E’ sempre più incerto il futuro delle Officine Grafiche Novara 1901, conosciute sul mercato con il marchio commerciale Deaprinting. La storica azienda grafica novarese, che un tempo faceva capo all’omonima casa editrice e poi ha subito negli anni una serie di passaggi di proprietà, è stata colpita pesantemente dalla crisi del settore della stampa. Fallita l’operazione che l’aveva portata l’anno scorso a prendere in affitto la Amilcare Pizzi (matrimonio saltato mentre a salvare la Pizzi è intervenuto il gruppo Pozzoni) sulla Deaprinting aveva messo gli occhi la Caleidograf del gruppo lecchese Spreafico.

Dopo avere acquistato due delle tre rotative del reparto rotooffset della Deaprinting (una 48 pagine Goss che già da mesi è stata installata nell’impianto di Robbiate e un’altra 48 sempre Goss ancora in fase di smontaggio a Novara il cui trasferimento è stato bloccato dal presidio dei dipendenti) con la possibilità di rilevare anche la terza macchina (una sedici pagine), il gruppo Spreafico aveva presentato a metà febbraio un’offerta per prendere in affitto (con l’opzione poi dell’acquisto) il settore piano (tre macchine) sempre di Deaprinting e una parte dell’attività rotooffset.

L’offerta era però condizionata al raggiungimento di un accordo con le maestranze e i sindacati il cui tempo limite era stato fissato al 16 aprile. Alla fine della scorsa settimana, come racconta Clementino Villaraggia, responsabile provinciale della Fistel Cisl, “noi e la Slc-Cgil avevamo firmato l’accordo con Caleidograf”. Accordo non certo indolore ma considerato inevitabile di fronte alla percezione che i tempi per una soluzione stavano scadendo e anche il male minore rispetto a prospettive ancora più nere per lo storico polo di stampa novarese. L’intesa prevedeva che sugli attuali 141 dipendenti di Deaprinting ne sarebbero stati rioccupati 28 nel reparto piano – con la realizzazione di un nuovo stabilimento entro sei mesi sempre nel Novarese, mantenendo così l’attività in loco – e 10 (8 operai e due commerciali) assunti a Robbiate. I dipendenti che non rientravano in questa finestra di rioccupazione, avrebbero ottenuto una buonuscita di circa 6mila euro lordi e sarebbero stati destinati a ottenere altri due anni di cassa integrazione finalizzata poi alla mobilità (Aspi) – la richiesta di un nuovo periodo di cassa, scaduta quella precedente, è stata fatta in base alla legge 416 – avrebbero però dovuto firmare un verbale di conciliazione con il quale rinunciavano a impugnare la non ricollocazione. Dopo l’assemblea nella quale lunedì i sindacati hanno spiegato l’accordo è stata aperta la procedura per raccogliere le adesioni alla conciliazione, ma sono stati pochissimi i dipendenti che hanno firmato. Così, ieri, preso atto che non era stata ottemperata la condizione posta da Caleidograf – cioè che tutti i dipendenti non ricollocati avessero accettato questa clausola – il gruppo di Robbiate ha comunicato che l’offerta per Deaprinting è “automaticamente caducata”. Ovvero, è stata ritirata.

A questo punto il futuro della Deaprinting appare quantomai incerto. L’attività è ormai ferma da due mesi – tanto che la De Agostini si sarebbe rivolta in questo periodo per le sue commesse ad altri stampatori – e l’azienda è in preconcordato in attesa che il Tribunale omologhi la richiesta di concordato preventivo. La fabbrica è sempre presidiata impedendo a Caleidograf il trasferimento della seconda rotativa già acquistata e ripercussioni per questa rottura potrebbe averli anche la Legatoria del Verbano (una cinquantina di addetti per i quali è stata richiesta la cassa) per cui si era parlato, in virtù dell’operazione Caleidograf e della ripartenza dell’attività di stampa, di un possibile intervento del gruppo piemontese Roletto.