La speranza, si dice, è l’ultima a morire. Ed è quella che coltiva Giorgio Martano, ancora alla guida della storica azienda di famiglia, Stige di San Mauro Torinese che sei mesi fa, lo scorso novembre, aveva attivato la procedura di liquidazione in bonis.

Da allora l’azienda torinese ha via via ridotto la sua attività fino alla fermata completa delle macchine, dopo aver esaurito le commesse già acquisite e nel caso affidate per l’esecuzione a stampatori terzi. In questi mesi, spiega Martano, sono state vendute all’estero tre delle quattro macchine piane – a San Mauro Torinese è rimasta solo una Komori 70×100 – e tutti gli impianti del reparto di legatoria. Restano invece le quattro rotative da 16 fino a 72 pagine, anche se la stampa rotooffset è stata sospesa.

Del resto, sempre in questi sei mesi, gli addetti di Stige si sono ulteriormente ridotti e al lavoro per compiti prevalentemente legati all’amministrazione e comunque all’ordinaria manutenzione dell’azienda, è rimasta una decina di 30 persone rispetto alle 130 presenti a novembre quando era stata attivata la procedura di liquidazione in bonis. Complessivamente nell’ultimo periodo, ricorda sempre Martano, circa una novantina di dipendenti hanno lasciato Stige “e sono stati tutti aiutati a trovare un’altra collocazione nel settore grafico in aziende sempre dell’area piemontese mentre sappiamo che se ci fosse la disponibilità a trasferirsi più lontano, esiste una forte richiesta di operatori e macchinisti in altre regioni, a partire dalla Lombardia e dal Veneto”.

Macchine vendute, ferme quelle rimaste, forte ridimensionamento occupazionale. A questo punto qual è il futuro di Stige? Martano, che sottolinea come in questi mesi siano stati pagati tutti i fornitori “e Stige non ha un euro di debito, ma anzi vanta alcuni crediti”, continua a sperare in quelle che definisce “altre possibilità” per la sopravvivenza e il rilancio dell’azienda ed evitare la definitiva chiusura. Ad ora però non si sarebbero concretizzati interventi – erano corse voci nei mesi scorsi di approcci con grandi gruppi di stampa – e di certo l’attuale situazione del mercato, a partire da quello della stampa in rotativa, tra corsa dei prezzi dell’energia e il conflitto in Ucraina, non aiuta a investire in un settore già in difficoltà e super competitivo come quello dei rotativisti.

Così il rischio è che dopo oltre 90 anni finisca la storia di Stige, attiva nel settore dei libri, del commerciale-pubblicitario e dei volantoni per la Gdo. Una fine dolorosa dovuta, come per molte altre aziende grafiche, agli effetti della crisi strutturale del settore grafico con l’avvento della comunicazione digitale e poi allo scoppio della pandemia. Ma, come aveva spiegato Martano a novembre giustificando la decisione sofferta di richiedere la liquidazione in bonis, ad aver dato il colpo finale è stato il fortissimo rincaro delle materie prime (carta, inchiostri ed energia) che hanno eroso la marginalità e reso difficile competere su un mercato dove ci si dà battaglia riducendo i prezzi delle commesse con chi è disposto, pur di far girare le macchine, anche a stampare in perdita.

Del resto quella che una decina di anni fa era un’azienda che impiegava circa 200 persone con una cinquantina di milioni di euro di ricavi operando sia nella stampa piana sia in quella roto offset con quattro rotative da 16 fino a 72 pagine e 7 macchine a foglio, si era già gradualmente ridimensionata. Ma per evitare il passaggio finale Martano si augura ancora che si concretizzi una delle opzioni previste dal percorso verso la liquidazione: cessione delle quote della società, dismissione totale o suddivisa dei rami aziendali oppure un piano di riorganizzazione e ristrutturazione. Un percorso per cui a San Mauro sperano ancora nell’arrivo di un cavaliere bianco, un partner industriale e/o finanziario.