Tre mesi dopo il passo indietro, Fedrigoni torna ad affacciarsi in Piazza Affari, anche se il percorso di quotazione non ripartirà prima dell’autunno. E non si tratta di un voltafaccia ma della conferma (per il momento ancora assolutamente ufficiosa) di una strategia di espansione ribadita periodicamente dai vertici del gruppo cartario veronese, che giudica l’entrata in Borsa un elemento decisivo per lo sviluppo.

A riaccendere l’interesse sulla società i rumors raccolti in questi giorni nel mondo delle banche e della finanza e ripresi da alcuni organi di stampa. Secondo le voci, Fedrigoni ha in programma due importanti acquisizioni all’estero nel settore cartario, per presentarsi poi nuovamente ai portoni di Palazzo Mezzanotte entro il 2015, forte di una dimensione accresciuta di un terzo e potendo contare sul pieno appoggio del credito.

Del resto in ottobre, annunciando il temporaneo stop alla quotazione, la società aveva precisato che la priorità restava lo sviluppo industriale tramite l’acquisizione di ulteriori quote di mercato per linee esterne. Alessandro Fedrigoni e l’ad Claudio Alfonsi tenevano da tempo d’occhio alcune aziende in area UE e nelle Americhe: tutte società solide e ben introdotte, con reti commerciali ricche di clienti interessanti per il gruppo.

Oggi sembra che due di questi dossier, più che mai “caldi”, siano sulle scrivanie dei vertici in vista di una chiusura che potrebbe avvenire in tempi ravvicinati. Per l’Europa si parla di un’industria che opera in Scandinavia, uno dei mercati più promettenti per le materie prime e il know-how. Invece la trattativa oltreoceano riguarderebbe un’azienda in grado di assicurare una presenza sul mercato continentale, dagli Stati Uniti al Sudamerica. Una delle operazioni potrebbe essere chiusa entro un paio di mesi, l’altra prima dell’estate.

Forte di queste acquisizioni, il gruppo veronese oltrepasserebbe di gran lunga la soglia di un miliardo di euro di fatturato. Tra due mesi Fedrigoni dovrebbe infatti approvare un bilancio 2014 intorno a 900 milioni, e l’ingresso delle due nuove aziende nel perimetro potrebbe far lievitare la cifra di 400 milioni, arrivando a un giro d’affari di 1,3 miliardi di euro, concentrati nel core business del comparto cartario di medie dimensioni.

A questo punto la società potrebbe affrontare la quotazione offrendo agli investitori una quota del 35% ma nel quadro di un gruppo più forte del 2014, più internazionalizzato, sostenuto da un mercato in timida ripresa e soprattutto con un convinto supporto delle banche, già pronte a sostenere le acquisizioni con la loro liquidità. Le prime a farsi avanti sarebbero Bnp Paribas e Unicredit, già “in squadra” durante il tentativo di quotazione rimasto al palo per il deterioramento delle condizioni dei mercati finanziari.

Piazza Affari a parte, dalla piazza finanziaria milanese filtrano altre voci che interessano da vicino il gruppo veronese. Alcuni fondi di private equity si sarebbero fatti avanti con la famiglia Fedrigoni proponendo di entrare nel capitale con quote di minoranza. Però non sarebbe la prima volta che la proprietà declina offerte simili, preferendo l’opzione Borsa per fare provvista di capitali con i quali sostenere una futura, ulteriore stagione di “shopping” tra le aziende più interessanti per crescere verso nuovi obiettivi.