A compimento della sua carriera di successi, Luigi Seregni ha condiviso con Il Poligrafico alcuni importanti passaggi dei suoi 35 anni in BOBST

Come spesso accade ai leader dell’industria Luigi Seregni, non ama parlare si sé: preferisce che sia il suo esempio a lasciare il segno. Al termine del suo mandato, lo abbiamo incontrato per  rendere omaggio ai suoi 35 anni in azienda, con un’intervista e una copertina dedicata. Un percorso professionale ricco di momenti intensi in cui i ricordi personali si intrecciano con quelli lavorativi che mostrano una personalità carismatica che ha basato il suo successo sulla passione, sulla competenza e su valori umani con cui ha guidato il suo team della sede di Piacenza di BOBST

Di seguito riportiamo un estratto dell’intervista. La versione estesa si può leggere sul numero 218 de Il Poligrafico e sullo sfogliabile online.

 

Com’è stato il suo ingresso nel mondo del converting e l’incontro con la tecnologia BOBST?

Non conoscevo il settore, ma la scuola BOBST si è dimostrata infallibile, ancor oggi chi entra a far parte di questa incredibile realtà non smette mai di imparare. BOBST offre molta formazione ai giovani, si pensi al Centro di Formazione Professionale che abbiamo nei nostri headquarter a Mex, in Svizzera. Iniziare da giovane con un ruolo commerciale mi ha permesso di entrare immediatamente a diretto contatto con l’industria della stampa e del converting. Alle figure junior come la mia, ai tempi, BOBST affidava il compito di scandagliare il mercato andando a visitare potenziali clienti. Incontrando realtà di diverse tipologie e dimensioni, spesso anche molto piccole dove si accedeva direttamente in sala stampa e si parlava con il tipografo, che era anche il titolare dell’azienda, ho imparato il gergo di settore, ho conosciuto le macchine vedendole lavorare e così ho compreso le esigenze di quello che era il mio target. Ho avuto il privilegio di formare la mia esperienza tecnica sul campo e al contempo l’opportunità di instaurare una forte empatia nei confronti dei clienti.

 

Come si è evoluta la sua carriera fino a diventare amministratore delegato della sede di Piacenza di Bobst Italia?

L’esperienza nel team delle vendite di BOBST mi ha aperto la strada per la posizione di direttore commerciale. Quando il manager che ricopriva questo ruolo prima di me è andato in pensione, ho assunto questo incarico. Ho iniziato guidando una squadra di quattro persone. I vantaggi della formazione interna senza dubbio sono la conoscenza dettagliata di ogni aspetto aziendale: si ha tempo per assimilare dalla mission alla vision, dalle strategie ai prodotti, fino alle sue peculiarità distintive. E anche e soprattutto la coesione con le persone. Probabilmente non si arriva ai vertici solamente attraverso una formazione teorica dirigenziale, ma sicuramente crescendo in azienda si acquisisce una competenza approfondita e, nella maggior parte dei casi, si matura una grande passione per questo mondo. Proprio come è accaduto a me.

 

Quali sono i valori di BOBST in cui si è riconosciuto e che desidera siano mantenuti anche in futuro?

L’identità di BOBST si basa su fiducia, rispetto, passione e performance. Soprattutto i primi tre sono valori che ogni azienda o, in generale, ogni comunità che riunisce delle persone, dovrebbe abbracciare. In ambito aziendale, secondo la mia esperienza, una volta stabilito un clima di fiducia, rispetto e passione, i risultati, ovvero le performance, arrivano di conseguenza. Anche il concetto di welfare aziendale di cui si parla molto oggi dovrebbe essere insito nell’animo di chi guida un’azienda. Solo grazie a queste basi si riesce a creare il collante per dare vita a un team affiatato in grado di affrontare anche le sfide più impegnative. Il mio orgoglio è vedere le persone del mio staff collaborare con entusiasmo rispettandosi a vicenda nel lavoro di tutti i giorni. Per un business di successo è fondamentale instaurare buoni rapporti sia con i colleghi sia con i clienti. A tutti i livelli: dal management agli operatori dell’assistenza tecnica. Questi ultimi rappresentano l’azienda nel momento in cui il cliente si trova in difficoltà e sono chiamati a offrire un servizio puntuale e professionale per garantire la continuità operativa delle macchine su cui intervengono, rafforzando la reputazione aziendale. Sono sicuro che la relazione tra le persone resterà sempre un valore fondante nel futuro di BOBST.

 

Come vede il mercato dell’imballaggio oggi?

Oggi la tendenza è dettata dai cambiamenti delle tecnologie: lo sviluppo del digitale consente la produzione di brevi tirature, il just-in-time di cui si è tanto parlato ora è la regola e il modo di lavorare si deve adeguare. Nella mia carriera ho visto il mercato oscillare tra alti e bassi: attualmente stiamo affrontando una fase calante. Ma sono ottimista: non si può fare a meno dell’imballaggio, per motivi di conservazione, di igiene, logistici e anche di comunicazione dei prodotti. Anche quando si dice che i consumi sono in calo, il packaging si produrrà sempre in quanto è direttamente legato ai beni primari: sicuramente continuerà a evolversi, cambieranno le tecniche di produzione e si sperimenteranno nuovi materiali. Basti pensare come l’urgenza dell’eco-sostenibilità abbia in breve accelerato ad esempio lo sviluppo di nuovi materiali riciclabili e modificato le tecniche di accoppiatura dei materiali. Alcuni avvenimenti hanno accelerato certe dinamiche: ad esempio l’espansione dell’e-commerce ha impattato sulla domanda di packaging in cartone ondulato, generando la richiesta di stampare all’interno della scatola, esigenza che abbiamo soddisfatto adeguando le nostre macchine.