A chiedere l’istanza di fallimento, dopo che il Tribunale non aveva concesso nelle scorse settimane la proroga del concordato preventivo, era stata nell’udienza che si è tenuta il 27 maggio la stessa azienda acquisita nel 2012 dal Gruppo Veneziani Editore. Il giudice si era preso qualche giorno per decidere e depositare la sentenza e ieri è arrivata la notizia più temuta da parte degli oltre 130 lavoratori. RotoAlba è fallita. Il Tribunale di Asti ha infatti ufficialmente accolto l’istanza di fallimento e provveduto a nominare un curatore, Salvatore Bellassai, che avrà ora il compito di effettuare una ricognizione delle passività dell’azienda e provvedere al pagamento dei creditori. Tutti coloro che vantano diritti reali o personali nei confronti dell’azienda sono chiamati quindi a insinuarsi nel fallimento e a partecipare all’udienza fissata sempre ad Asti per il 22 luglio.

“Quando fallisce un’azienda non è mai una bella notizia per i lavoratori” è stato il primo commento a caldo di Nicola Gagino della Slc-Cgil e di Lina Simonetti della Fistel-Cisl. Secondo i due sindacalisti non poteva che finire così dopo quanto è successo. La speranza, aggiungono, è che ci possa essere un futuro per i 133 lavoratori che hanno perso il posto.

Al momento, però, sfumata l’ipotesi (più che altro una voce) di un eventuale interessamento da parte del gruppo Farina, non si sono registrate manifestazione di interesse da parte di imprenditori interessati a rilevare la storica tipografia albese dei Paolini (dove tra l’altro si stampava Famiglia Cristiana) prima, poi del gruppo tedesco Bagel e infine finita sotto il controllo del gruppo di Guido Veneziani. Sia le istituzioni locali, sia gli esponenti politici regionali e che siedono a Bruxelles, hanno preso l’impegno, di fronte ai lavoratori, di attivarsi per cercare una possibile ripartenza dell’azienda. Che appare, però, allo stato attuale, molto difficile.

Prima della sentenza, come riporta la gazzettadialba.it, i sindacati sono riusciti a convertire la cassa integrazione straordinaria attivata lo scorso ottobre in un trattamento “per crisi”. E questo passo dovrebbe consentire ai lavoratori di usufruire della cassa integrazione anche dopo il fallimento, fino all’ottobre 2016.

Intanto è proseguito anche ieri davanti ai cancelli di via Liberazione il presidio dei lavoratori mentre lo sciopero è rientrato da qualche giorno. Il presidio andrà avanti per mettere al riparo lo stabilimento da possibili furti e atti di vandalismo mentre il curatore ha già fatto visita alla fabbrica. L’intenzione è quella di riattivare la fornitura di energia elettrica e fare rientrare qualche dipendente amministrativo per lo svolgimento di tutte le pratiche previste dal fallimento.