Una lunga crisi che ha colpito, in vari modi, tutto il settore dell’editoria. E non ha risparmiato neppure i quotidiani che hanno visto il numero di copie vendute al giorno scendere dai 5,5 milioni del 2007 a poco più di due milioni. E anche se il 2019 ha portato qualche timido segnale positivo (un rallentamento delle perdite e addirittura qualche segno più nelle diffusioni questa estate con il grande interesse degli italiani verso le vicende politiche come racconta l’inchiesta pubblicata sull’ultimo numero de Il Poligrafico) l’uscita dal tunnel non è vicina. Per accelerarla il nuovo governo – che sembra più attento ai problemi di un settore che ha registrato anche il crollo di oltre il 70% del fatturato pubblicitario nell’ultimo decennio e la scomparsa di 21mila edicole in 18 anni – ha annunciato il varo di una nuova legge sull’editoria 5.0. Un pacchetto di norme che, insieme con l’impegno delle associazioni di categoria (a partire dalla Fieg) o di iniziative importante come quelle (inaugurate con il Quotidiano in classe) promosse dall’Osservatorio permanente giovani-editori ideato e guidato da Andrea Ceccherini che ha celebrato, con i complimenti anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i suoi primi vent’anni, contribuiscano al rilancio di un’industria fondamentale per la democrazia come quella dell’informazione.

Ad annunciare i lavori in corso per varare la legge Editoria 5.0 è stato nei giorni scorsi il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella (nella foto). «Il settore dell’editoria – ha spiegato – è strategico per la democrazia del nostro Paese. L’informazione garantisce la liberta degli individui, una libertà che si deve formare nell’ambito del pluralismo». Nel settore, ha aggiunto Martella «va prodotto un cambio rispetto al precedente governo e credo di essere riuscito a realizzarlo, introducendo delle modifiche nella legge di bilancio in modo da ridisegnare il sistema». Nei prossimi mesi quindi il governo lavorerà a “una nuova legge ispirata all’Editoria 5.0, una legge di sistema che possa affrontare la crisi che si è prodotta negli scorsi anni anche a seguito della trasformazione digitale”. Per quanto riguarda i criteri ispiratori, aggiunge, “da un lato la norma prevedrà il sostegno alla produzione cartacea, dall’altro all’innovazione tecnologica”, ma non mancheranno “il sostegno ai giovani” e anche “forme di alfabetizzazione e promozione della lettura per creare un nuovo pubblico”.

Dopo l’approvazione della Legge di bilancio (prevista per fine anno) il governo attiverà anche un tavolo coi ministri competenti sulla direttiva europea relativa al rispetto del copyright che dovrà essere recepita entro il 7 giugno 2021. «Si tratta – ha spiegato sempre Martella – di bilanciare tutti gli interessi in campo, la produzione editoriale, il lavoro dei giornalisti, una giusta remunerazione delle professioni editoriali e alle piattaforme. In particolare dovrà essere concretamente disciplinato, con il necessario equilibrio l’esercizio del nuovo diritto connesso introdotto dalla Direttiva europea, cioè il diritto degli editori a tutelare le pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo online da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione».

Ma come verrà finanziato il rilancio dell’editoria? Sempre Martella ha anticipato che una quota del gettito della web tax (il 5% entro il limite massimo di 20 milioni di euro annui) prevista dal Ddl bilancio per il 2020 (che prevede anche il differimento di un anno del taglio dei contributi diretti all’editoria per ridisegnare il sistema di sostegno) “sia strutturalmente riservata all’alimentazione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione nel sistema editoriale”. A valere su queste risorse, poi, sarà finanziato, in aggiunta alle misure già previste dalla legge, un sistema di incentivi all’acquisto di abbonamenti a quotidiani e periodici, anche in formato digitale, destinato alle scuole pubbliche e paritarie di ogni ordine e grado e ai singoli individui. Se aderissero tutte le scuole, il contributo-abbonamenti sarebbe di circa 500 euro a istituto. Infine il credito d’imposta per le edicole (per cui si prevede un ampliamento dell’attività anche nel settore anagrafico) dovrebbe essere stabilizzato nel 2021 mentre, per quanto riguarda i giornalisti, si lavorerà sull’equo compenso e sulla gestione dei prepensionamenti che prevedano almeno un nuovo assunto ogni due uscite.

di Achille Perego

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