Veneta Roto un anno dopo si conferma una presenza attiva, tra speranze e aspettative venate di ottimismo. Creata nel momento più difficile della OPV – Offset Print Veneta per subentrare all’azienda veronese e non disperderne il patrimonio di mercato e di competenze tecniche, nel 2013 ha visto aprirsi una finestra di rilancio con l’entrata di Pigini Group al 70%. Un’operazione condotta in un’ottica di rinnovamento ma anche di continuità, vista la presenza della vecchia proprietà con il residuo 30%.  “Non posso definirla ancora missione compiuta, anche perché la situazione si è rivelata un po’ più difficile di quanto pensavamo, ma siamo in una fase di evoluzione – spiega Pierpaolo De Sanctis, amministratore delegato di Veneta Roto –. In parte dipende dalle condizioni del mercato, che non sta certo vivendo un momento brillante, e in parte dal necessario riallineamento tra i bisogni dei clienti e l’offerta che possiamo presentare. Il nostro target di breve periodo è lasciarci del tutto alle spalle le difficoltà del passato”. OPV, creata nel 1985 da Francesco Calderara, era un player qualificato per la stampa piana e roto di qualità, ma da un paio d’anni navigava a vista. La sottovalutazione delle difficoltà ha fatto precipitare la situazione fino alla richiesta di concordato finalizzato alla liquidazione. Scongiurata la chiusura con l’affitto del ramo d’azienda da parte di Pigini Group, è iniziata la risalita, resa però più complicata da un mercato asfittico. De Sanctis sta cercando ora di recuperare credibilità tra i clienti, valorizzando sul lato dei fornitori le relazioni esistenti col Pigini Group, che porta in dote stabilità e garanzie. “Abbiamo fiducia nella ripresa – aggiunge –, e comunque nei nostri obiettivi c’è una presenza commerciale e produttiva nel Nord Italia dove prima non eravamo presenti. Consideriamo il Veneto una regione di primo piano e puntiamo inoltre ad acquisire know-how e tecnologie che ci mancavano e porteranno vantaggi a tutto il gruppo”. Nel subentrare a OPV, Veneta Roto aveva ventilato la possibilità di 2-3 assunzioni oltre al salvataggio di 15 posti di lavoro. Traguardo raggiunto e organico completato, dice De Sanctis, che ritiene possibile ma non ancora deciso l’accentramento a Loreto dei servizi amministrativi e commerciali. Anzi, sono in corso trattative per collaborazioni nell’area commerciale, in attesa che il mercato si rimetta in movimento. “Ci prepariamo al dopo crisi, a guardare oltre. Quando abbiamo raccolto la sfida di OPV dicevano che eravamo dei matti – ricorda – ma noi proviamo a essere ottimisti: la crisi passerà”. L’ad di Veneta Roto conferma il target: commesse di alto livello per clienti di rilievo (in portafoglio nomi come Cartier, Max Mara, Gucci o Primigi), da integrare con buyer di fascia media e un buon rapporto spesa/qualità. Un mix che ponga rimedio alla scarsa sostenibilità di lavorazioni cui veniva dedicata molta attenzione anche quando il valore aggiunto era limitato: insomma, clienti seguiti come se fossero tutti delle griffe… Tra gli obiettivi c’è anche la progressiva creazione di un’area commerciale a livello di gruppo, che consenta di presentare alla clientela un’offerta complessiva. “La nuova azienda è stata messa in sicurezza rispetto alle problematiche che avevano determinato le difficoltà di OPV, ma non può ancora camminare con le proprie gambe perché non genera redditività, essenzialmente per i limiti del fatturato. A entrare in crisi era stato un modello che funziona per le piccole imprese di nicchia, ma non regge più quando si cresce. Per questo – conclude De Sanctis – abbiamo cercato di applicare a Verona, seppur tra alcune iniziali ostilità, i principi e i criteri applicati con successo nel Pigini Group, che ha 250 dipendenti e 80 milioni di fatturato”.