Era temuta, ma anche attesa, da dipendenti e sindacati. E purtroppo si è realizzata. Stiamo parlando della procedura di fallimento per la Enerprint di Moncalieri, secondo la decisione che sarebbe stata presa, riferiscono fonti sindacali, dal Tribunale di Torino lo scorso 13 ottobre. La società era stata gestita dal gruppo Farina e poi finita nel perimetro del nuovo polo di stampa creato in pochi anni dall’editore Guido Veneziani. Un polo che si è sciolto in pochi mesi: si è iniziato con la dichiarazione di fallimento di RotoAlba, la ex stamperia dei Paolini ceduta al gruppo Gve dal gruppo tedesco Bagel nel 2012. Poi è stata la volta della Mazzucchelli di Seriate e adesso è toccato alla Enerprint.

La società piemontese a metà luglio aveva chiesto, di fronte al precipitare della situazione economica, l’ammissione al concordato preventivo. Ma alla fine il Tribunale, preso atto delle condizioni dell’azienda, avrebbe optato per l’istanza della procedura fallimentare. Gli oltre 160 lavoratori di Enerprint (nata come società energetica a servizo della Ilte nella quale poi il gruppo Farina aveva fatto confluire i dipendenti delle attività di stampa e una parte di dipendenti ex Rotosud) sono già in cassa integrazione per cessazione di attività con due bienni da dodici mesi, grazie alla legge sugli stati di crisi dell’editoria, e resteranno in cassa fino a giugno del 2017. Poi non resterà che la mobilità perché è pressochè impossibile, come del resto sta succedendo per RotoAlba e per Mazzucchelli, che di questi tempi si affacci qualche cavaliere bianco – quindi un’azienda grafica sana – per salvare Enerprint. Azienda, come detto, della quale si era fatto carico Veneziani prima della bufera che ha travolto il gruppo. E a oggi, riferiscono sempre i sindacati, che nei giorni scorsi hanno incontrato il curatore fallimentare, non si vedono spiragli all’orizzonte.

Così, chiosano i sindacati, tenendo conto che nell’area di Moncalieri è venuta meno anche l’attività di stampa della nuova Satiz (anche questa azienda del gruppo Farina/Ilte, rilevata con un’operazione di management buy out da Alessandro Rosso e per cui era naufragata prima l’ipotesi di un polo produttivo con il gruppo Canale e poi era venuto meno l’interesse sempre da parte di Veneziani) dove i 140 dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria per procedura concorsuale fino al 31 marzo 2016, di fatto quello che era una volta un grande distretto della stampa è pressochè scomparso. Lasciando solo aziende chiuse e dipendenti senza lavoro.