Nel centenario della nascita di Verner Eisby, un omaggio al ricercatore danese il cui lavoro ha aperto la strada all’industria globale degli imballaggi flessibili di oggi

di Nick Coombes

Il giornalista inglese Nick Coombes ha intervistato Frank e Jan, i figli di Verner Eisby, inventore del processo Corona ora universalmente conosciuto e accettato come il gold standard per il trattamento delle superfici, e la cui azienda, Vetaphone, è ancora gestita dalla famiglia Eisby. Una storia affascinante che illustra perfettamente come una semplice invenzione su un banco da lavoro domestico possa diventare un punto di svolta per lo sviluppo di un intero settore industriale.

 

NC: Come è cominciato tutto?

JE: Verner ha sempre avuto una grande passione per l’elettronica. Da studente si divertiva a costruire amplificatori e altoparlanti da portare alle feste, un hobby che successivamente si è trasformato in una tecnologia di comunicazione bidirezionale “ship to shore”, un tema caldo in quel momento. In effetti, è da lì che deriva il nome dell’azienda: “Ve” da Verner, “Ta” da Tage e “phone” da phonics – da qui Vetaphone!

 

NC: Che importanza ha avuto per l’industria dell’imballaggio?

FE: Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale videro l’avvento delle materie plastiche negli imballaggi e i brand owner chiedevano che i loro pack si distinguessero per i colori vivaci. L’impiego di questo materiale si era particolarmente richiesto nell’industria alimentare, dove la durata di conservazione aggiuntiva offerta dagli imballaggi in plastica rappresentava un vantaggio significativo. Erano gli esordi dell’etichettatura “da consumarsi preferibilmente entro” e “vendi entro” che è comune oggi sugli imballaggi alimentari.

 

NC: Come è stato coinvolto Verner?

JE: È stato un incontro casuale con uno stampatore che aveva difficoltà a far aderire l’inchiostro a questo nuovo materiale plastico senza sbavature. Chiese aiuto a Verner e, dopo aver testato l’inchiostro e il materiale nel suo piccolo laboratorio domestico, scoprì che tutto era correlato all’energia superficiale che rendeva incompatibile l’interazione tra il liquido e il solido.

 

NC: E questo è diventato un trattamento corona?

FE: Per farla breve, sì, l’ha fatto! Verner scoprì che facendo passare una scarica elettrica sulla plastica a distanza ravvicinata poteva cambiare la struttura molecolare della superficie e migliorare l’adesione. Naturalmente questa è la storia estrema sintesi, ma fondamentalmente quello che lui ha fatto nel 1951 è quello che noi e tutti gli altri produttori di corona stiamo facendo oggi. Tutto ha avuto inizio sul suo banco di lavoro!

 

NC: Come è stato all’inizio?

JE: Caotico! Papà era un inventore e la mamma ha cercato di gestire le finanze e crescere noi figli. Lavoravano sempre e abbiamo viaggiato molto cercando di spiegare e convincere un mercato scettico che la tecnologia funzionava davvero, anche se era difficile spiegare come. Le vacanze in famiglia erano basate su un tour di potenziali clienti e Verner trascorse molti anni visitando università e istituti discutendo del suo nuovo processo. Frank e io abbiamo visitato l’Europa ed è stata una grande esperienza educativa per due giovani.

 

 

NC: Com’era Verner Eisby come persona?

FE: Era appassionato di ricerca scientifica, sempre desideroso di sapere come funzionavano le cose e trovare modi per migliorarle. I suoi interessi includevano la progettazione di sofisticati sistemi di comunicazione per la flotta peschereccia danese, lo sviluppo di sistemi di irrigazione automatizzati per le serre! Il suo background da ingegnere elettrico specializzato in trasmissione di energia gli ha dato le competenze per sviluppare un sistema che applica una scarica elettrica a distanza ravvicinata a un materiale potenzialmente infiammabile: calore e plastica non vanno molto d’accordo! Quello che ha fatto Verner è stato imparare a controllare la generazione di energia tramite il trasformatore: è quello che facciamo ancora oggi dopo 70 anni, ma con l’elettronica del 21° secolo.

 

NC: Come è arrivato alla produzione?

JE: Stava già producendo radio e ricetrasmittenti per i vigili del fuoco locali, quindi dopo aver inventato il trattamento corona ha portato avanti in parallelo l’industrializzazione di questi due progetti. Ma la domanda di sistemi di trattamento era schiacciante, quindi la produzione di radio si fermò presto. A metà degli anni ’60 trasferì l’attività nella nostra attuale sede, inizialmente affittando parte di una fabbrica ma ben presto rilevandola completamente. Vetaphone era ancora una piccola azienda ma stava iniziando a lasciare il segno nel mondo. Grazie a un attento reclutamento di personale di vendita e produzione Verner poteva continuare a concentrarsi sulla ricerca e sviluppo, che in un mercato in rapida crescita con standard di vita e trasporti migliorati, era un elemento essenziale per la crescita aziendale.

 

NC: Come è cresciuta l’azienda?

FE: Quando sono rientrato a metà degli anni ’80, ho compreso l’enorme potenzialità di sviluppo in vari mercati, ma era possibile solo migliorando l’organizzazione della produzione e delle vendite. Ho anche un background di elettronica, quindi diedi il mio supporto strategico per migliorare l’efficienza e operativo come venditore tecnico per l’azienda. Era il periodo in cui la tecnologia passò dalle valvole ai transistor e Vetaphone fu la prima azienda a fornire generatori di corrente a stato solido e successivamente unità ad alta potenza modulari per offrire diverse funzionalità e una maggiore affidabilità.

 

NC: Cosa stava guidando questa crescita?

JE: Verner ha sempre spinto per una maggiore integrazione della tecnologia Vetaphone. Voleva che la nostra attrezzatura fosse vista più come un componente intrinseco della linea di produzione piuttosto che come un accessorio. Abbiamo continuato questa filosofia sviluppando e introducendo sul mercato macchine che hanno un impatto minimo sulla produzione e sulle risorse. Il nostro obiettivo era ottenere linee di produzione gestibili da un solo operatore, realizzabile unicamente con una tecnologia integrata che migliori l’affidabilità incrementando la produttività.

 

NC: Quali sono state le tappe principali per raggiunger questo obiettivo?

FE: Creare la scarica elettrica in modo affidabile è stata la chiave per trasformare il concetto in una realtà applicabile. La ricerca di tutta la vita di Verner era concentrata su quello che chiamava “E-Norm”, che ora conosciamo come “watt/densità” o “dose corona” richiesta per ottenere il risultato desiderato. Una volta padroneggiata la tecnica, ha dovuto venderla come un processo commercialmente valido continuando a perfezionarne e svilupparne l’efficienza. Per molti versi nulla è cambiato: continuiamo a investire molto in ricerca e sviluppo per consentire ai nuovi complessi supporti di soddisfare i requisiti di imballaggio richiesti dai brand owner contemporanei, in un mercato in cui è la domanda a guidare la tecnologia.

 

NC: Come pensi che Verner vorrebbe essere ricordato?

JE: Sapere che è riconosciuto come “il padre” del trattamento dei supporti lo rallegrerebbe e lo divertirebbe: era appassionato di ciò che faceva, ma era uno scienziato dietro le quinte. Il fatto che sia stato pioniere di un’industria e abbia fondato quella che è diventata un’azienda leader a livello mondiale è, secondo noi, un epitaffio di cui andare orgoglioso.

 

NC: E cosa penserebbe oggi di Vetaphone e del mercato dei trattamenti superficiali?

FE: Speriamo e crediamo che sarebbe molto orgoglioso di come abbiamo continuato e sviluppato la sua eredità. Essere riconosciuti come un’azienda leader a livello mondiale è ben oltre la sua immaginazione quando ha iniziato nel 1951 e sarebbe rimasto affascinato dal modo in cui l’elettronica e la tecnologia informatica sono state applicate alla scienza di base. Il mercato attuale è estremamente complesso sia in termini di materiali utilizzati sia di applicazioni che devono soddisfare: senza la sua natura curiosa e la sua passione per l’invenzione, il mercato degli imballaggi come lo conosciamo oggi non sarebbe stato lo stesso.