Dopo averla fondata nel 1998 e averla ceduta nel 2006 al fondo di private equity “21 Investimenti” della famiglia Benetton, e aver guidato nel frattempo Assografici, Piero Capodieci si era ripreso la sua GPP Industrie Grafiche il 23 aprile dello scorso anno. Un ritorno sul ponte di comando di quella che era diventata una delle principali aziende italiane per la stampa di astucci pieghevoli, affissioni, display e general packaging, insieme con i vecchi soci storici: Piergiorgio Castelli, Roberto Nardini, Paolo Hintermann e Giorgio Tambuti. Al momento della cessione, Capodieci & Soci avevano mantenuto, attraverso la società “Astra” la proprietà degli immobili (22mila metri quadrati complessivi) , il 100% della francese Draeger (azienda specializzata nella stampa di astucci  per cosmesi e luxury con circa 70 dipendenti e 9,5 milioni di euro di ricavi) e una partecipazione in un’azienda di stampa digitale ungherese. Negli anni precedenti, la gestione della nuova proprietà non si era rivelata vincente, non tanto e non solo per una contrazione dei ricavi (nonostante l’allargamento dell’attività alla stampa degli astucci per la farmaceutica) quanto per il venir meno della redditività. Così il 16 aprile del 2012 la vecchia GPP spa era stata messa in liquidazione e una settimana dopo Capodieci & Soci avevano rilevato l’attività con la formula dell’affitto del ramo aziendale per dare vita alle nuove GPP Industrie Grafiche Srl. In questo anno l’azienda è stata rilanciata e oggi, spiega lo stesso Piero Capodieci, continua a presidiare i suoi mercati storici (astucci pieghevoli, display, affissioni, general packaging, il nuovo settore degli imballaggi per la farmaceutica e lo sviluppo degli astucci per la cosmetica non solo rivolti al mass market  ma grazie anche a Draeger GPP al luxury packaging) con circa 180 dipendenti, le tre sedi produttive in Italia (Truccazzano, Cavaione e Peschiera Borromeo) e ricavi stimati per quest’anno in 33 milioni di euro, esclusa la Francia. A gennaio, aggiunge sempre Capodieci, proprio per confermare l’impegno nel piano di rilancio e nella continuità produttiva, il precedente accordo di affitto del ramo d’azienda è stato portato da due a cinque anni. Nel frattempo è rimasta valida l’offerta irrevocabile d’acquisto una volta che ci sarà l’omologa del concordato da parte del Tribunale. E l’offerta potrebbe concretizzarsi anche nei prossimi mesi dato che il Tribunale, dopo che il primo piano di concordato presentato a luglio 2012 non era stato approvato dall’assemblea dei creditori, ha presentato una nuova istanza di concordato a febbraio, migliorando le condizioni di rimborso dei crediti bancari (portati dal 30 al 38%) rispetto a quelli dei fornitori. E sempre i commissari liquidatori hanno presentato il nuovo piano di concordato asseverato lo scorso 30 aprile.