Chanel lo definì “metallurgico della moda” per la tendenza a realizzare look con materiali insoliti come metallo, carta e plastica

È morto all’età di ottantotto anni Francisco Rabaneda y Cuervo, noto al pubblico come Paco Rabanne. Stilista, designer e costumista, diventato celebre per la linea di profumi best seller, Rabanne nasce nel 1934 a San Sebastián ma si trasferisce prestissimo in Francia. In fuga dalla guerra civile spagnola, i genitori – la madre lavorava come capo sarta da Balenciaga – trovarono rifugio nel piccolo paesino bretone di Morlaix.

Coco Chanel lo ribattezza “il metallurgico della moda” a sottolineare la predilezione dello stilista per i look realizzati con materiali insoliti come metallo, carta e plastica.

Nel 1966 presenta la sua collezione composta da “12 abiti in materiali contemporanei” in una sfilata provocatoria dove sfilano per la prima volta modelle nere che danzavano a piedi nudi. Il successo fu immediato, nonostante i suoi primi modelli pesassero 30 kg.

Uno dei capisaldi della sua Metal Couture è la linea di abiti realizzati per Jane Fonda nel film Barbarella diretto da Roger Vadim. Firma anche il look indossato da Audrey Hepburn in Due per la strada di Stanley Donen, un minidress fatto di tanti dischetti color argento. Tra le celebrità che negli anni hanno reso iconiche le sue creazioni e contribuito ad accrescere la sua popolarità Françoise Hardy, Brigitte Bardot, Jane Birkin e Serge Gainsbourg.

Nel 2011 realizzò un abito in carta indossato da Lady Gaga in occasione degli MTV European Music Awards (vedi foto di apertura).

La visione avveniristica che ha caratterizzato le sue collezioni è frutto della forte componente sperimentale della moda anni Sessanta. Come racconta Jonathan Walford nel suo libro Ready to Tear: Paper Fashions of the ‘60 ““gli anni ’60 […] e la loro ottimistica ricerca di un futuro spaziale, avevano creato una società […] pronta ad abbracciare la qualità effimera dell’abbigliamento usa e getta”. Già allora i marchi e le aziende cominciarono a produrre i propri paper dress, utilizzando frasi ad effetto e immagini iconiche per pubblicizzare un nuovo prodotto, utilizzando le persone che lo indossavano come un cartellone pubblicitario in movimento.

Le istanze di quell’epoca fanno proseliti ancora oggi come dimostrano le collezioni di stiliste come Kelly Murray, Gary Harvey che hanno fatto del paper dress design una vera e propria arte che trova spazio in passerella e nei musei. Recentemente, le creazioni dell’italiana Caterina Crepax (che abbiamo intervistato qualche mese fa sulle pagine de Il Poligrafico n.208) sono state protagoniste di una mostra intitolata La gentilezza della carta, allestita negli spazi di Fondazione Fashion Research Italy di Bologna. I 18 abiti scultura, realizzati con materiali provenienti dalla storica cartiera Cordenons, sono un inno alla sostenibilità e al riuso creativo.