Qualcuno l’ha definita una tempesta perfetta. La catena di approvvigionamento globale per una vasta gamma di prodotti, incluso il fashion, è sottoposta a uno stress senza precedenti soprattutto in vista della stagione natalizia. Un periodo che per molti rivenditori e brand costituisce il 35% delle vendite annuali.

Negli Stati Uniti, il boom della domanda da parte dei consumatori ha messo sotto pressione la capacità dei porti e dei magazzini. Contestualmente, la carenza di personale si è tradotta in una diminuzione degli automezzi e, di conseguenza, in un ritardo complessivo delle consegne. Per i viaggi che prima richiedevano 25 giorni, ora si può arrivare anche a sessanta. Circa il 70% degli intervistati in un sondaggio della National Retail Federation afferma di aver dovuto aspettare fino a due o tre settimane per una consegna.

A creare particolari problemi è la carenza di cotone. Secondo Dirk Vantyghem, direttore generale della Federazione europea dell’abbigliamento e del tessile (Euratex), il problema non è solo la mancanza di materia prima, ma anche l’aumento del prezzo che sta mettendo in seria crisi i produttori tessili europei. Ad agosto, i prezzi del cotone grezzo erano del 18% sopra la loro media del 2020, mentre a luglio i prezzi medi del filato di cotone erano del 23% sopra i livelli del 2019, secondo l’A Index. Anche i prezzi dei voli oceanici sono a livelli record, con costi di spedizione sulle rotte dall’Asia agli Stati Uniti e dall’Asia all’Europa decuplicati dal 2019, come riporta Flexport. Spedire un container da 40 piedi dall’Asia alla costa occidentale degli Stati Uniti costava tra 1.600 e 2.100 dollari nel luglio 2019, ma ora il prezzo oscilla tra i 21.000 e 23.000 dollari. Si prevede che i prezzi rimangano alti almeno fino al 2022.

A contrastare meglio l’impatto della logistica sono i brand del lusso. Quelli con una forte brand equity possono compensare l’inflazione, ma solo a patto di aumentare i prezzi della vendita al dettaglio. Marchi come Chanel, Louis Vuitton, Dior, Prada e Gucci lo hanno fatto in passato senza alcun impatto significativo sulla domanda. Per molti, inoltre, il cuore della produzione rimane in Europa, e questo consente di aggirare i ritardi di produzione che interessano maggiormente le fabbriche del sud-est asiatico.

È un momento di fare un’attenta analisi del sentimento e della domanda dei consumatori. Un momento in cui, per dirlo con le parole di Alla Valente, analista senior della società di ricerca Forrester, “i brand stanno cercando di bilanciare il just in time con il just in case”. In un momento di tale importanza, acquisisce ancora più valore l’opportunità di un ripensamento della filiera in una logica che promuova maggiormente di piccoli lotti su misura.