Si è chiuso – in parte – il brutto capitolo del caporalato che aveva fatto rumore all’inizio dell’estate e sfiorato una delle più importanti aziende di stampa italiane, Grafica Veneta. Giampaolo Pinton e Giorgio Bertan, rispettivamente allora responsabile dell’area tecnica e amministratore delegato del gruppo di Trebaseleghe (Padova), hanno infatti patteggiato l’altro giorno con il gup padovano Claudio Marassi una pena di sei mesi, commutata in 45 mila euro di sanzione pecunaria più 2600 di multa ciascuno, per il reato di sfruttamento del lavoro. I due manager inoltre risarciranno le vittime con 220mila euro.

L’inchiesta è quella che a luglio aveva portato agli arresti undici persone – con i domiciliari per i due manager accusati di essere stati al corrente dello sfruttamento dei lavoratori – indagate per caporalato nei confronti di undici pakistani, assunti da una società di Trento (BM Services) che, come scrive il Corriere Veneto, forniva come ditta esterna servizi di manovalanza per la rilegatura e distribuzione di libri. E i cui titolari, secondo l’indagine, li sfruttavano e picchiavano, costringendoli a lavorare 12 ore al giorno, senza alcuna indennità. Le indagini della magistratura, coordinate dal pm Andrea Girlando e iniziate nel 2020 continuano e restano indagati altri 9 pakistani.

In una nota, Grafica Veneta fa sapere che il Tribunale di Padova ha accolto l’istanza di definizione del procedimento con la sola sanzione pecuniaria, come richiesto da Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton. “Le persone coinvolte – spiega – rivendicano la irrilevanza penale di quanto loro contestato, tanto che l’accordo con l’Autorità Giudiziaria consegue a una logica di “costi/benefici” di fondamentale importanza per una azienda che – non avendo nulla di cui rimproverarsi – deve guardare con velocità al futuro, per confermarsi leader mondiale nel settore dell’editoria”.

“È una pagina dolorosa che si chiude – commenta il presidente di Grafica Veneta Fabio Franceschi – anche se quanto accaduto non può essere dimenticato. Il rispetto e la dignità di ogni lavoratore è un valore imprescindibile, che noi per primi rivendichiamo, e che contraddistingue da sempre il modus operandi di Grafica Veneta. Un pensiero va ai lavoratori pakistani; sono rimasto colpito e addolorato nell’apprendere di atti di prevaricazione che gli stessi avrebbero subito. Ma se è accaduto non è certamente dipeso dalla nostra società o comunque da nostre responsabilità”.

“Ho ritenuto comunque doveroso – continua Franceschi – manifestare un segnale tangibile di solidarietà, disponendo nei loro riguardi una elargizione spontanea che mi auguro possa aiutarli per superare questo momento non semplice. Un ringraziamento forte, infine, va agli oltre 800 collaboratori delle nostre società, che hanno sempre creduto in noi e lavorato senza un attimo di incertezza, dandoci fiducia e coraggio anche quando abbiamo dovuto assistere a una costante quanto indebita sovrapposizione della posizione di Grafica Veneta con le responsabilità di BM Service, azienda datrice di lavoro delle persone di nazionalità pakistana. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a nuove sfide, anche facendo tesoro di questa esperienza, proiettati alla crescita del nostro gruppo con la convinzione che ciò rappresenti un valore per l’intera comunità e il territorio”.

Per quanto riguarda i due manager coinvolti dall’inchiesta, dopo la sospensione seguita agli arresti domiciliari sono stati reintegrati dall’azienda che ha però tolto loro le precedenti deleghe redistribuendo queste responsabilità all’interno del management di Grafica Veneta.

di Achille Perego