Una voce che aveva solo un piccolo fondamento di verità. Nelle scorse settimane infatti Elcograf aveva scritto ai suoi principali clienti che ancora stampano riviste, cataloghi e volantoni della Gdo con tirature da rotocalco – sempre più rare in un mercato editoriale dove scendono fogliazioni e numero di copie – per avvertirli che gli enormi rincari dell’energia, a partire dal gas, avrebbero comportato la necessità di sospendere in via temporanea la produzione in rotocalco, al fine di evitare di produrre in perdita, sostituendola con altre tipologie di stampa (rotooffset) se il costo commessa non fosse stato rivisto alla luce dell’aggravio dei costi di produzione.

Da qui quindi la voce allarmante di un blocco della produzione alla Elcograf di Treviglio – denominazione assunta a inizio 2020 dopo la fusione per incorporazione delle aziende Niiag e appunto Eurogravure (ex Arti Group) acquisite nel 2018 –  ove, in seguito alla riorganizzazione del gruppo, è stata concentrata questa tipologia di stampa con quattro linee rotocalco, dopo la fermata dei reparti rotocalco di Verona (ex Mondadori Printing) e l’anno scorso di Melzo.

La lettera inviata ai clienti – a partire da grandi gruppi editoriali, oltre che alle catene della Gdo e ai grandi cataloghisti – ha avuto però nei giorni scorsi un riscontro sostanzialmente positivo. E, come spiegano al quartier generale di Elcograf, sono state comprese le ragioni sottostanti alla necessità per il gruppo bergamasco di richiedere un adeguamento del prezzo dei contratti con aumenti del costo commessa tali, se non da neutralizzare, almeno da rendere meno penalizzante l’impatto dei rincari energetici sulla produzione. Aumenti, aggiungono in Elcograf, “temporanei” e quindi destinati a rientrare qualora sia gli interventi del governo sia l’andamento dei prezzi internazionali delle materie prime rendessero nei prossimi mesi meno cara la bolletta energetica. Una bolletta che per l’impianto di Treviglio ha subito, soprattutto per il costo del gas ma anche per l’energia elettrica, un rincaro enorme, da circa 230 mila euro al mese di gennaio a ben oltre 1,2 milioni di euro a dicembre 2021.

I rincari dell’energia rischiano, dunque, di frenare una ripresa che negli ultimi mesi, seppure gradualmente, si stava facendo sentire. Tanto che a settembre era stata registrata dal gruppo guidato da Mario Pozzoni, una crescita del 2,6% del fatturato netto anche se il confronto era con un 2020 particolarmente debole per la pandemia. Tuttavia il dato puntuale del mese era stato incoraggiante con un più 13.3%. Il recupero è però proseguito in maniera meno intensa a ottobre e negli ultimi due mesi dell’anno, attestandosi a valori intorno all’1% sul 2020.

La ripresa dunque non è tale da consentire al gruppo Pozzoni di far girare le macchine a pieno regime e per questo sono state richieste altre 8 settimane di cassa integrazione a rotazione in tutti gli impianti di Treviglio, Bergamo e Madone (resta escluso da ammortizzatori sociali il sito di Cles specializzato nella stampa dei libri, il settore che ha risentito meno della pandemia). E quindi anche per i circa 110 addetti alle macchine della ex Eurogravure di Treviglio. Una scelta sicuramente meno dolorosa rispetto agli effetti che avrebbe comportato una sospensione dell’attività con il blocco produttivo delle quattro rotocalco.

Infine, tra marzo e aprile, a seconda dei siti produttivi, si concluderà il piano di prepensionamenti concordato con le organizzazioni sindacali e favorito dal fondo di 60 milioni a suo tempo previsto dal governo, che complessivamente porterà all’uscita di circa 300 persone e ridurrà il numero totale dei dipendenti del gruppo Pozzoni in Italia a circa 1100.

di Achille Perego