Fedrigoni, gruppo italiano leader in Europa nella produzione di carte speciali per packaging, etichette autoadesive, stampa e sicurezza, ha subìto un calo delle vendite relativamente ai settori carta e banconote che però è stato compensato dalle buone prestazioni delle etichette. L’azienda italiana ha chiuso il primo trimestre 2020 con un margine operativo di 45,7 milioni di euro (+1,1% rispetto a marzo 2019, a perimetro costante), cifra che include Ritrama – multinazionale italiana di prodotti autoadesivi con stabilimenti in Italia, Spagna, Regno Unito, Cile e Cina acquisita da Fedrigoni con un’operazione che si è conclusa lo scorso febbraio – nonostante i ricavi si siano fermati a 374,2 milioni di euro (-7,9%) a causa del generale calo di domanda che ha riguardato anche la carta, determinato dal lockdown e dalla chiusura di molte attività in seguito all’emergenza Covid19. Un calo di domanda che ha portato ad alcuni stop temporanei agli stabilimenti Fedrigoni per alcuni giorni fra aprile e maggio.

Per quel che riguarda i risultati dello scorso anno, il 2019 di Fedrigoni si è chiuso con un fatturato di 1.171,4 milioni di euro (senza Ritrama, ancora non formalmente acquisita), in linea con l’anno precedente ma con un Adjusted Ebitda di 162,7 milioni di euro (+18,7% a perimetro costante) determinato dalle buone performance delle etichette autoadesive, cresciute in ricavi (391 milioni di euro, +4,2%) e volumi, e dai margini operativi in aumento della carta nonostante il fatturato stabile, che ha compensato il calo previsto del settore banconote: un settore che l’azienda in una nota definisce come “l’anello meno dinamico della catena” a causa della sua “natura complessa”, e per il quale a luglio 2019 si erano rincorse le voci di una possibile cessione.

«I risultati risentono dell’impatto generalizzato dell’epidemia sui mercati nel mese di marzo, dopo due mesi in cui il Gruppo registrava una buona crescita – conferma Marco Nespolo, amministratore delegato di Fedrigoni, nella foto a sinistra -, e della costante sofferenza del settore banconote, compensati però dagli ottimi risultati delle etichette autoadesive, il cui Adjusted Ebitda è cresciuto a doppia cifra. Nelle Pressure sensitive labels infatti abbiamo raggiunto un posizionamento più forte e completo con l’acquisizione di Ritrama, conclusa a febbraio ma già in grado di prefigurare sviluppi ambiziosi, che ci ha reso il terzo polo mondiale del settore, permettendoci di rifornire segmenti come il food, il pharma, la logistica, il personal care che durante e dopo l’emergenza Covid sono addirittura cresciuti. 

«Nonostante il momento non favorevole, dunque, stiamo beneficiando delle azioni di trasformazione messe in campo nell’ultimo anno – continua Nespolo – che vanno dal potenziamento del management team allo sviluppo di prodotti sempre più performanti ed ecologici, dalle acquisizioni agli investimenti in tecnologia, dalla revisione dei prezzi e dei costi allo scouting di nuovi mercati. Tutte azioni che ci hanno consentito di aumentare i margini operativi pur in presenza di un calo nel fatturato. L’emergenza Covid ci ha imposto delle manovre correttive, ma non ci farà deviare dal piano di sviluppo e dalle iniziative strategiche che abbiamo definito per proseguire nella crescita del Gruppo».

Dal 2018 Fedrigoni è di proprietà del fondo di investimento statunitense Bain Capital. Dopo l’acquisizione di Cordenons, produttore di carte fini e tecniche con sede a Milano e due stabilimenti a Trento e Pordenone, nel 2019 è stata la volta di Ritrama. Queste acquisizioni hanno permesso a Fedrigoni di conquistare nuovi mercati e aree geografiche e sviluppare nuove proposte in segmenti ad alto valore aggiunto dove già è leader, come il packaging per i brand di lusso di moda e cosmesi e le etichette per l’industria enologica.

Foto in alto da fedrigoni.com

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