Con gli imballaggi salvati dal macero e rimessi a nuovo da Rotoprint negli ultimi quarant’anni ci si potrebbe fare il giro del mondo quasi 25 volte. 950mila chilometri di materiale sono stati infatti recuperati, dal 1978 a oggi, grazie al sistema inventato da Giancarlo Arici per modificare i packaging sbagliati o obsoleti con la sovrastampa con macchine a rotocalco. Anche questo festeggia l’azienda di Lainate (MI) ora che si appresta a spegnere le 40 candeline: “Milioni di euro risparmiati ogni anno per le aziende che si rivolgono a noi per recuperare imballaggi che altrimenti dovrebbero buttare e un’enorme quantità di CO2 in meno nell’atmosfera, perché riciclando si evita di produrre nuovo materiale”, sottolinea con orgoglio Giovanni Luca Arici, figlio del fondatore e CEO della società, che conta una quindicina di dipendenti e ha clienti in tutta Italia e in numerosi Paesi esteri.
Al giorno d’oggi non stupisce che Rotoprint abbia ricevuto negli anni numerosi premi legati alla sostenibilità ambientale. Fra questi il WorldStar Packaging Award 2015 – il premio mondiale più importante del settore, assegnato dalla World Packaging Organisation – e l’ultimo importante riconoscimento in ordine di tempo, l’inserimento nel rapporto “100 Italian circular economy stories” di Enel-Symbola, accanto a nomi del calibro di Eataly, Fondazione Cariplo, Intesa San Paolo, Legambiente. “Però, quando quarant’anni fa inventammo il nostro sistema per sovrastampare con precisione millimetrica, la sensibilità ecologica era molto diversa”, fa notare Giovanni Luca Arici. “Mio padre, stampatore, ricevette da un cliente la richiesta per modificare un incarto già stampato, per la precisione gli ingredienti su una confezione di ravioli. A quel tempo non c’era la tecnologia per fare un lavoro del genere: mio padre ne intuì la portata e la creò”.
Così, con giorni e notti di lavoro e di studio, Giancarlo Arici fece nascere, dalle normali macchine per la stampa rotocalco, il suo sistema brevettato per correggere errori di stampa, aggiornare grafiche, inserire aggiunte sugli imballaggi già stampati. “Rotoprint aveva capito che il concetto di recupero rappresentava il futuro e i clienti ci hanno subito premiati”, commenta Arici. “Ci siamo ritagliati un mercato di nicchia in cui facciamo qualcosa di unico in Italia. La nostra è una piccola impresa e ogni ordine è seguito con cura artigianale e in modo personalizzato. Allo stesso tempo, ci siamo dati una prospettiva industriale, perché siamo in grado di gestire grandi ordini e presidiamo i mercati di Francia, Benelux, Spagna e Portogallo”.
Non solo. Pur potendo contare su una tecnologia unica nel suo genere, Rotoprint non smette di innovare. Per esempio in cantiere c’è anche la sovrastampa in flexo, un sistema che rende convenienti anche gli ordinativi di piccole quantità di materiale sovrastampato. E poi, come sempre, c’è l’aspetto del rispetto dell’ambiente: “È in gestazione un progetto per l’uso nella sovrastampa dei colori ad acqua, ulteriore garanzia di ecosostenibilità”, annuncia il CEO di Rotoprint. “Ci sono voluti tanto studio e tanta ricerca, perché usare questi colori nella sovrastampa è una sfida tecnica non da poco. Ma crediamo sia importante percorrere la strada dell’innovazione e della sostenibilità ambientale per portare ai nostri clienti un ulteriore valore aggiunto”.