Dopo la grande crisi provocata soprattutto sul fronte delle vendite nei canali fisici (a partire dalle librerie) dalla fase più acuta dell’emergenza Covid-19 e dal lockdown, il mercato editoriale dei libri ha rialzato la testa. E le librerie, fisiche e digitali, del circuito Arianna (escluso Amazon) a settembre per la prima volta quest’anno hanno mostrato un risultato positivo delle vendite con una crescita dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Contenuta, certo, ma significativa.

Non è un caso che l’indagine dell’Associazione italiana editori (AIE) sui primi nove mesi dell’anno, a cura dell’ufficio studi su dati Nielsen e presentata in contemporanea con l’edizione speciale 2020 della Frankfurter Buchmesse, sia intitolata “Il mercato del libro: dalla crisi al recupero”. Un recupero dal picco di caduta delle vendite durante il lockdown, già evidenziato dalla precedente indagine di luglio. «L’editoria – commenta il presidente di AIE Ricardo Franco Levi (nella foto) – ha subito gravi danni dalla crisi epidemica, ma allo stesso tempo ha mostrato una capacità di reazione e adattamento al nuovo contesto sorprendente. Rimane ovviamente, soprattutto in questi giorni, la preoccupazione per l’andamento della pandemia che getta un’incognita sul mondo del libro, così come su tutta l’economia nazionale, europea e mondiale». A questo link è possibile rivedere la presentazione.

Rimane però uno sguardo di speranza sul futuro, a partire dalle vendite natalizie, che rappresentano uno dei momenti forti del mercato del libro. E di un settore (editori e stampatori) che si conferma al primo posto come industria culturale in Italia, al pari delle pay-tv, e quarta in Europa dietro Germania, Francia e Regno Unito e davanti alla Spagna. L’Italia paga soprattutto la minor diffusione all’estero dei suoi titoli.

Il recupero dopo la crisi è confermato dai dati al 27 settembre. La perdita di fatturato del settore della varia (romanzi e saggi) rispetto al 2019 si è infatti ridotto di altri 4 punti percentuali, portandosi dal -11% al -7% (era -20% a metà aprile). È proseguito inoltre, secondo l’indagine presentata da Giovanni Peresson dell’ufficio studi AIE, il lento recupero dei canali di vendita fisici (librerie e grande distribuzione organizzata) rispetto agli store online. A fine settembre infatti i canali fisici avevano una quota di mercato del 57%, in crescita di 5 punti percentuali rispetto al record negativo di metà aprile. Siamo comunque lontani, evidenzia Peresson, dal 73% del 2019: i prossimi mesi diranno se il 43% di quota di mercato raggiunto dagli store online (dato di settembre riferito alle sole vendite di libri fisici rispetto al 9% del 2011) si consoliderà anche negli anni a venire. In tal caso, il lockdown avrebbe accelerato una tendenza di crescita a discapito dei punti di vendita fisici già in atto da tempo.

Complessivamente, al 27 settembre, le vendite di libri fisici – saggi e romanzi – nelle librerie, grande distribuzione e store online valevano 850 milioni di euro, contro i 914 dell’analogo periodo dell’anno precedente. I 64 milioni persi in nove mesi, pari al 7%, sono comunque un risultato in netto recupero rispetto al -11% di luglio e al -20% di aprile, quando i milioni persi erano stati 90 in soli tre mesi e mezzo. Non solo. Una buona notizia per gli stampatori è che gli editori italiani sono tornati a produrre nuovi titoli (libri fisici) a ritmo significativo: dopo il -77% tra inizio marzo e metà aprile, la ripresa è stata costante e, a fine settembre, il confronto anno su anno segna -13%. Per quanto riguarda invece gli e-book, per tutto il 2020 la produzione è stata superiore al 2019 tanto che, a fine settembre, il confronto anno su anno segna +13% e ormai i titoli digitali valgono circa la metà di quelli su carta (10mila contro 20mila).

La crisi del 2020, causata dalla pandemia e ora in parte riassorbita, si è abbattuta su un mercato editoriale che nel 2019 aveva avuto un andamento molto positivo. Secondo il rapporto sullo stato dell’editoria in Italia di AIE, che monitora le vendite di tutti i settori (varia, ma anche editoria scolastica, universitaria, specialistica), alla fine dell’anno scorso il comparto era cresciuto del 3% recuperando i valori pre-crisi, per un giro d’affari complessivo di 3 miliardi e 37 milioni. Sempre l’anno scorso è cresciuto il settore della varia (+5% a 1,528 miliardi), l’editoria scolastica (+3% a 768 milioni), il settore digitale che comprende ebook, banche dati e servizi web (+5% a 379 milioni) mentre erano risultato in calo (-7% a 361 milioni) il comparto delle vendite rateali, alle aziende e i collezionabili. Il 2019 inoltre aveva visto una crescita degli store online rispetto all’anno precedente, che erano passati da una quota del 24% al 27%, mentre i canali fisici flettevano al 73%. Un panorama che, come detto, è stato poi stravolto dal lockdown. Il 2019, infine, aveva confermato la grande crescita dell’editoria italiana sui mercati esteri: i diritti di edizione di autori italiani a editori di altri Paesi erano cresciuti del 9%, a quota 8.596 titoli, un numero poco meno del doppio dei 4.629 del 2011.

di Achille Perego

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