Un percorso tematico e biografico racconta attraverso abiti, schizzi e ricordi il vocabolario estetico e concettuale di una delle figure più emblematiche della storia della moda

Fino al 16 luglio il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York ospita “A line of Beauty”, un percorso tematico e biografico che racconta, attraverso abiti, schizzi e ricordi, il vocabolario estetico e concettuale dello stilista Karl Lagerfeld.

L’allestimento della mostra, a cura di Tadao Ando, conduce alla scoperta dello straordinario metodo creativo del grande stilista, coprendo un arco temporale che va dagli anni Cinquanta ai Duemila. L’esposizione conta circa 150 pezzi delle case di moda per cui Lagerfeld ha lavorato nel corso della sua carriera – Balmain, Patou, Chloé, Fendi e Chanel – e del suo omonimo marchio, insieme ai relativi bozzetti originali. In particolare, il racconto si focalizza sui disegni e schizzi preparatori dei modelli di Lagerfeld, cercando di ricostruire il suo vocabolario stilistico attraverso i temi estetici che si ripetono nelle sue mode dagli anni ’50 fino alla sua ultima collezione nel 2019.

Presentata come un saggio tematico e concettuale sul lavoro di Lagerfeld piuttosto che come una tradizionale retrospettiva, la mostra si apre con delle gallerie introduttive che esplorano la carriera iniziale di Lagerfeld, tra cui l’assegnazione del Premio Internazionale Woolmark nel 1954 e i successivi ruoli di assistente presso Balmain e di direttore artistico di Patou, dove ha continuato a perfezionare il suo stile unico nel disegno. Con l’intento di illustrare la pratica creativa dello stilista, un’altra galleria introduttiva è stata dedicata alle premières d’atelier, alle sarte considerate gli architetti di Lagerfeld, che hanno lavorato a stretto contatto con lui, traducendo i suoi disegni bidimensionali in creazioni a tre dimensioni. “Se Lagerfeld fosse stato un supereroe, il suo superpotere sarebbe stato la capacità di esistere attraverso le dimensioni. – racconta il curatore Andrew Bolton – La carta era il materiale preferito dello stilista, la tela, per così dire, su cui tracciare i disegni bidimensionali che le première dello studio avrebbero letto e tradotto in capi tridimensionali”. La mostra si sviluppa su due percorsi principali, ispirati dalle due linee più rappresentative dei disegni di Lagerfeld: quella “serpentina”, che indica i suoi impulsi storicisti, romantici e decorativi, e quella “dritta” che rappresenta le sue tendenze moderniste, classiciste e minimaliste, designando così due forze opposte ma allo stesso tempo complementari nel suo lavoro. Un concetto che si ritrova anche nell’allestimento di Tadao Ando, che ha creato un design basato sull’intersezione tra linee rette e serpentine, che fungono da manifestazione fisica del pensiero di Lagerfeld e del suo dinamismo creativo.