In.Deco Serigrafia è un’azienda di stampa con sede a Palazzago, in provincia di Bergamo che è una delle zone più colpite d’Italia dalla pandemia di COVID-19. Alessandra Musitelli racconta in che modo sono state messe in atto le necessarie misure anti contagio, e che in modo si è potuto dunque proseguire la produzione dell’azienda, che si occupa di serigrafia UV, tampografia, stampa a caldo, floccaggio, sublimazione 3D, verniciatura UV e metallizzazione UV.

 

COVID-19, che impatto sta avendo sulla vostra azienda e sulla vostra produzione?

Essendo la nostra azienda ubicata a Bergamo e quindi nel cuore di questa pandemia, dove tutto è cominciato, abbiamo iniziato già a fine febbraio a fornire mascherine ai dipendenti e a garantire la distanza minima durante il lavoro. Nello specifico, ci siamo organizzati con entrate/uscite in azienda scaglionate per non creare gruppi di persone che attendono l’apertura o che escono tutti insieme. Abbiamo scaglionato il momento del pranzo a gruppi piccoli di 5 persone massimo per garantire i 2 metri di distanza tra le persone. 

Una persona di produzione è stata incaricata di pulire con alcool per tutte le 8 ore di lavoro, quindi passa la giornata a pulire i pavimenti, le postazioni pc, le porte, i bagni, le aree comuni e quando finisce il giro, ricomincia. Ci sono ovunque postazioni con gel igienizzante per il personale. Ogni mattina all’ingresso proviamo la temperatura e chiediamo a ogni dipendente che non si sente bene di stare a casa e di vedere nei giorni successivi la situazione; ad oggi non abbiamo accettato che nessuno rientrasse prima di 20 giorni di malattia. Per quel che riguarda gli uffici invece: la grafica e l’amministrazione fanno smart working e si recano in azienda solo se necessario, la receptionist è a casa e abbiamo mantenuto solo una segretaria che gestisce la quotidianità. Da subito le visite e incontri sono state annullate e i trasportatori non passano dall’ufficio ma vanno direttamente al carico/scarico sempre muniti di guanti e mascherine. Insomma una grande riorganizzazione che ci è costata tempo e impegno economico per fornire sempre tutte le protezioni del caso. Inutile negare che tutto ciò impatta sulla velocità di scambio tra le persone durante la produzione, sulla reattività delle comunicazioni con conseguenti errori di mal interpretazione e lentezza generale. Ad ogni modo, abbiamo avuto la fortuna di poter continuare la produzione rientrando negli Ateco, ma crediamo fermamente che la sicurezza di tutti sia la priorità.

Avete riscontrato un calo delle commesse e della produzione?

I dati che possiamo dare è che a marzo 2020 abbiamo fatturato il 30% in meno di marzo 2019 e aprile salirà al 20%. Abbiamo avuto commesse annullate subito, non appena ci sono state le prime zone rosse a Codogno. Abbiamo un grosso portafoglio di progetti e ordini che dovevano arrivare su marzo/aprile che sono in sospeso in attesa che si definisca meglio la situazione: si parla del 30% sul fatturato annuale, quindi non poco. 

L’estero in particolare si è subito fermato con i nuovi progetti e ha preferito gestirli con fornitori non italiani, mentre l’Italia ci ha messo in difficoltà per i neutri da lavorare e per le materie prime da reperire. Abbiamo gli ordini ma manca la merce a causa delle chiusure dei vari produttori. Anche le consegne ai clienti non sono state facili da realizzare, ad esempio su marzo abbiamo prodotto come da accordi presi, ma poiché i clienti erano chiusi non hanno fatto i ritiri concordati; quindi ora chiedono pagamenti allungati, arriviamo fino a 150 giorni per incassare.

Cosa prevedete per il futuro? 

Speriamo che si possa ripartire presto ma crediamo che i mesi più complessi saranno i prossimi. Quello che possiamo stimare ad oggi è una perdita del 25/30% rispetto al 2019, ma tutto è ancora da scrivere e noi faremo il possibile per essere sempre “sul pezzo”.