L’11 febbraio 2025 è entrato in vigore il Regolamento UE 2025/40 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che si applicherà integralmente dal 12 agosto 2026 e sostituirà la Direttiva 94/62/CE introducendo misure più rigide per ridurre la produzione di rifiuti di imballaggio, incentivare il riciclo e armonizzare gli obblighi per le imprese in tutta l’Unione Europea.

Nell’affresco chiaroscurale della società globalizzata ed incentrata sui consumi, un posto speciale è riservato al trattamento degli imballaggi. Il boom del commercio elettronico ha infatti chiamato le amministrazioni dei Paesi a rispondere al loro smaltimento. Packaging in carta, cartone oppure plastica compie migliaia di chilometri di strada da un Paese all’altro, e poi? Verrà smaltito, riutilizzato oppure riciclato? Una tematica che coinvolge tutto il mondo: a livello globale, si stima che ogni anno vengano prodotti circa 300 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio. Circa il 40% di questi rifiuti è plastica, mentre il 50-55% è carta e cartone. In Europa, nel 2020, sono state riciclate circa il 66% dei rifiuti da imballaggio, con percentuali più alte per carta/cartone (84%) rispetto alla plastica (41%). In Italia, nel 2021, sono stati riciclati circa il 73% degli imballaggi, con punte dell’88% per carta e cartone e solo il 45% per la plastica.

Il Regolamento UE 2025/40

A livello europeo l’11 febbraio 2025 è entrato in vigore il Regolamento UE 2025/40 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che si applicherà integralmente a partire dal 12 agosto 2026. Questo nuovo quadro normativo sostituisce la Direttiva 94/62/CE e introduce misure più rigide per ridurre la produzione di rifiuti di imballaggio, incentivare il riciclo e armonizzare gli obblighi per le imprese in tutta l’Unione Europea: “L’obiettivo è chiaro: rendere gli imballaggi sostenibili e facilitare la transizione verso un’economia circolare. Il regolamento stabilisce requisiti specifici per tutti i settori, dall’industria al commercio al dettaglio, fino agli uffici. Le imprese dovranno adattarsi a nuovi standard per garantire che i loro imballaggi siano più riciclabili, riutilizzabili ed efficienti dal punto di vista ambientale” spiega Paolo Intini, Director of Operations – Environmental Taxes di Ayming Italia Srl SB, società di servizi che si occupa di individuare per le imprese le misure agevolative più vantaggiose, in Italia e all’estero, e dare supporto su compliance e advisory in materia di fiscalità internazionale e normative europee e internazionali.

A differenza della precedente direttiva, questo regolamento sarà direttamente applicabile in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, senza necessità di recepimento nelle normative nazionali – sottolinea Intini – Il nuovo regolamento definisce requisiti dettagliati per tutti gli imballaggi immessi sul mercato UE, indipendentemente dal materiale o dall’uso finale”.

Ridurre il volume dei rifiuti

Gli Stati membri devono ridurre il volume dei rifiuti di imballaggio rispetto ai livelli del 2018 secondo i seguenti target:

  • Riduzione del 5% entro il 2030
  • Riduzione del 10% entro il 2035
  • Riduzione del 15% entro il 2040

Le aziende dovranno limitare peso e volume degli imballaggi e ridurre lo spazio vuoto al 50% negli imballaggi collettivi ed e-commerce. “Dal 2030, tutti gli imballaggi in plastica dovranno contenere una quota minima di materiale riciclato, variabile dal 10% al 35% a seconda della tipologia. Queste percentuali aumenteranno ulteriormente entro il 2040” spiega Intini. Un obiettivo che metterà a dura prova le imprese, visto il momento di congiuntura, la guerra dei prezzi, le misure protezionistiche che stanno adottando alcuni Paesi (pensiamo agli Usa e ai loro dazi). In molti si stanno chiedendo se sia davvero percorribile questa strada virtuosa con scelte ambientali ben precise, all’interno di uno scenario internazionale deludente e predatorio. L’Unione Europea ha fatto una scelta precisa, un exemplum che ha una lungimiranza di un altro peso e significato, anche se a oggi in molti si trovano in disaccordo.

Il Regolamento UE 2025/40 sugli imballaggi rappresenta una svolta cruciale per la sostenibilità del packaging in Europa – commenta Intini – Impone nuove regole per ridurre i rifiuti di imballaggio, promuovere il riuso e il riciclo, e garantire la conformità ambientale delle aziende”.

Progettati per il riciclo

Entro il 2030, tutti gli imballaggi dovranno essere progettati per il riciclo o il riutilizzo in modo economicamente sostenibile. Saranno introdotte classi di prestazione (A-C) per la riciclabilità:

  • Dal 2030, solo gli imballaggi con classificazione A (≥95%) a C (≥70%) potranno essere venduti.
  • Dal 2038, saranno ammessi solo quelli di classe A e B.
  • Le aziende dovranno incrementare l’uso di imballaggi riutilizzabili, con target progressivi:
  • 40% entro il 2030 per il trasporto e il commercio elettronico
  • 70% entro il 2040

Gli obblighi escludono gli imballaggi in carta e cartone. Dal 1° gennaio 2030, saranno vietati alcuni imballaggi in plastica monouso, tra cui:

  • Contenitori monouso per cosmetici, bustine monodose e avvolgimenti per bagagli nei settori dell’hotellerie e della ristorazione.
  • Imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca (<1,5 kg).
  • Imballaggi monouso per alimenti consumati in loco.

Etichettatura ambientale obbligatoria

Dal 2028, tutti gli imballaggi dovranno riportare etichette armonizzate per informare i consumatori su riciclabilità e riutilizzabilità. Sarà obbligatorio un codice QR per indicare la composizione dell’imballaggio e i punti di raccolta.

EPR ed eco-modulazione dei contributi

I regimi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) saranno ampliati per coprire l’intera gestione degli imballaggi e dei rifiuti.- I produttori avranno accesso prioritario a materiali riciclati in proporzione agli imballaggi immessi sul mercato.  I contributi EPR saranno modulati in base alla riciclabilità degli imballaggi (classi A-C)

Impatti sulle aziende e conformità normativa

Dal 12 agosto 2026, il Regolamento UE sugli imballaggi impone alle aziende di adeguarsi ai nuovi obblighi per garantire la conformità normativa.Le imprese dovranno:

  • Riprogettare gli imballaggi per aumentarne la riciclabilità e la riutilizzabilità
  • Ridurre imballaggi superflui, rispettando i limiti di peso e volume
  • Adeguarsi ai nuovi obblighi di etichettatura ambientale entro il 2028
  • Rispettare i target di raccolta differenziata, riciclo e riutilizzo
  • Adottare i contributi EPR secondo i criteri di eco-modulazione

Questa transizione non è solo un obbligo legale – conclude Intini – ma anche un’opportunità strategica. Le imprese che si adegueranno rapidamente potranno differenziarsi sul mercato, migliorare la propria reputazione e diventare leader nella sostenibilità del packaging”.