Se il 2021 è stato l’anno dei boxed wine, i vini in scatola, il 2022 sarà quello dei canned wine, i vini in lattina. Secondo un report dell’agenzia Grand View Research, il mercato globale del vino in lattina ha mosso 211,4 milioni di dollari nel 2020, ed è destinato a crescere del 13,2% all’anno da oggi al 2028. Anche secondo Euromonitor il mercato del vino in lattina crescerà del 9,3% fino ad arrivare a 366 milioni di unità in commercio. Il mondo del vino, insomma, è in costante evoluzione e si adatta rapidamente alle nuove esperienze di acquisto e consumo.

Sull’onda dei più noti servizi di food delivery, durante la pandemia è esplosa la moda del ready-to-drink. Gli utenti più giovani tendono a preferire le confezioni poco ingombranti, facili da rinfrescare, economiche e con un ridotto impatto ambientale (l’alluminio è infatti altamente riciclabile).

Naturalmente c’è chi storce il naso. Il timore di alcuni esperti è che il contatto con questo materiale (considerato per molto tempo scadente) possa alterare la qualità del prodotto. Non la pensa così SoViPi, azienda vinicola dell’astigiano, per la quale le reticenze nei confronti delle lattine sono frutto di un problema culturale. Oggi il processo di inlattinamento si è evoluto per far sì che le caratteristiche del prodotto confezionato rimangano intatte.

Gli attuali metodi di rivestimento interno e i controlli di qualità rendono le lattine un contenitore particolarmente affidabile anche dal punto di vista igienico-sanitario. Solidità, sicurezza e versatilità sono le qualità che rendono l’alluminio uno dei materiali più richiesti nel settore del packaging. A queste si uniscono le ampie possibilità di personalizzazione di formato e design, già sfruttate da moltissimi brand di cocktail, soprattutto negli Stati Uniti.

Tanto per fare un esempio recente, il brand Black Yeti Beverages ha sviluppato una collezione di lattine ispirate ai poster della musica rock.

Tra i pionieri del wine packaging in Italia abbiamo la cantina ZAI, che punta a creare vini di buona qualità in lattina, realizzando confezioni funzionali senza rinunciare a un’estetica d’impatto, che utilizza il fumetto come strumento di storytelling.

Comunicare efficacemente attraverso la stampa del packaging è il principio su cui si fonda Snaab. Secondo il fondatore Paolo Carpineti il nome deriva dalla pronuncia americana della parola snob (che letteralmente significa “senza nobiltà’) e fa riferimento al pregiudizio che molti nutrono nei confronti del vino in lattina. Con le sue confezioni dai colori pop, Snaab si pone l’ambizioso obiettivo di portare il vino in posti in cui non è mai entrato, legati alla cultura urban, come negozi di streetwear, scardinando l’approccio troppo tradizionalista e mettendolo in dialogo con il mondo della moda.

di Caterina Pucci