Scenario non facile ma il 2019 chiuderà positivamente per il settore. Si stamperà sempre meno, ma sempre molto perché la carta ha prospettive rosee di sviluppo per la sua sostenibilità. L’associazione impegnata a dare seguito al progetto Federativo. Il presente e soprattutto il futuro del settore ma anche le linee guida della sua presidenza. Sono le domande che, a pochi mesi dalla sua elezione – avvenuta prima dell’estate – Il Poligrafico ha rivolto al nuovo presidente di Assografici Emilio Albertini a cui è stato affidato il compito di guidare per quattro anni l’Associazione nazionale italiana dell’industria grafica, cartotecnica e di trasformazione (che rappresenta le circa 650 principali aziende del settore) succedendo a Pietro Lironi.

Come si sente all’inizio di questo mandato come presidente di Assografici?

Orgoglioso e gratificato, perché avverto tutto il carisma e la rilevanza di una storica associazione confindustriale che ho ora l’onore di rappresentare. Ma anche un filo preoccupato: perché sono ben consapevole del carico di responsabilità e delle tante attività che devo conoscere meglio e approfondire. In una fase economica generale e settoriale, tra l’altro, certamente non facili. La conciliazione del ruolo di imprenditore alla guida di Albertini Packaging Group con gli impegni associativi non è un problema, anzi è necessaria. È l’esperienza imprenditoriale che ti rende adatto ad affrontare i temi associativi in un’ottica collettiva e l’allargamento di prospettiva e di visione torna poi utile anche nella attività personale. La gestione del tempo, come risorsa per definizione scarsa, è invece un problema operativo effettivamente da affrontare. Aiuta avere delegato responsabilità in azienda ai miei figli, e avere una struttura capace e di cui ti puoi fidare in associazione.

Rispetto al lavoro svolto dalla presidenza Lironi qual è l’eredità lasciata?

Un clima positivo in associazione, fatto di trasparenza e compartecipazione di tanti nelle decisioni. Un clima che mi ha permesso di costruire una squadra di vicepresidenti di esperienza che mi affiancano nelle varie attività. Ho trovato anche dinamismo e tanti progetti in corso o sui quali lavorare in prospettiva. Fra i punti significativi del mio impegno ci sono: dare seguito al progetto Federativo; sviluppare le attività e la collaborazione dei Gruppi di specializzazione merceologica; ricompattare il settore grafico e dare nuovo impulso alla sua partecipazione alla vita associativa; presidiare il fronte sindacale e contrattuale, sempre delicato; portare avanti diversi progetti in ambito formazione e Industria 4.0; fare sviluppo associativo e presidiare i territori; completare il processo di integrazione con l’Unione di Milano. Tutti indirizzi chiari sui quali si stava già lavorando e sui quali è stato unanime, in associazione, il mandato.

Qual è oggi il ruolo di un’associazione come Assografici?

Duplice. Da un lato la tradizionale attività di rappresentanza del settore, che non ha affatto perso di criticità, anzi: parlo del presidio dei CCNL, degli enti bilaterali di emanazione contrattuale, del sistema consortile, dell’attività istituzionale, in Italia e a Bruxelles, a tutela degli interessi del settore. Oggi, poi, un’associazione di categoria deve essere anche il luogo dove gli imprenditori coltivano il proprio business, sviluppando una visione allargata del settore, attivando contatti e collaborazioni, ottenendo servizi di alto livello e specializzazione.

Come vede la situazione del settore alla ripresa autunnale?

Non rosea, purtroppo. La situazione generale dell’economia mondiale è in stato di sofferenza: pensiamo solo alla Brexit, alla stagnazione della Germania e ai dazi di Trump. Aggiungiamo la cronica difficoltà dell’Italia a crescere e le difficoltà strutturali del campo grafico, in particolare quello editoriale. Anche il mondo del packaging quest’anno segna il passo!

Quale sarà il bilancio 2019 del settore? Continuerà la diversa velocità tra grafica editoriale-commerciale e packaging? Chi soffre o va meglio tra stampa piana, roto, rotocalco e digitale?

Nel complesso credo si registrerà ancora un dato positivo anche nel 2019. Quanto alla diversa velocità dei due comparti rispondo: certamente sì. Grafica editoriale e commerciale sono destinati a una decrescita strutturale in termini di volume, su questo credo non ci possano essere dubbi. Sta poi alle imprese, al di là delle tecnologie sulle quali operano e quasi tutte hanno ampiamente diversificato, avere reso o meno efficienti i propri processi ed essersi ritagliate o meno sul mercato dei posizionamenti competitivi di successo.

Il settore come può vincere la sfida con la comunicazione digitale?

È una sfida che coinvolge prioritariamente gli editori e che è molto legata a come continueranno ad evolvere gli stili di consumo delle persone in cultura e informazione. Io credo e mi auguro che, a fianco della comunicazione digitale, restino spazi di consumo per l’informazione scritta e per i libri stampati. Non per una difesa d’ufficio, ma perché credo che la funzione d’uso dei giornali, come prodotti, non sia del tutto sostituita o sostituibile con prodotti digitali e che la carta stampata sia, lo dimostrano molte ricerche, ancora il miglior supporto per favorire lo studio, l’apprendimento, la lettura.

Innovazioni e nuove tecnologie quanto sono importanti e come vengono implementate dalle aziende? Si avverte una ripresa degli investimenti anche per Industria 4.0?

Le nuove tecnologie che sono venute a maturazione sono un dato di fatto, non un fattore che si possa scegliere di considerare o meno. Tutti i modelli di business, prima o poi, ne verranno quindi rivoluzionati. Investire in Industria 4.0 è quindi fondamentale: non solo acquisendo macchinari di ultima generazione, ma soprattutto sviluppando una mentalità e una cultura 4.0. Parlo di mappatura dei processi, di rilevamento e di capacità di lettura e di analisi dei dati, di comportamenti collaborativi tra attori della filiera. E’ su questo cambiamento culturale che stiamo lavorando da ormai due anni anche in Associazione con un progetto sviluppato a livello di Federazione e in collaborazione con SDA Bocconi.

È finito il tempo della crisi e della chiusura delle aziende o dobbiamo aspettarci ancora fallimenti e perdita di posti di lavoro?

Sicuramente la struttura produttiva si è ora un po’ consolidata e riassestata, a valle dei tanti scossoni degli anni passati. Lo scenario è però così mutevole che, purtroppo, non possiamo escludere altri momenti futuri di forte discontinuità.

Il consolidamento del settore tra i grandi gruppi vedrà altre operazioni oppure è il momento che avvenga con più forza anche tra le aziende più piccole?

Nessuno può continuare a vedere la propria attività imprenditoriale come qualcosa di perfettamente autonomo, che non necessiti o che non possa trovare benefici in attività di collaborazione, più o meno evolute e più o meno strutturate, con altri attori della filiera: fornitori, clienti, concorrenti. E’ uno dei paradigmi dell’industria 4.0.

Quanto sono importanti l’internazionalizzazione e lo sviluppo di commesse e attività sui mercati esteri?

Molto importanti. In generale, per crescere e per diversificare i rischi. Ma anche solo per mantenere i volumi esistenti, se il mercato è in calo. Non dimentichiamoci che la gran parte delle aziende grafiche in Italia è dotata di notevole efficienza, flessibilità e tecnologia di prim’ordine, ma ha spesso eccedenza di capacità produttiva. E’ quindi indispensabile indirizzare questo eccesso verso mercati stranieri piuttosto che offrire ribassi sul mercato nazionale. E’ dimostrato da anni di studi di bilanci settoriali che le aziende export oriented in Italia sono quelle più performanti.

La carta, nel senso più ampio, resterà ancora strategica? E quindi con essa il ruolo degli stampatori?

Si stamperà sempre meno, è inevitabile. Ma si stamperà sempre molto, ne sono convinto. E nel packaging la carta è un materiale che, grazie alle sue caratteristiche di sostenibilità, biodegradabilità e riciclabilità, ha prospettive rosee e di sviluppo.

Che cosa chiede il settore alla politica e al nuovo governo?

Nell’ambito degli imballaggi, regole chiare, sostegno all’economia circolare e chiusura del ciclo produttivo circolare con una gestione intelligente ed economica degli scarti finali di lavorazione. Visione strategica e non influenzata dagli umori, da moti demagogici e da un ambientalismo ortodosso che è ancora convinto che per ottenere la carta si deforesti il pianeta! Nell’ambito grafico ed editoriale, sostegno alla lettura e all’informazione, beni primari da tutelare. La carta non è sinonimo di burocrazia, ma spesso semplicemente ancora il miglior supporto per comunicare e studiare. Un supporto sostenibile, il cui uso non crea problemi ma anzi tutela l’ambiente.

Nella foto, la squadra di Presidenza di Assografici, in carica per il biennio 2019-2021. Da sinistra: Stefano Crechici, Paolo Bandecchi, Emilio Albertini, Fulvia Lo Duca, Emanuele Bona, Marco Spada, Carlo Montedoro.