Fedrigoni cambia sede. Il produttore globale di carte speciali per packaging, editoria, etichette autoadesive e sicurezza, ha lasciato dopo 70 anni gli uffici nella storica palazzina di viale Piave per trasferirsi un moderno edificio di quattro piani in via Enrico Fermi 13 a Verona, poco lontano dal casello Verona Sud dell’A4. Saranno trasferite la sede legale e quella operativa (dunque le funzioni aziendali) ma non la produzione, che rimarrà al vecchio indirizzo. I dipendenti hanno lasciato la palazzina di viale Piave angolo Gianfranco Fedrigoni la settimana scorsa. L’edificio venne acquistato negli anni Cinquanta ed è stato la sede di Fedrigoni per quasi 70 anni: in stile umbertino, risale alla fine dell’800, quando sul canale Camuzzoni oltre alla cartiera si affacciavano i Mulini Consolaro, che avevano nell’edificio i propri uffici e la sede di rappresentanza. Nel tempo si è cercato di adeguare gli spazi al crescere del Gruppo, ma negli anni 2000 si è dovuti ricorrere alla costruzione di due palazzine in via Tombetta.

La nuova sede

La nuova sede – quattro piani e 5.150 metri quadrati – ospiterà i 150 dipendenti finora accolti nella sede di viale Piave e nella filiale di via Tombetta. Vi si svolgeranno in pratica tutte le funzioni aziendali, dall’area commerciale alla logistica, dall’IT al marketing, dalla gestione delle risorse umane all’amministrazione e alla finanza, fino alla direzione qualità/sicurezza/ambiente. La produzione rimane nello stabilimento attiguo al canale Camuzzoni, fondato nel 1888 e rimodernato dopo l’incendio del 2015, e il centro logistico a Buttapietra. Il Gruppo è sempre stato presente a Verona Sud, area in cui c’è una nuova zona industriale nella quale è stata realizzata la struttura.

Si tratta di un edificio con elevati standard tecnologici, di vivibilità e di efficienza energetica. Molti gli accorgimenti che ne riducono l’impatto ambientale e lo fanno rientrare in classe A3 quanto a efficienza energetica: un impianto domotico gestibile da remoto permette di regolare la posizione degli oscuranti alle finestre per sfruttare al massimo la luce naturale e integrarla con quella artificiale solo in caso di bisogno; l’autonomia energetica è garantita al 70% da un sistema di pannelli solari e sono presenti 5 postazioni di ricarica per favorire l’uso di auto elettriche. Nelle sale meeting, con sistemi multimediali di ultima generazione per riunioni in videoconferenza, sensori di rilevazione dei livelli di CO2 segnalano quando è il caso di cambiare aria. L’area break del secondo piano si affaccia su un “giardino verticale” accudito dall’impianto domotico, che provvede a dare acqua a sufficienza: la parete verde occupa due piani, dal secondo al quarto, ed è visibile da tutti gli uffici perché occupa un lato di un parallelepipedo “scavato” al centro del building e chiuso sugli altri tre da lastre di vetro. Una delle tante soluzioni realizzate dal Gruppo Giovannini di Trento per favorire il benessere dei dipendenti, come la scelta di prediligere gli open space e di delimitare con vetrate gli uffici “chiusi”, in modo che ovunque ci sia luce. Ma la vera protagonista è la bella carta, che si vede e si tocca con mano fin dall’entrata, insieme alle etichette e a numerosi esempi di realizzazioni di clienti, continua fonte di stimolo e ispirazione. «È un progetto in cantiere da tempo che abbiamo voluto portare a termine nonostante il periodo non facile – ha affermato Marco Nespolo, amministratore delegato di Fedrigoni – perché avevamo bisogno di un luogo di lavoro commisurato alla dimensione che abbiamo raggiunto, un unico spazio innovativo e confortevole che contenesse tutte le nostre persone, facilitando la collaborazione e la circolazione di idee e soluzioni».

Il legame con Verona

Fedrigoni è un’azienda fortemente legata al territorio e in particolare a Verona, dove Giuseppe Antonio Fedrigoni l’ha fondata nel 1888. Poi sono arrivate le cartiere del Trentino e Arconvert per la produzione di carte autoadesive, le prime acquisizioni all’estero, i siti produttivi marchigiani in area Fabriano, con i suoi 750 anni di storia. «Proprietà e maestranze hanno sempre lavorato insieme – commenta Chiara Medioli, vicepresidente del Gruppo e membro della famiglia Fedrigoni – attraversando due guerre mondiali, incendi, terremoti e crisi economiche. Non ci siamo mai fermati. Con soci nuovi e una sede nuova, adeguata alla misura che abbiamo raggiunto, lavoriamo con lo stesso impegno e qualità verso i prossimi obiettivi. Il motto di Fedrigoni è quello degli Scaligeri: Nec descendere, nec morari, Non scendere, non fermarsi».

Dal 2018 il Gruppo è di proprietà del fondo di investimento statunitense Bain Capital, raggiungendo in due anni 4000 dipendenti e circa 1,6 miliardi di euro di fatturato, anche grazie al potenziamento e all’internazionalizzazione del management team, allo sviluppo di prodotti sempre più performanti ed ecologici, agli investimenti in tecnologia e ad acquisizioni mirate come quella di Cordenons, produttore di carte fini e tecniche, e di Ritrama, multinazionale italiana di prodotti autoadesivi (settore in cui Fedrigoni è il terzo polo mondiale). L’obiettivo è crescere completando l’offerta, conquistando nuovi mercati e sviluppando prodotti in segmenti ad alto valore aggiunto dove l’azienda già è leader, come il packaging per i brand di lusso di moda e cosmesi e le etichette per l’industria enologica.

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