La voce corsa quest’estate sui mercati l’ha sentita anche Massimo Pizzi. Ma come era già successo con un altro rumor (quello di un’integrazione con la bresciana Tiber di Armanno Becchetti) non ci sarebbe nulla di vero. La storica Amilcare Pizzi di Cinisello Balsamo non sta trattando un accordo con la Arti Grafiche Boccia di Salerno ma “finché può” andrà avanti da sola. Del resto Massimo Pizzi, nonostante la crisi del settore grafico non sia affatto superata, continua a non vedere i vantaggi di un’eventuale fusione con un’altra azienda del settore. Il mercato conferma che non esistono economie di scala che rendano conveniente questa scelta. Una scelta che non risolve i problemi dell’attuale fase difficile dove il problema è quello di avere troppe macchine e un eccesso di capacità produttiva. Così la Amilcare Pizzi ha scelto ancora la strada dell’indipendenza cercando di aumentare produzione e redditività. Con 130 dipendenti e circa 50 milioni di euro di ricavi (compresi quelli della casa editrice Silvana Editoriale) non è questo il momento di pensare a nuovi investimenti. Basta (e avanza) quello che c’è: ovvero quattro rotative, due Lithoman a 64 pagine (l’ultima installata nel 2009, la prima nel 2002), una 48 e una 16 pagine più il reparto macchine piane. Il problema, infatti, è trovare lavori redditizi per questa grande capacità produttiva. La Pizzi opera sia sul mercato editoriale sia su quello commerciale, dai volantoni per la Gdo ai cataloghi e ai libri. Ma tutto questo non basta per mantenere una buona redditività. Così è necessario ridurre sempre di più i costi. Per questo prima dell’estate Massimo Pizzi aveva disdettato tutti gli accordi sindacali di secondo livello. Una decisione che all’inizio aveva colto di sorpresa i sindacati, ma che alla fine ha prodotto un risultato importante per il futuro dell’azienda. Tanto che la trattativa si è chiusa positivamente con la firma di un accordo che, tra i punti sottoscritti, vede soprattutto il taglio della quattordicesima mensilità. Del resto la Pizzi era rimasta una delle poche azienda (se non l’unica) a pagarla ancora!
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