Cassa integrazione, prepensionamenti, concentrazione dell’attività produttiva su alcune sedi, riorganizzazione ed efficientamento degli impianti e delle macchine e formazione professionale per il ricollocamento dei dipendenti, ma anche internalizzazioni e stabilizzazione di personale.

Sono tante e diverse le strategie messe in campo da Elcograf, l’azienda che fa capo al gruppo Pozzoni, leader nel settore della stampa in Italia e tra le più importanti anche in Europa, per adeguarsi ai cambiamenti del mercato e restare profittevole e competitiva.

Il 2020, infatti, non poteva non risentire della crisi provocata dalla pandemia che ha colpito anche il settore grafico, già di per sé interessato da una crisi strutturale ultradecennale, sebbene quest’ultimo non abbia subito l’obbligo di chiusure come quelle decise per esempio per il commercio, la ristorazione e il turismo.

I risultati dello scorso anno di Elcograf non sono ancora stati approvati, ma rispetto ai circa 226 milioni di ricavi del 2019 (circa 340 quelli totali del gruppo Pozzoni), lo scorso anno il fatturato avrebbe subito un calo attorno al 25%. Una contrazione dovuta alla riduzione generale delle commesse, dal settore delle riviste – con le minori tirature e inserti pubblicitari – a quello dei cataloghi e della stessa GDO. Mercato che, oltre ad aver sofferto degli effetti dell’emergenza Covid – si pensi per esempio ai cataloghi dei tour operator o alle pubblicazioni museali – sta subendo anche una progressiva riduzione di foliazioni e tirature dovuta alla concorrenza della comunicazione digitale fino ad arrivare alla scelta estrema di alcune grandi aziende, anche di rilievo europeo ed extraeuropeo, di non puntare più sul prodotto catalogo, se non in misura residuale.

Anche il 2021 è partito in tono minore, senza quella ripresa sulla quale si confidava. L’unico mercato che ha tenuto nel 2020 e continua a tenere è quello dei libri dove il gruppo Pozzoni è leader in Europa grazie anche all’acquisizione nel 2018 della storica stamperia inglese Clays Ltd, l’azienda più importante per la stampa di libri in bianco e nero e a colori della Gran Bretagna. Dove, vantando questo Paese un maggior numero di lettori rispetto al nostro, non si è sentito l’effetto Covid. Ma anche in Italia il libro ha tenuto, non a caso lo stabilimento di Cles – dedicato a questa tipologia di stampa – non è interessato dall’applicazione della cassa integrazione.

Il piano di riorganizzazione di Elcograf-Pozzoni è partito l’anno scorso ed era comunque già previsto. La pandemia lo ha però reso ancora più stringente anche se, rispetto alle misure precedentemente decise (come la cassa integrazione straordinaria e i prepensionamenti) bisogna ora tenere conto degli ammortizzatori sociali speciali varati proprio per l’emergenza sanitaria come la cosiddetta cassa-Covid.

Quindi, tenendo conto di queste variabili, sta proseguendo il piano di prepensionamenti che prevedeva circa 250 uscite su un totale di 1500 dipendenti nell’arco di 12-15 mesi tra Verona, Melzo (ex stabilimenti Mondadori Printing), Madone, e Bergamo e Treviglio, gli stabilimenti ex Niiag ed Eurogravure, integrati in Elcograf a gennaio 2020. Periodi di cassa integrazione invece riguardano un po’ tutti gli impianti (con le eccezioni sopra descritte) a rotazione e in base alle esigenze produttive.

Per riorganizzare ed efficientare i siti produttivi rafforzando per ogni impianto la vocazione principale evitando le sovrapposizioni di stampa e commesse, l’anno scorso era stata fermata l’attività nello stabilimento di Cinisello Balsamo, ex Grafiche Pizzi, dove erano rimasti una trentina di dipendenti. A marzo 2021 scadeva, infatti, il contratto d’affitto dell’immobile che Elcograf ha deciso di non rinnovare. I dipendenti rimasti, una dozzina, sono stati trasferiti tra Madone e Bergamo (ex Niiag), ove è stata ricollocata anche una Lithoman a 72 pagine, rafforzando così la capacità produttiva del sito.

I prepensionamenti ancora in atto vedranno circa ulteriori 100-150 fuoriuscite a livello complessivo tra il 2021 e il primo trimestre del 2022, di cui la maggior parte interesserà il sito veronese. Qui lo stabilimento rotative ha risentito maggiormente della crisi del mercato rispetto a quello dedicato alla stampa offset e, pertanto – fanno sapere da Elcograf – con un importante progetto formativo già in atto, verrà realizzato il trasferimento di una cinquantina di dipendenti dalle linee rotoffset e rotocalco proprio alla offset, la cui capacità produttiva, anche a fronte degli importanti investimenti realizzati nel 2018 e 2019, è stata invece potenziata. Le rotative, per contro, sono allo stato in stand-by per mancanza di commesse, pur rimanendo pronte ad una ripartenza qualora il quadro di mercato dovesse migliorare. Per quanto attiene alla stampa delle riviste, tra le quali quelle di Mondadori, rimaste a Elcograf dopo che il gruppo bergamasco ha raggiunto nei mesi scorsi un accordo sul contenzioso aperto con la casa editrice, esse vengono stampate in gran parte a Melzo, ma stante la diminuzione della produzione rotocalco è in discussione un progetto di progressiva concentrazione presso il sito di Treviglio, senza peraltro dismissione delle linee melzesi, che resteranno operative a copertura dei periodi di sovracapacità produttiva. Anche in questo caso non si ravvisano, dunque, esuberi ma piuttosto un utilizzo mobile della forza lavoro interessata dagli spostamenti.

Per contro il gruppo sta portando avanti la strategia di internalizzazione dell’intero ciclo grafico annunciata ai sindacati all’atto dell’acquisizione della ex Arti Group: ciò ha comportato l’assunzione presso il sito di Bergamo di circa 25 addetti alla confezione prodotto e, nei prossimi mesi, è previsto un analogo intervento a Treviglio che potrebbe riguardare oltre 35 unità, oltre ad una dozzina di lavoratori addetti alla movimentazione. Elcograf ha così riportato al proprio interno tutte quelle attività complementari che erano oggetto di appalto in Niiag ed Eurogravure. Dunque non solo prepensionamenti ma anche incrementi occupazionali (a regime oltre 75 unità). Ovviamente tali iniziative, precisano sempre da Elcograf, restano tra loro disgiunte, coinvolgono reparti e professionalità diverse. Infine, non ci sono novità per quanto riguarda l’acquisizione del ramo rotooffset della ex Canale di Borgaro Torinese che, come ribadito nei mesi scorsi da Elcograf, non verrà chiusa e con le due Lithoman da 80 pagine continua a stampare, in particolare il suo core business dei volantoni della Gdo. Resta sul tavolo il problema degli esuberi ereditati dalla Canale (a regime sono previsti una sessantina di dipendenti su circa 140 rimasti) per cui è aperto ancora il confronto con sindacati ed enti locali su ammortizzatori sociali e prepensionamenti, anche se, dalle notizie apprese, sembra probabile che a breve possono esserci segnali positivi.

di Achille Perego