Non c’è pace per il Gruppo Editoriale Zanardi: prima la grave situazione di crisi aziendale, con l’inevitabile corollario di tensioni con i fornitori e di confronto con il sindacato, quindi la tragica scomparsa di Giorgio Zanardi, che si è tolto la vita poco meno di un mese fa, non riuscendo più a sopportare il peso anche psicologico dei debiti e del dissesto.   E l’altra notte infine quella che potrebbe sembrare una beffa, se non fosse purtroppo l’ulteriore durissimo colpo che rende ancor più arduo il progetto di rilancio  dell’azienda padovana: un furto ben organizzato a opera di una banda di forse sette-otto persone che hanno razziato computer, attrezzature, trapani, materiali e soprattutto i cavi di rame che costituiscono la “dorsale di fabbrica”, cioè l’impianto elettrico che alimentava tutto il reparto di produzione. Da allora la Zanardi è completamente bloccata, perché le macchine non ricevono più energia. Si tratta di un danno di oltre 300 mila euro, che secondo l’amministratore unico della Zanardi, Mario Grillo, rischia di rendere la ripartenza dell’azienda una missione impossibile. “È come se fossimo stati accoltellati alla schiena – dice –. Il morale è comprensibilmente basso, ma tutte le cento persone che lavorano qui sono decise a rimboccarsi le maniche per continuare: qualcosa faremo, non ci fermiamo”. La Zanardi sta cercando di riorganizzarsi e con il supporto di alcuni fornitori esterni prova a far fronte agli impegni e a non perdere le commesse dei clienti. Ma non sarà facile: oltre a portare via i cavi, i ladri hanno messo fuori uso diverse macchine di produzione mettendo in forse la consegna di lavorazioni quasi terminate e di volumi pronti per la spedizione. Senza i computer e le attrezzature, a meno di un miracolo, non si riuscirà a rispettare i tempi previsti.