Dopo oltre cinquant’anni di lavoro per costruire e portare al successo la sua azienda, ha dovuto, con amarezza, gettare la spugna. Colpa della crisi congiunturale e strutturale del settore grafico, che ha fatto crollare i prezzi e spostato molte commesse in Cina, e delle banche, dalla stretta creditizia ai derivati. Così Giorgio Pirovano, 68 anni, cinquantadue dei quali dedicati alla Pirovano di San Giuliano Milanese aperta quando di anni ne aveva sedici, è stato costretto a perseguire la via dolorosa della messa in liquidazione della sua azienda. La richiesta al Tribunale è già stata formulata e accolta con la nomina di un liquidatore. La speranza, adesso, è che si possa arrivare a una soluzione di concordato con la cessione del ramo d’azienda a un importante gruppo di stampa lombardo con il quale sono aperte le trattative. Una soluzione che permetterebbe la ripresa dell’attività e il riassorbimento, almeno in parte, degli attuali dipendenti (ventiquattro). In attesa di sapere se nei prossimi giorni la crisi dell’azienda di San Giuliano avrà un’evoluzione positiva, Giorgio Pirovano tira le somme di una vita di lavoro. Quella che lo ha portato a costruire un’affermata azienda grafica di stampa piana (con una Kba e una Komori di grande formato e una Heidelberg Speedmaster 70×100 a cinque colori più spalmatore e Uv) e in rotativa (con una 16 pagine Solna) specializzata fino al 1997 nella stampa dei cataloghi di vendita per corrispondenza. Un mercato, ricorda Pirovano, che poi è quasi sparito. Così fino al 2002 la Pirovano aveva operato con successo nella stampa di libri d’arte per il mercato internazionale con clienti prestigiosi come il Metropolitan Museum di New York. Ma anche questo mercato si è rarefatto quando dal 2003 le grandi commesse internazionali per i libri e i cataloghi d’arte hanno preso la via della Cina e i ricavi della Pirovano si sono quasi dimezzati. Da allora l’Azienda di San Giuliano ha continuato a lavorare per stampe editoriali e commerciali, anche se l’investimento nella roto a 16 pagine si è dovuto confrontare con un mercato che non chiedeva più come prima produzioni per questa tipologia di macchina. L’aggravarsi della crisi del settore, la guerra al ribasso sui prezzi che ha distrutto la marginalità e i problemi finanziari legati ai rapporti con le banche, hanno acuito le difficoltà sino ad arrivare all’amara ma obbligata decisione di mettere in liquidazione l’azienda. Una scelta sofferta per chi, come Giorgio Pirovano, ha dedicato 52 anni della sua vita all’arte grafica, compresa da tanti clienti (che resteranno se l’attività ripartirà) e fornitori che nonostante aspettino di essere pagati (e si farà il possibile, compatibilmente con la procedura di liquidazione e sperando nel concordato, per onorare i debiti) “mi hanno dimostrato grande stima e affetto in questi giorni”.