DL Bollette pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Assocarta lancia l’allarme: servono costi energetici competitivi per garantire la sopravvivenza dell’industria italiana

Con la pubblicazione odierna del DL Bollette in Gazzetta Ufficiale, si riaccendono i riflettori su un tema cruciale per l’economia italiana: il costo dell’energia. Un costo che incide pesantemente sulla competitività dell’intero comparto industriale, in particolare su quello manifatturiero ed energivoro come il settore cartario.

Assocarta, l’associazione che rappresenta le imprese della filiera della carta, torna a ribadire un messaggio chiaro: per garantire sviluppo, innovazione e occupazione è indispensabile garantire energia a costi competitivi, in una prospettiva di medio-lungo termine.

DL Bollette: l’energia come leva strategica per la competitività industriale

“Per un’industria come la nostra – spiega Lorenzo Poli, Presidente di Assocarta – l’energia rappresenta una delle principali voci di costo. Non è solo una componente operativa, ma un vero fattore strategico che incide direttamente sulla pianificazione degli investimenti e sulla nostra capacità di competere a livello internazionale”.

La transizione energetica e la decarbonizzazione sono la nuova rivoluzione industriale. Ma per affrontarla senza sacrificare competitività, l’Italia deve affrontare alcuni nodi strutturali che frenano lo sviluppo di un mercato energetico efficiente e al servizio del sistema produttivo.

Un esempio virtuoso: la strategia del gas dagli anni ’60 a oggi

Secondo Poli, l’Italia aveva già mostrato una visione lungimirante negli anni Sessanta, quando costruì gran parte della sua strategia energetica sul gas naturale. Una scelta che ha permesso di sviluppare un’infrastruttura capillare, ancora oggi difficilmente sostituibile, e che può continuare a rappresentare una componente fondamentale del mix energetico nazionale, soprattutto nella fase di transizione.

Prezzi dell’energia fuori controllo: Italia tra le più care d’Europa

Nel solo 2024, i numeri parlano chiaro:

  • Italia: 108,52 €/MWh

  • Germania: 78,51 €/MWh

  • Francia: 58,02 €/MWh

  • Spagna: 63,04 €/MWh

Una differenza del +63% rispetto alla media europea, pari a 66,52 €/MWh (fonte: GME). Eppure, le fonti rinnovabili nel 2023 hanno coperto il 38,6% della produzione nazionale (dati Terna). Un paradosso tutto italiano: le rinnovabili non hanno inciso positivamente sul prezzo all’ingrosso dell’energia.

Il caso dell’idroelettrico e le rendite nascoste

Tra le anomalie più gravi c’è quella legata all’energia idroelettrica: pur avendo costi operativi estremamente bassi (circa 20 €/MWh), viene venduta al pari dell’energia prodotta da centrali a gas. Il risultato? Extra-profitti per i concessionari, che incassano la tassa ambientale senza pagarla. Secondo Assocarta, queste rendite hanno superato i 3 miliardi di euro annui negli ultimi anni.

Anche il mercato del gas non è esente da distorsioni

Il 90% del gas utilizzato oggi in Italia non arriva più dal Nord Europa, ma i costi di trasporto da quelle aree continuano a gravare sull’intero consumo nazionale. Una situazione che genera sovra-costi per oltre 1 miliardo di euro l’anno, di cui circa 170 milioni nel solo mese di aprile 2025. Il tutto si traduce in costi variabili tra i 2 e i 5 €/MWh aggiuntivi, un peso enorme per le aziende.

Gli strumenti attuali non bastano: il confronto con Francia e Germania

Gli attuali schemi di supporto alle imprese energivore, seppur utili, non colmano il gap competitivo con gli altri Paesi europei. Basti pensare che:

  • In Francia esiste la tariffa ARENH, che garantisce stabilità di prezzo.

  • In Germania ci sono strumenti come StromNEV e Stromsteuer, che alleggeriscono il carico energetico per l’industria.

In Italia, invece, i meccanismi come il servizio di interrompibilità elettrica, attivo grazie alla disponibilità volontaria delle imprese, sono limitati a poche realtà (circa 1000 imprese), non prevedono piani pluriennali e non competono con il Capacity Market riservato ai produttori di energia, il cui costo complessivo è cinque volte superiore.

Serve una riforma strutturale del mercato energetico italiano

Assocarta lancia un messaggio forte al Governo: serve una riforma del mercato energetico nazionale. Una revisione che, senza gravare sulla finanza pubblica, consenta di:

  • Rivedere la formazione dei prezzi dell’energia

  • Eliminare rendite di posizione ingiustificate

  • Garantire accesso competitivo all’energia per le imprese

  • Sostenere realmente la decarbonizzazione industriale

La questione energetica non è solo un tema tecnico o economico, ma anche geopolitico. I dazi imposti dagli Stati Uniti – già attivi dal 5 aprile 2025 al 10% – mostrano come la competitività industriale vada difesa con misure concrete. Non solo per sopravvivere, ma per far crescere un’economia industriale resiliente, innovativa e sostenibile.