La più importante fiera del settore meccanotessile torna in Italia dall’8 al 14 giugno negli spazi di Fiera Milano-Rho.

Dall’8 al 14 giugno gli spazi di Fiera Milano-Rho ospiteranno ITMA, la più importante fiera del settore meccanotessile che torna in Italia a distanza di otto anni. Organizzata da CEMATEX, il comitato che a livello europeo raggruppa le associazioni meccanotessili di nove Paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito), ITMA è una fiera itinerante che si svolge ogni quattro anni dal 1951.

La conferenza stampa internazionale di presentazione, promossa da ACIMIT (Associazione dei costruttori italiani di macchinario tessile), è stata l’occasione per discutere lo “stato dell’arte” dell’industria meccanotessile e svelare qualche anticipazione sull’evento, che prevede la partecipazione di oltre 1600 espositori provenienti da 44 Paesi.

L’Italia sarà presente con quasi 400 aziende, su 36mila metri quadrati (circa il 30% dell’intera superficie fieristica): un aumento di oltre il 20% rispetto all’edizione precedente, tenutasi a Barcellona nel 2019. Al di là dei numeri, Acimit si presenta con una vision ben sintetizzata dallo slogan «Shaping the future». “Dobbiamo dare forma al nostro business per il futuro, personalizzarlo, sulla base delle richieste del mercato” ha commentato Alessandro Zucchi, presidente di Acimit. Tre su tutte: trasformazione digitale, sostenibilità, formazione.

Sul fronte della digitalizzazione, una delle novità principali sarà la Digital Ready, un progetto di standardizzazione dei linguaggi informatici delle macchine utile a semplificare l’interazione fra i macchinari e i sistemi gestionali (dall’Erp al Mes), connettere l’intera struttura produttiva (IIOT) e raccogliere dati omogenei dalla produzione. che consente di avere dati omogenei e conformare la misurabilità delle prestazioni e messa in rete dei macchinari. “I clienti vogliono scambiare facilmente i dati, ma avendo dieci produttori con dieci linguaggi diversi, sono obbligati ad avere dieci protocolli diversi – aggiunge Zucchi – Non chiediamo ai nostri produttori di cambiare i loro software, ma di organizzare le informazioni dei sistemi, per far sì che ci possa essere lo stesso output per ogni funzione della macchina”. Il percorso per la messa a punto dello standard e della certificazione è stato relativamente lungo, anche perché è partito primo del Covid, nel 2019, e di conseguenza ha subito i relativi rallentamenti. Fra il 2020 e il 2021 Acimit ha iniziato a parlarne con le aziende associate, quindi ha portato avanti e terminato il lavoro di standardizzazione, con il Manufacturing Group del Politecnico di Milano, e ha coinvolto Rina Consulting per la certificazione.

Dal punto di vista della sostenibilità, prosegue l’impegno sulla Green Label, che certifica le performance ambientali e di risparmio energetico. Sono 47 le aziende che hanno preso parte al progetto, con più di 16mila macchinari certificati, con una riduzione di 1,2 milioni di tonnellate di Co2, pari a un risparmio energetico fino all’84%. Il progetto Green Label si è poi evoluto con l’indice di riciclabilità, che quantifica la quota di macchinari riciclabili a fine vita.

Sono previste inoltre iniziative specifiche di formazione (webinar tecnologici, talent attraction). Fra le altre, gli Italian textile technology awards, organizzati da Ice e Acimit, che premieranno i 18 migliori studenti delle università tessili dei paesi in cui ci sono o stanno per essere realizzati i centri tecnologici di formazione tessili italiani: Bangladesh, India, Mongolia, Pakistan, Perù e Vietnam.