Finora è riuscita a reggere la crisi congiunturale (ma soprattutto strutturale) del settore della stampa che ha colpito, purtroppo con una lunga lista di chiusure, molte aziende piemontesi. Ma di fronte a un 2013 che s’annuncia molto difficile con la previsione che a fine anno il fatturato si riduca di circa il 20% (da 5 a 4 milioni di euro di ricavi) anche la storica Agam di Cuneo ha chiesto al Tribunale dello stesso capoluogo piemontese l’ammissione al concordato preventivo in continuità aziendale. La risposta del Tribunale arriverà entro il 4 ottobre, spiega il 77enne Pietro Borello, fondatore dell’azienda (all’inizio si chiamava Aga) che ancora guida da presidente insieme con i figli Mario (amministratore delegato) e Paolo (direttore di produzione), e allora “decideremo che cosa fare”. L’obiettivo resta quello di mantenere in vita la Agam e di salvare l’occupazione (senza tagli) per una cinquantina di dipendenti. “Purtroppo – aggiunge Borello – il mercato è molto cambiato in questi anni e stiamo assistendo a una forte discesa delle commesse per l’avvento della comunicazione sempre più digitale, la difficoltà di clienti che non riescono a pagare i lavori fatti o addirittura falliscono. In più c’è una concorrenza spietata sui prezzi con i grandi gruppi che, pur di far girare le macchine, accettano lavori sottocosto oppure acquisiscono commesse per riempire le ore di fermo-macchine com’è successo con l’editoriale La Stampa di Torino che da ottobre stamperà un giornale diocesano che prima veniva prodotto in Agam". Perché l’azienda di Cuneo fin dalla nascita è diventata un punto di riferimento per l’editoria cattolica, sia in Italia (dall’Editrice San Paolo per cui realizza circa 30 volumi al mese alla Cei, dai Canossiani ai Camilliani), sia all’estero (l’anno scorso ha realizzato quasi un milione di euro di lavori per il continente africano) per la stampa di volumi liturgici, libri, riviste, giornali, calendari. La Agam è ormai l’unica azienda nella zona dotata di una rotooffset a 16 pagine Harris oltre a un ciclo completo che comprende un forte reparto pre-stampa (con ben dieci grafici impegnati), la stampa digitale e quella piana con macchine Heidelberg 70×100 a 2 colori bianca e volta e a 5 colori e una 35×50 a 4 colori. Pur in un momento di mercato difficile, conclude Borello, solo negli ultimi sei mesi Agam ha investito circa 400-500mila euro per potenziare la stampa digitale, i flussi di lavoro e il finishing con una linea di punto metallico. Segno che l’azienda ha tutta l’intenzione di continuare a produrre e a restare sul mercato (il 2014 dovrebbe segnare una ripresa) ma per farlo deve superare al meglio (utilizzando il concordato preventivo o altre forme d’intervento) l’ultima parte dell’anno.