Lunga vita al libro scolastico. Ovviamente di carta. Perché se c’è un settore che ha risentito meno sia della concorrenza del digitale (e-book) sia dell’effetto Covid-19 – con le aule chiuse per il lockdown e una didattica proseguita solo a distanza per terminare l’anno scolastico 2019-2020 – è proprio quello dei libri. E in particolare di quelli educativi.

Un mercato importante sia per gli editori sia per le aziende grafiche, tenuto conto che, dopo le sirene negli anni scorsi della delocalizzazione delle commesse in Cina e nell’Est Europa, oggi, spiega Paolo Tartaglino, vicepresidente del Gruppo educativo dell’Associazione italiana editori (Aie), gran parte dei libri scolastici viene stampata nel nostro Paese. Anche quelli per il nuovo anno scolastico 2020-2021.

I dati

L’ultimo rapporto (2019) dell’Aie sullo stato dell’editoria in Italia dice che il mercato del libro nel 2018 valeva come fatturato 3,170 miliardi di euro, in crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente. E quasi un quarto di questo mercato era rappresentato proprio dai testi educativi con un valore (escluso l’usato) di 747,7 milioni di euro in crescita rispetto ai 722,1 del 2017 e ai 649,3 del 2011. Un valore, in attesa dei dati ufficiali aggiornati sul 2020, che Tartaglino stima abbastanza stabile nel 2019.

Del resto, aggiunge il vicepresidente del Gruppo educativo di Aie, la previsione di chi dava se non morto comunque in forte flessione il libro scolastico stampato rispetto all’introduzione dei testi digitali – peraltro prevista per legge –, si è rivelata sbagliata. Perché, e lo ha anche confermato più di uno studio sulla maggiore capacità d’apprendimento e di consultazione rappresentata dalla lettura su carta, i libri tradizionali continuano a vincere, e alla grande, la sfida con gli e-book. 

Carta, digitale, misto

Riguardo alla tipologia di libri adottati, rileva sempre l’indagine dell’Associazione italiana editori, il libro misto (carta + digitale) è ancora la parte più consistente con una quota del 99,84% nelle primarie, del 98,93% nelle scuole secondarie di primo grado e del 98,65% nelle scuole secondarie di secondo grado. Al contrario, il libro esclusivamente digitale continua a rappresentare una quota minima: le adozioni “virtuali” si attestano infatti sull’1,07% per le scuole secondarie di secondo grado, sull’1,35% per le secondarie di primo grado e sullo 0,16% nelle primarie.

Così lo scorso anno scolastico nelle case dei circa 6,7 milioni di studenti italiani erano presenti 2,6 milioni di libri di testo solo cartacei (tipo A), 37 milioni in versione cartacea e digitale (tipo B) e solo 463 mila nella versione esclusivamente digitale (tipo C). Così, se oggi (sempre per legge) tutte le novità devono rientrare in una di queste tre categorie (libro scolastico solo di carta, carta + digitale oppure solo digitale), oltre il 92% usa il sistema misto. Indicazione questa, rileva Tartaglino, che «la carta è uno “strumento” indispensabile ma non sufficiente: gli insegnanti e gli studenti ritengono fondamentale non solo la versione digitale del testo ma anche le piattaforme. Gli editori scolastici si sono fatti trovare pronti e proprio i libri di testo, insieme ai supporti digitali e alle piattaforme online per l’apprendimento a distanza messe a disposizione degli studenti, sono stati strumenti essenziali per garantire la continuità didattica con la chiusura fisica delle scuole a causa della pandemia».

Sia in precedenza sia, a maggior ragione, nella stagione del Covid, il punto di riferimento per docenti e alunni si è confermato il libro di testo. Ma un libro “arricchito”. Molte cose erano già presenti sulle piattaforme degli editori: la possibilità di accedere a contenuti aggiuntivi, a versioni e-book, a esercizi e test di verifica. E «moltissimo è stato aggiunto e reso disponibile fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus», ricorda il vicepresidente Aie. Tanto che i primi giorni di lockdown hanno visto uno studente su tre (circa 2 milioni) scaricare almeno un libro di testo in formato digitale dalle piattaforme degli editori scolastici, quasi 2 milioni di materiali didattici integrativi e di approfondimento (20 mila per materia) e l’aggiornamento con webinar gratuiti, sempre curati dagli editori, di quasi 700 mila docenti con 1500 richieste di info all’ora (25 al minuto). Il futuro del libro scolastico quindi sarà sempre di più legato al binomio inscindibile tra carta e arricchimento digitale. Un binomio che dovrebbe ridurre anche il peso del mercato dell’usato perché lo studente che acquista un testo di seconda mano non può avere l’accesso (personalizzato, codificato e gratuito) alle piattaforme per l’integrazione online dei contenuti digitali dei libri di testo.

Libri che fanno capo a piccoli e medi editori indipendenti, anche con brand storici come Sei e La Nuova Scuola, ma che vedono soprattutto la presenza sul mercato di quattro grandi gruppi con le relative case editrici controllate come Mondadori, Zanichelli, De Agostini e Pearson. E che, diversamente dal passato, affidano a terzi (e non più alle loro stesse tipografie) il processo di prestampa, stampa e confezionamento. Una stampa che vede ancora al primo posto le rotooffset e quindi i principali gruppi (Elcograf, Rotolito, L.E.G.O., Grafica Veneta) che dispongono di competitivi impianti di rotative. Al servizio anche del mercato estero a partire dagli editori europei e anglosassoni. Ordini di testi scolastici e dizionari in arrivo da Spagna, Francia, Irlanda, Olanda e Inghilterra che, sottolinea il presidente di Grafica Veneta Fabio Franceschi, hanno permesso all’azienda padovana – provincia dove, nel Comune di Vo’ Euganeo, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha deciso a settembre di inaugurare l’anno scolastico – di far girare a pieno regime le macchine da maggio ad agosto con un aumento del 10% delle quote di mercato.

Formati e carta

Guardando ai formati e alla carta, negli anni i testi scolastici non hanno subito profonde trasformazioni se non per una maggiore attenzione all’inclusione sociale (si pensi ai font speciali utilizzati per chi ha disturbi dell’apprendimento, come la dislessia) e per il fatto che ormai il bianco e nero è stato abbandonato anche per i testi di matematica o grammatica e quasi tutti i volumi sono stampati, ricorda Andrea Lorato, direttore commerciale di Elcograf (gruppo Pozzoni), a quattro colori. Una scelta, aggiunge Lorato, diffusa anche all’estero. Un mercato che a partire dal Regno Unito vede molte commesse affidate alle aziende del gruppo bergamasco e più in generale un giusto riconoscimento alla competitività e alla qualità di stampa delle aziende grafiche italiane.

Per la carta, spiega Simone Bandecchi, direttore generale di Rotolito, che stampa testi scolastici sia per i principali editori italiani sia per quelli di Paesi esteri, dalla Francia all’Inghilterra, passando per i Paesi africani, in genere si utilizza la uso mano senza legno o la patinata opaca con grammature comprese tra 55 e 115 grammi. La scelta della tecnologia di stampa invece dipende molto dalle tirature. Ovviamente più sono elevate più si utilizzano le rotooffset, mentre per le quantità più basse viene usata ancora la stampa piana o la stampa digitale, che risponde all’esigenza da parte degli editori di puntare semmai su ristampe e aggiornamenti chiedendo allo stampatore il massimo della flessibilità e della tempestività nell’evasione della commessa. Secondo Tartaglino negli ultimi anni le tirature del singolo testo sono scese (la media oggi sono circa 15 mila copie con un costo di carta e stampa che incide per circa il 15% sul prezzo di copertina dei libri), fattore che ha contribuito al ritorno in Italia di commesse che negli anni scorsi venivano affidate agli stampatori asiatici.

I tempi

La macchina produttiva dei libri educativi si mette in moto in autunno e tra i mesi di novembre, dicembre e gennaio vengono stampati i libri che gli editori promuoveranno nelle scuole, e quindi tra gli insegnanti, per le adozioni. Una stampa, spiega il presidente del gruppo LEGO Giulio Olivotto, che rappresenta una parte importante del fatturato complessivo che sarà poi realizzato tra giugno e agosto per mandare nelle librerie e nei supermercati i libri adottati per il nuovo anno scolastico. Quest’anno, aggiunge Olivotto, a causa del lockdown e della chiusura fisica delle scuole l’attività promozionale per le nuove adozioni è stata ovviamente fortemente ridotta e quindi perlopiù gli insegnanti, e quindi gli editori, hanno confermato i “vecchi” testi con un numero molto limitato di novità. Una situazione che comunque, conclude il presidente di LEGO, non ha compromesso il giro d’affari del mercato scolastico del 2020 e anche quello delle aziende che maggiormente operano in questo settore. Il punto interrogativo invece riguarda il prossimo anno e se, tenendo conto delle difficoltà che potrebbe creare ancora la pandemia, ci sarà o meno un ritorno da parte degli editori a un buon numero di novità.

Un interrogativo al quale risponde positivamente Gian Luca Pulvirenti, amministratore delegato di De Agostini Scuola, tra i principali editori di scolastica. Se è vero che a causa della pandemia nell’ultimo anno si era ridotto il numero delle novità «penso e spero – sottolinea Pulvirenti – che la prossima campagna promozionale possa svolgersi regolarmente e come De Agostini abbiamo fiducia che si potranno proporre le novità per il 2021».

Le novità

Novità che vedono sempre protagonista il libro di carta integrato con i contenuti digitali e le piattaforme usufruibili da studenti e docenti che, spiega sempre Pulvirenti «hanno visto anche un grande impegno di De Agostini Scuola per la formazione didattica dei docenti oltre che per l’arricchimento digitale didattico fornito agli studenti». Quindi tantissimi contenuti specifici, personalizzati e interattivi con proposte di carta + digitale evolute anche per il ripasso e il recupero dei debiti. Un processo d’arricchimento dei testi scolastici fermo al 2012, al di là del semplice – ma insostituibile – manuale stampato offerto senza particolari rincari dei prezzi, tra l’altro fissati per legge con il tetto di spesa, conclude l’ad di De Agostini Scuola. Eventuali rincari per singolo testo, chiosa Tartaglino, “non hanno superato quest’anno l’1%”.

Gli allarmi delle associazioni dei consumatori sono dovuti al fatto che nei canali di vendita della scolastica – come la grande distribuzione organizzata, librerie, cartolerie ed e-commerce – non è più possibile applicare riduzioni di prezzo superiori al 15% del costo di copertina, che hanno sempre agevolato gli acquisti. Questo perché con l’approvazione lo scorso febbraio della legge sul libro (ex ddl promozione lettura) è stato imposto un limite agli sconti che è possibile applicare sui libri in vendita: nelle librerie, store online, gdo, lo sconto ordinario massimo è passato dal 15% al 5%, ma è rimasto il 15% solo per i libri scolastici; i punti vendita possono organizzare promozioni, una volta l’anno, con il limite di sconto del 15% mentre per gli editori è del 20%.

di Achille Perego

Foto in apertura: Elcograf

Questo articolo è apparso sul numero 199 de il Poligrafico

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