Ha appena festeggiato i suoi primi cento anni Grafica Nappa e da almeno sei ha riconvertito la sua produzione. Ora è attiva nel settore delle confezioni (scatole rivestite e astucci pieghevoli) destinate a clienti che operano nella moda, nei trasporti, nella ristorazione, nel food, nella cosmetica e nella farmaceutica. Gli imballaggi di fascia alta rappresentano circa il 60% dell’attività. Nel sito produttivo, attrezzato per la stampa offset e la stampa digitale, operano 40 dipendenti con un’età media di 35 anni. Nel 2019 Grafica Nappa si è aggiudicata un primo posto nella categoria Packaging per i TopAward di Fedrigoni. Abbiamo chiesto al titolare, Antonio Nappa, di raccontarci come vanne le cose in queste settimane difficili.

 

Come state attraversando questa emergenza?

Già la settimana scorsa abbiamo diviso l’azienda in due blocchi, diciamo pure due zone operative (cosa che corrisponde alle disposizioni del Governo): una parte dei lavoratori sta a casa; una parte in azienda. Così che coloro che restano in azienda a lavorare possono mantenere la distanza stabilita. Siamo riusciti a trovare guanti e mascherine per tutti. Lo abbiamo fatto in tempo, ora non sarebbe più possibile. 

 

Cosa sta accadendo dal punto di vista delle commesse?

Devo essere sincero: io sono preoccupato in questo momento solo per la salute dei nostri collaboratori. E devo anche aggiungere, a onore del vero, che nessuno di loro si è tirato indietro o ha comunicato paura, cosa che invece pare stia accadendo in altre fabbriche. 

 

Se l’emergenza si protrae avete risorse economiche per fronteggiare la situazione?

Noi abbiamo la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione. In questo momento più o meno tutti hanno qualche tutela, fatta eccezione per gli imprenditori. Inoltre noi come azienda abbiamo attraversato una lunga trasformazione e poiché oggi il nostro core business è rappresentato dagli astucci, possiamo dire che in un certo senso ci salveremo. Il packaging non può non essere stampato, fosse anche soltanto per salvaguardare i prodotti.

 

Molti vostri clienti appartengono all’industria alimentare. Questo vi fa sperare in una possibile continuità del lavoro? 

Certo. In questo momento le aziende che operano nell’imballaggio flessibile stanno lavorando tantissimo. Anche noi di certo lavoreremo nel nostro segmento. C’è da scommettere inoltre che anche la plastica – che è stata demonizzata negli ultimi tempi – avrà una rivincita di immagine. In fondo la plastica ci protegge, impedisce il passaggio di batteri.

 

Negli ultimi tempi avete sentito i vostri clienti?

Sì, tutti hanno espresso positività tutti sembrano ottimisti, tutti guardano con al futuro. Del resto noi imprenditori non possiamo abbatterci, perché abbiamo la responsabilità delle nostre aziende e dei nostri lavoratori. 

 

Come vede il prossimo futuro?

Quando tutto questo sarà finito, vedo una ripresa ancora più forte del digitale. Ci sarà molta incertezza e la stampa digitale consente di calibrare le quantità. Noi abbiamo appena comprato un’altra macchina offset, una Heidelberg XL 106 in una configurazione molto particolare. Vedremo cosa accadrà. Magari acquisteremo un’altra macchina digitale. Noi comunque ci sentiamo nel sentiero giusto.

 

di Anna Aprea