Sarà anche aggredita dalla concorrenza del digitale (dall’informazione online ai social network) ma la cara, vecchia carta stampata con cui si mandano in edicola giornali e magazine non è ancora tramontata. Anzi, rappresenta ancora il cuore dei ricavi e dei profitti dei principali gruppi editoriali italiani. A cominciare dalla Mondadori. Una scommessa, quella del “print”, alla quale crede con forza Ernesto Mauri, ad del Gruppo di Segrate. E così dopo il restyling di successo del settimanale “Chi”, la Mondadori ha presentato in questi giorni i suoi “nuovi” femminili. Ovvero, con quella che Mauri definisce un’iniziativa senza precedenti nel panorama italiano dei magazine, il rinnovamento in contemporanea di tre testate. Una storica come Grazia (nata nel 1938 e oggi presente in 22 Paesi), Donna Moderna (da 25 anni il settimanale di servizio di riferimento per le donne italiane) e il più giovane TuStyle (consumer). In questi giorni sono arrivati quindi in edicola (con un obiettivo di diffusione di 750mila copie per 3,6 milioni di lettrici) i tre “nuovi” settimanali diretti e rinnovati da Silvia Grilli (Grazia), Annalisa Monfreda (Donna Moderna) e Marina Bigi (TuStyle) che per 51 settimane saranno supportati da una campagna di comunicazione da 15,6 milioni di euro. “Siamo particolarmente orgogliosi di aver portato a compimento questo piano che coinvolge tre testate del nostro sistema di femminili, segmento in cui siamo leader di mercato con una quota ampiamente superiore al 50%”, ha spiegato Mauri. La forza dell’innovazione e la qualità del prodotto (che integra le versioni digitali con oltre 5,3 milioni di utenti unici) hanno raccolto il consenso degli inserzionisti (150 clienti di cui 42 nuovi) con un incremento del 29% delle pagine. Questo significa che il mercato pubblicitario risponde alla bontà dei progetti anche in un periodo di crisi degli investimenti, periodo che sta proseguendo (“Non ho ancora visto segni più”, sottolinea Mauri) anche nel 2013. La speranza, aggiunge Angelo Sajeva, presidente e ad di Mondadori Pubblicità, è che la fiducia dei consumatori migliori in virtù anche dell’insediamento del nuovo Governo con una conseguente ripresa degli investimenti nella seconda metà dell’anno. Quanto ai risultati di Mondadori, la trimestrale sarà diffusa il 14 maggio. L’obiettivo resta il ritorno alla redditività (come in Francia, mercato che genera invece profitti) dell’area periodici Italia (quasi 400 milioni di euro su un totale di 800, che rappresentano oltre il 50% dei ricavi di gruppo: più di 1400 milioni) grazie alla riduzione dei costi e allo sviluppo e rafforzamento dei brand; continuando quindi a investire nei prodotti di carta perché il “print” rappresenta ancora oltre l’85% del nostro fatturato. Ma il recupero della redditività passa anche dalle commesse di stampa. E così Mauri punta a rivedere nei prossimi mesi gli accordi con il gruppo Pozzoni che nel 2008 aveva acquisito proprio dall’azienda di Segrate la Mondadori Printing di Verona portando il controllo al 100% nel gennaio del 2012. Operazione propedeutica a una riorganizzazione produttiva del gruppo di Cisano Bergamasco che ha visto il concentramento delle attività di stampa (comprese quella della ex Mondadori Printing) in Elcograf che dalla sede legale di Verona coordina tutti gli stabilimenti (quindi anche Cles per i libri, Pomezia, Pozzo d’Adda, Madone e Melzo, questi ultimi ex Datamill ed ex Sorin) che danno lavoro a oltre 1.100 dipendenti con 11 rotative rotocalco, 14 rotooffset, 3 impianti flessografici e 11 macchine a foglio. Un Gruppo che, se si escludono la Rizzoli e Guido Veneziani Editore (che è diventato stampatore in proprio prima con Rotoalba e poi anche con Mazzucchelli) praticamente è il punto di riferimento per tutta l’editoria italiana. Con Mondadori, gli accordi sottoscritti al momento dell’acquisizione della Printing, prevedevano la continuità dei contratti fino al 2016. A Segrate, però, vorrebbero ridiscuterli prima cercando nei prossimi mesi di abbassare i costi di stampa e, spiega lo stesso Mauri, avvicinarli a quelli di altri clienti di Pozzoni, come Urbano Cairo. Una richiesta legittima che non vedrebbe pregiudiziali da parte del Gruppo di Cisano Bergamasco. Parlarne si può, poi bisognerà vedere come e quando si troverà un accordo.