Secondo le associazioni di categoria il Piano Transizione 5.0 esclude i settori per cui è più urgente raggiungere la neutralità carbonica
“Il Piano Transizione 5.0 poteva rappresentare un’occasione per supportare le imprese nella sfida per la decarbonizzazione. Invece, sono stati esclusi proprio quei settori che sono e devono essere in prima linea per il raggiungimento della neutralità carbonica. Incomprensibile, quindi, l’esclusione dalle agevolazioni di una parte consistente delle imprese del sistema ETS e delle biomasse dall’art. 38 del DL n. 19/2024, provvedimento approvato in prima lettura martedì 16 aprile”.
Così si esprimono i settori industriali rappresentati da Assocarta, Assofond, Assomet, Assovetro, Confindustria Ceramica e Federbeton, che costituiscono la spina dorsale della manifattura italiana e sono a monte di importanti filiere economiche del nostro Paese, che aggiungono: “Siamo partiti dall’iniziale apprezzamento per la misura “Transizione 5.0”, prevista dal DL 19/2024, che si pone l’obiettivo di sostenere le necessarie ed impegnative trasformazioni che le nostre imprese dovranno affrontare, alla delusione di fronte a criteri che escludono proprio le imprese industriali che ancora attendono l’attuazione delle misure di energy e gas release”.
Infatti, le risorse Transizione 5.0 provengono dalla rinegoziazione del PNRR, i cui fondi, secondo il Governo avrebbero dovuto costituire una misura essenziale per gli investimenti nell’industria, inclusa la decarbonizzazione. Un’occasione, forse unica, in considerazione delle correnti politiche di bilancio.
Precludere l’accesso alla transizione energetica e digitale proprio alle imprese alle quali è chiesto di più per la decarbonizzazione dell’economia e che già sopportano i costi addizionali del meccanismo ETS, è una disposizione priva di un razionale logico. I benchmark, lo strumento per fronteggiare il rischio di rilocalizzazione delle imprese più esposte, sarebbero ora paradossalmente impiegati per penalizzare le medesime imprese.
Allo stesso modo è illogica l’esclusione delle biomasse, fondamentali per la decarbonizzazione anche secondo il NGEU e il Green Deal.
“Auspichiamo vivamente che, nella conversione la norma primaria, possano essere risolte questa criticità, consentendo anche alle imprese più energivore di programmare gli investimenti possibili nella ristretta tempistica prevista da Transizione 5.0” commentano Assocarta, Assofond, Assomet, Assovetro, Confindustria Ceramica e Federbeton, che concludono con due proposte “Basterebbe inserire il riferimento ad attività nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) che generano emissioni di gas a effetto serra previste non inferiori all’80° percentile dei pertinenti parametri di riferimento ed includere le biomasse, anche usate in cogenerazione, in accordo alla RED II o alla RED III”.