La trattativa sindacale si dovrebbe avviare entro la fine di settembre. E sarà un appuntamento cruciale per il futuro del gruppo Seregni a quasi quattro anni dalla scomparsa (gennaio 2009) di Umberto Seregni e dall’uscita di scena della famiglia, che ha mantenuto solo una piccola partecipazione in Fingraf spa. A marzo 2011 il gruppo che, alla morte di Umberto Seregni, era diventato il più importante stampatore di quotidiani in Italia, e con una forte presenza nell’Europa dell’Est (Polonia) e da ultimo in Francia (Le Figaro), era stato ceduto dal Fondo di private equity Camulus (che aveva rilevato il controllo) alla famiglia Mastagni che tramite la holding Mca controllava la Cartiera Verde di Romanello di Basaldella di Campoformido, in provincia di Udine. Cartiera che, schiacciata dai debiti, è stata messa in liquidazione lo scorso giugno. Con l’arrivo dei Mastagni (tre fratelli: Andrea, Stefano e Riccardo) il gruppo Seregni ha già subito una profonda ristrutturazione. La partecipazione nel nuovo centro stampa francese è stata ceduta agli editori de Le Figaro mentre sono state mantenute (e rafforzate con l’investimento in una nuova rotativa) le commesse in Polonia. In Italia il gruppo (che nel 2011 contava su circa 250 dipendenti e 45 milioni di euro di ricavi, conti in pareggio e assenza di debiti) ha cessato l’attività a Macomer in Sardegna e mantenuto gli impianti per la stampa di quotidiani, fogli locali, commerciale e riviste per la Gdo nell’area milanese (Paderno e Cernusco sul Naviglio), a Padova (Sepad) e alla Stiem di Fisciano (Salerno). In questi due anni, ricorda Daniele Bonanno della Fistel-Cisl, c’è stato un processo di riorganizzazione societaria e aziendale e un forte ricorso alla cassa integrazione, che scadrà a fine anno. Il gruppo, che nell’ultimo anno è stato guidato oltre che dal presidente Andrea Mastagni, da un nome di spicco del mondo grafico, Federico Cherubini, tornato l’anno scorso come amministratore esecutivo in Seregni dopo la sua presenza nel gruppo già negli anni Novanta. “Il mio incarico però è scaduto nei giorni scorsi – spiega lo stesso Cherubini, ex presidente anche dell’Unione Grafici – e non è stato rinnovato”. In attesa che la proprietà individui un nuovo manager (se lo farà), i sindacati attendono il nuovo piano che sarà presentato nelle prossime settimane. E purtroppo non sarà indolore. La catena del gruppo potrebbe essere ulteriormente accorciata. Già adesso a capo c’è la nuova holding Seregni-Fingraf a cui fanno riferimento lo stabilimento di Cernusco sul Naviglio e quello di Padova (ex Sepad). Le attività di stampa di Paderno Dugnano (Sies e Fingraf per cui è prevista la cessazione societaria) potrebbero confluire nella nuova holding e l’ipotesi (non ancora confermata) è quella di un raggruppamento dell’attività a Cernusco sul Naviglio. La riorganizzazione, temono i sindacati, dovrebbe comportare una riduzione del personale con nuova cassa, mobilità e prepensionamenti tra Milano e Padova per un totale di esuberi che due anni fa era stato stimato in circa 80-90 unità.