due anni stia facendo seguito un’inversione di tendenza, anche se nel primo trimestre del 2011 non ci sono stati i risultati attesi. Nel 2010 il margine operativo lordo delle aziende ha invertito il segno e nel primo trimestre 2011 le vendite sono rimaste stabili, anche se la pubblicità è calata. Carotti ha ricordato che negli ultimi tempi le aziende hanno effettuato profondi processi di trasformazione nelle loro strutture di produzione e ora è necessario proseguire su una strada di forte trasformazione del settore. Una delle principale sfide, secondo il direttore generale della Fieg, è l’adattamento e l’integrazione "tra prodotti cartacei e prodotti internet: la soluzione infatti – ha sottolineato – non è trasportare il cartaceo su video, ma creare prodotti nuovi. Alberto di Giovanni, presidente dell’Osservatorio tecnico ‘Carlo Lombardi’ ha quindi presentato il primo libro bianco sugli stabilimenti di stampa per quotidiani dal quale emerge che la capacità di stampa teorica del complesso degli impianti è di oltre quattro milioni di copie l’ora in accumulo. Due i trend principali del settore messi in rilievo dal Libro bianco. In primo luogo, la significativa sovracapacità produttiva del settore nel suo complesso. Al netto delle effettive velocità di stampa delle rotative rispetto alle velocità nominali, al netto dei cambi di testata e di edizione, si può stimare che per smaltire l’intera produzione giornaliera italiana bastino meno di tre ore di impegno degli impianti esistenti. Il secondo elemento sottolineato riguarda il quadro contrattuale. Sui 91 centri stampa che risultano attivi nella stampa di quotidiani in Italia, quasi il 30% – indica la ricerca – non applicano il contratto di lavoro dei quotidiani nella sua interezza, particolarmente per quanto riguarda il versamento dei contributi dovuti al Fondo Casella. Di Giovanni ha inoltre commentato i dati salienti che emergono dal Rapporto 2011 sull’industria italiana dei quotidiani, la ricerca annuale realizzata dall’Osservatorio Tecnico e da Asig. Tra il 2007 e il 2010 si è perso quasi un milione di copie di diffusione al giorno: al netto della free press, anch’essa in forte ripiegamento, oggi si vendono poco più di 4,5 milioni di copie giornaliere. Per quanto riguarda la pubblicità, dopo il forte calo (-13%) del 2009, nel 2010 il mercato pubblicitario complessivo è tornato a crescere, facendo registrare un saldo positivo del 3,4%; tuttavia i quotidiani, che nel 2009 avevano perso quasi il 17% del fatturato, nel 2010 hanno continuato a perdere terreno, sia pure ad un ritmo (-3,6%) meno accentuato. Solo dieci anni or sono, nel 2001, la pubblicità sulla carta stampata rappresentava il 40% degli investimenti pubblicitari complessivi, e quella sui quotidiani il 25%. A fine 2010 la quota della carta stampata è scesa a meno del 30%, e quella dei quotidiani al 18%. Nel decennio 2001-2010, tenendo conto dell’inflazione, le aziende editoriali italiane hanno perso un quarto dei loro ricavi. A fronte di questo quadro critico, tuttavia, la ‘merce’ che queste imprese producono, l’informazione, incontra un favore continuo, viene consumata e riutilizzata, amplificata e rilanciata sulla Rete. I siti internet dei quotidiani hanno una crescita, in termini di utenti e di pagine consultate, superiore alla crescita della Rete nel suo complesso, e sempre i quotidiani sono in prima fila nella sperimentazione dei dispositivi mobili come tablet e smartphone. Ciò che appare in crisi non è quindi la "ragione sociale" dell’impresa editoriale, sottolinea il Rapporto 2011, quanto piuttosto il modello economico che dovrebbe trasformare questa attività in risorse in grado di coprire i costi e remunerare adeguatamente il capitale investito". L’industria dei quotidiani deve dunque muoversi in una duplice direzione, secondo il Rapporto: da una parte saranno necessari interventi sul terreno legislativo e regolatorio, per garantire la tutela dei diritti d’autore e dei contenuti giornalistici; dall’altro lato, occorrerà agire sul terreno del marketing, verso nuovi prodotti che, senza trascurare il tradizionale prodotto cartaceo che continuerà per molti anni ancora a garantire la gran parte dei ricavi, riescano ad adattare la ‘tradizionale’ qualità dei contenuti editoriali giornalistici ai nuovi mezzi. La seconda giornata dei lavori si è aperta con una panoramica della situazione internazionale curata da Sergio Vitelli, segretario ASIG. Secondo una ricerca realizzata da una società di consulenza australiana, in Usa la deadline per l’estinzione del giornale quotidiano è fissata al 2017, per l’Italia al 2027. Ma in generale, la scomparsa della carta stampata avverrà tra il 2030 e il 2040. Il trend di flessione, ha sottolineato Vitelli, è chiaro nel numero di copie che si vendevano nel 2004 a confronto con i dati 2009: 93 milioni in Europa a fronte degli 87 milioni di 2 anni fa; 68 milioni nel 2004 in Nord America, 58 milioni nel 2009. E’ invece in forte espansione il mercato dei tablet con una previsione di crescita del mercato del 150% nel 2011 e del 100% nel 2012 con Apple protagonista assoluto nel mercato. Nel 2013 i tablet in circolazione dovrebbero essere circa 150 milioni (in Italia 2,4 milioni) mentre gli smartphone oltre 26 milioni. Nel corso della successiva tavola rotonda “I lettori del XXI secolo: quali prodotti per i ‘nativi digitali”, coordinata dal direttore generale Fieg Fabrizio Carotti, si è discusso di contenuti, affidabilità e prodotti ad hoc per persone che ‘vivono’ in rete. "Il mondo di chi sta in rete e non tiene conto della carta stampata – ha spiegato Paolo Madron di Lettera43.it – risponde a logiche completamente diverse. I contenuti su internet sono importantissimi. Poi, tu puoi fare bene il tuo lavoro ma se non hai un buon ingegnere che ti consenta di utilizzare nel modo giusto la tecnologia non vai da nessuna parte". Peter Gomez del Fattoquotidiano.it ha ricordato la sua esperienza (da internet alla carta stampata con il finanziamento dei lettori on line per avviare l’esperienza cartacea). "E’ importante quello che dici sulla rete – ha spiegato Gomez -, se poi lo dici bene e con una bella forma grafica meglio ancora. Ma non devi dimenticare che il rapporto qui non è verticale come nei giornali: ci sono io da una parte e ci sono gli utenti dall’altra, sulla stessa linea. Se tu dici che abbasserai le tasse e non lo fai, gli utenti di internet se lo ricordano, quello che hai detto è sempre presente nella rete, non scompare mai, e quindi ti massacrano". Per Gomez poi, uno degli elementi di forza del giornale on line, è la presenza di una comunità di blogger, "uno spazio – ha spiegato – in cui persone con idee diverse, anche diametralmente opposte, si possono confrontare". "Non basta essere in rete – ha osservato Massimo Russo, direttore contenuti e sviluppo prodotto del Gruppo Editoriale L’Espresso – ma è necessario essere della rete". Russo ha indicato i punti forti della presenza in rete di Repubblica, dal nuovo sito investigativo alla disponibilità di una messe di 90 video al giorno (per un totale di 26 milioni di video fruiti al mese). Patrizia Lucignani de LaNazione.it ha illustrato la scelta di una forte integrazione tra prodotto internet e prodotto cartaceo, con iniziative in sinergia, concorsi, sondaggi sui problemi della città, etc. Per Massimo Sideri, del Corriere della Sera, invece, elementi di problematicità ci sono nel passaggio dal cartaceo al web: i giornalisti, nel loro "accoppiarsi" con i blogger rischiano il destino riservato ai componenti della famiglia dé Medici, l’estinzione. "Il problema sarà chi fa cosa", ha osservato Sideri. Dubbi anche sul ‘real time’: "Il New York Times ci mette 3-4 ore per pubblicare on line una notizia di agenzia – ha spiegato -, la approfondisce, la perfeziona. In Italia, tutti i siti di giornale la ‘sparano’ subito. E su questo andrebbe fatta una riflessione profonda".