La decisione era nell’aria è purtroppo è arrivata. Ieri mattina, secondo quanto comunicato dal presidio di lavoratori di fronte allo stabilimento di via Liberazione, la proprietà ha presentato al Tribunale di Asti l’istanza di fallimento per RotoAlba, una decisione attesa dopo che nelle scorse settimane era stata respinta la richiesta di prolungare il concordato preventivo. Il giudice avrebbe preso atto dell’istanza di fallimento e si sarebbe preso qualche giorno per depositare la sentenza che segnerà il destino della ex stamperia dei Paolini poi acquistata dal gruppo tedesco Bagel e quindi comprata nel 2012 dal gruppo Guido Veneziani Editore. Perdite di commesse, mancati investimenti, e un passivo di 12 milioni di euro, secondo i sindacati, avrebbero accelerato la crisi dell’azienda albese, dove la produzione è sospesa già da aprile, con una serie di scioperi e presidi e ora per i 140 dipendenti (che venerdì pomeriggio sfileranno in corteo e saranno ricevuti dal sindaco Maurizio Marello prima del consiglio comunale dedicato proprio alla crisi di RotoAlba) si aprirebbe la strada della cassa integrazione o della mobilità. Anche perché, spiega Nicola Gagino della Slc Cgil di Cuneo, sembra sfumata l’ipotesi corsa nelle scorse settimane, ovvero quella di un intervento del gruppo Farina per rilevare una parte dell’attività e, come ha scritto la Gazzettad’Alba.it, un contratto blindato di 5 anni con i Paolini.

Sempre sulla Gazzetta di Alba, proprio i vertici delle Edizioni San Paolo avevano stigmatizzato i problemi incontrati in questi ultimi anni per la stampa dei periodici (a partire da Famiglia Cristiana) dovuti ai mancati investimenti e alla non comeptitività di RotoAlba nonostante la commessa fosse superiore ai prezzi medi di mercato. “Veneziani – spiegava sul settimanale di Alba don Sante Sabatucci, amministratore unico della Periodici San Paolo – purtroppo non ha mai veramente creduto e puntato su questo stabilimento”. E come prova portava il fatto che non fosse stato mantenuto l’impegno di avviare nella stamperia di via Liberazione la stampa in rotooffset. “Se l’avesse fatto anche le altre nostre testate (Jesus, Credere, Benessere, Vita Pastorale, Il Giornalino) sarebbero state stampate ad Alba invece che a Bergamo”.

Mazzucchelli

A Bergamo c’è l’altra azienda di stampa acquisita in questi anni da Guido Veneziani, ovvero la Mazzucchelli di Seriate dove ieri pomeriggio è stato proclamato lo sciopero di una giornata per protestare contro il ritardo dei pagamenti degli stipendi. Dopo il pagamento in ritardo delle buste paga di marzo ai circa 90 dipendenti, l’azienda, spiega il segretario della Slc-Cgil di Bergamo Paolo Turani aveva assicurato il versamento dello stipendio di aprile in due tranche, il 15 e il 22 maggio. Ma a ieri era stata pagata solo la prima metà, e così è partita la protesta. “Non c’è dubbio che tra i lavoratori ci sia grande preoccupazione, anche se la Mazzucchelli non ha fatto un’ora di cassa integrazione e le macchine girano a pieno ritmo”, aggiunge Turani. E alla luce delle difficoltà segnalate dai sindacati anche per lo stabilimento di Moncalieri (ex Ilte e poi Nuova Satiz) dove c’era il programma di 150 reintegri al lavoro e nell’impianto francese acquistato sempre da Gve, la Slc-Cgil chiede di portare la vicenda delle aziende di stampa del gruppo Veneziani a un tavolo nazionale di confronto.

Bancarotta fraudolenta e L’Unità

Intanto, nei giorni scorsi la versione online del Fatto Quotidiano riportava l’indiscrezione che la Procura di Asti avrebbe iscritto nel registro degli indagati lo stesso Guido Veneziani per le vicende legate proprio alla RotoAlba con capo d’imputazione la bancarotta fraudolenta. Il provvedimento, sempre secondo quanto scritto dal Fatto Quotidiano pare essere arrivato dopo un sopralluogo della Guardia di Finanza. E sempre il quotidiano riportava anche la notizia che nel cda del 22 maggio, alla presenza del tesoriere nazionale del Pd Francesco Bonifazi, Veneziani avrebbe presentato le sue dimissioni da presidente e accettato di ridurre le sue quote nella società (che vede presente anche l’imprenditore lombardo Massimo Pessina) chiamata a riportare in edicola l’Unità.