Dalle campagne pubblicitarie alla street art, i manifesti possono diventare un potente strumento per sensibilizzare su diversi temi sociali

La scorsa primavera, chi vive a Milano non avrà potuto fare a meno di notare alcuni imponenti cartelloni pubblicitari apparentemente al contrario: l’idea era di Serenis, piattaforma che offre percorsi di psicoterapia online, e che attraverso questa campagna dal titolo “Tanti cartelloni sulla terapia”, cercava di raccontare quanto fosse difficile in Italia raccontare la terapia e l’importanza del benessere mentale. Ciascun manifesto, scritto al contrario, raccontava quali fossero i benefici di intraprendere un percorso psicoterapeutico, le emozioni che suscita, ma anche informazioni più pratiche su numero di sedute, costi e modalità. In tutto, dodici creatività sparse tra Cadorna, Cordusio e anche una maxi in zona Moscova. Il direttore creativo di Serenis, Francesco Morzaniga aveva spiegato come l’obiettivo fosse raccontare un tema delicato “senza scadere nel tendenzioso, nel superficiale e nel fatto male. Noi stiamo provando da un anno e mezzo a tenere insieme la responsabilità e l’efficacia, con qualche successo e tanti sbagli e questa campagna è un altro tentativo, per noi molto importante e più vistoso di altri, di farci sentire, di provare ad arrivare a quante più persone possibili, sperando che possano, nella nostra campagna, trovare il coraggio e l’energia di avvicinarsi al benessere mentale”.

     

Prima ancora che una scelta di marketing pubblicitaria, l’affissione è una pratica utilizzata da attivisti e collettivi. Come CHEAP Festival, un progetto di arte pubblica nato a Bologna nel 2012, per volontà di sei donne. Uno dei punti programmatici è la riappropriazione degli spazi pubblici urbani da parte degli artisti «sempre più spesso un pezzo non viene considerato gesto vandalico (!) ma street art se (e solo se) fatto con un permesso in tasca e associato ad una qualche mirabolante forma di riqualificazione; vediamo sempre più fiori disegnati sui muri a scapito di gesti che vanno oltre al muro; siamo testimoni di un numero preoccupante di tentativi atti a normalizzare un’esperienza che ha senso se (e solo se) riconosciuta nei termini della propria eccedenza». In questi giorni e fino a fine mese, per le strade di Bologna, è possibile vedere i risultati della call lanciata alcuni mesi fa, che ha prodotto 175 manifesti, opera di 156 artiste e artisti in tutto il mondo. Con ironia, colore, surrealismo, ogni poster racconta istanze sociali urgenti.

A più livelli, dunque, la comunicazione visiva per esterni può diventare uno strumento molto potente utile a sensibilizzare su temi di rilevanza civile e sociale. Spesso superando, anche solo per il tipo di impatto che suscitano nell’immaginario di ciascuno, le pur sempre utili campagne di marketing e attivismo online, proprio perché più inaspettate e calate in contesti in cui non ci si aspetterebbe di trovarle.