Giusto un anno fa avevano messo insieme quasi duecento anni di storia. Ma il matrimonio tra Bazzi e Moretti, due storiche aziende grafiche milanesi (la prima fondata nel 1912 con una dimensione aziendale però raggiunta nel 1935, la seconda nata nel 1915) specializzate nella stampa editoriale e commerciale in offset di grande qualità, non ha avuto una felice conclusione. Nonostante la fusione tra le due società, con il concentramento dell’attività nella sede milanese (10mila metri quadrati) della Bazzi, dove dallo stabilimento ex Moretti di Segrate era stata trasferita una macchina di grande formato 100×140 a cinque colori Kba (che aveva completato un un ampio reparto di macchine piane 70×100 a 4, 5, 6 e 10 colori di casa Heidelberg) l’avventura imprenditoriale della nuova Bazzi-Moretti sembra già arrivata al capolinea dopo neppure un anno. Con una decisione inattesa, Aldo Bazzi, proprietario della quota di maggioranza della nuova società che guida insieme con i figli Federico e Francesco, avrebbe annunciato nei giorni scorsi ai dipendenti e a clienti e fornitori l’intenzione di cessare l’attività con la messa in liquidazione dell’azienda. Una decisione accolta, pare, non bene dai Moretti (il padre Giuseppe e i figli Marco e Massimo) tanto che si sarebbero dimessi dal consiglio di amministrazione non avendo, quali soci di minoranza, il potere di ostacolare la scelta di Bazzi. Nonostante l’integrazione tra le due aziende avesse portato un significativo aumento dei ricavi (più 22%) i risultati raggiunti avrebbero scoraggiato soprattutto Aldo Bazzi dal proseguire l’attività in un mercato sempre più in crisi e concorrenziale. Il 2011, infatti, si sarebbe chiuso in perdita anche per il “buco” creato dal mancato pagamento di un’importante commessa da 200mila euro. Per rilanciare l’azienda sarebbe servita una ricapitalizzazione (ovvero metterci altri soldi) e a questo punto, Aldo Bazzi avrebbe deciso di farsi da parte. Ai dipendenti (circa una sessantina) sarebbe quindi stata comunicata l’intenzione di mettere in liquidazione l’azienda e già da lunedì prossimo non dovrebbero più essere raccolti ordini dai clienti. L’intenzione sarebbe quella di procedere con una liquidazione in bonis (senza cioè l’intervento del Tribunale per il concordato con i creditori) pagando tutti i conti in sospeso con fornitori e dipendenti, per i quali potrebbe essere attivata la procedura di cassa integrazione straordinaria, propedeutica alla mobilità.